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L’abbuffone di Ugo Tognazzi

Versatile attore e cuoco magnifico, Ugo Tognazzi tenne per anni gustose riunioni conviviali nella sua villa di Velletri, accogliendovi parenti, compagni di lavoro ed amici, che allietava con le sua estrosità di gastronomo e di anfitrione. Per le sue cene, ormai leggendarie, egli attingeva a piene mani dall’enorme frigorifero troneggiante in cucina, considerato come la “cappella di famiglia”. Questo libro nasce dalla sua passione per i fornelli e per la tavola imbandita e dalla sua esperienza di interprete del film di Marco Ferreri “La grande bouffe”. Alternando un ricordo di gioventù, una saporosa ricetta e il racconto degli episodi ora lieti ed ora malinconici accaduti sul set, Tognazzi mostra tutta la sua bravura di scrittore.

 

Ugo Tognazzi

Nel 1945 la passione per lo spettacolo lo induce ad abbandonare il primitivo lavoro e a trasferirsi a Milano dove partecipa a una serata per dilettanti tenuta al Teatro Puccini, grazie alla quale viene scritturato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris. Nel 1950 esordisce al cinema con un film diretto da Mario Mattoli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari. Nel 1951 conosce Raimondo Vianello con cui forma una coppia comica di grande successo che dal 1954 al 1959 lavora per la Rai nel varietà Un due tre; la comicità più popolare di Ugo e quella più raffinata di Raimondo si compenetrano a vicenda con ottimi risultati comici. La satira di Un due tre non evitò di toccare Presidenti della Repubblica e del Consiglio, provocando interventi censorii. La chiusura del programma avvenne il 25 giugno 1959, quando il duo Tognazzi-Vianello decise di mettere in burla un incidente occorso la sera prima alla Scala e ignorato dai principali mezzi di stampa: Giovanni Gronchi, presidente della repubblica, a causa del tentativo di un gesto galante con una signora, cadde a terra per la sottrazione della sedia accanto al presidente francese De Gaulle. Il duo ripeté la scena in televisione: Vianello tolse la sedia a Tognazzi che cadde a terra con Vianello che commentò “Chi ti credi di essere?”. La sera stessa Ettore Bernabei cancellò la trasmissione dalla programmazione televisiva e il direttore della sede di Milano venne cacciato. Dopo tali trascorsi farseschi tra piccolo e grande schermo, Tognazzi negli anni sessanta passa alla commedia all’italiana, dando un apporto molto personale al genere con caratterizzazioni particolari dei personaggi in film come I mostri (1963), Il magnifico cornuto (1964), Straziami ma di baci saziami (1968), Venga a prendere il caffè da noi (1970), In nome del popolo italiano (1971), Vogliamo i colonnelli (1973), Romanzo popolare (1974), L’anatra all’arancia (1975) e La stanza del vescovo (1977). … Compare come uno dei protagonisti nelle trilogie di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), che rappresentano l’apice del suo successo.

Ugo Tognazzi & Goliardia

Amici miei è un film italiano del 1975 diretto da Mario Monicelli. È il primo della serie cinematografica, che continuerà nel 1982 con Amici miei – Atto IIº, sempre con la regia di Monicelli, e nel 1985 con Amici miei – Atto IIIº, con la regia di Nanni Loy. Il progetto del film apparteneva a Pietro Germi, che non ebbe però la possibilità di realizzarlo a causa del sopraggiungere della malattia che lo condusse alla morte nel 1974: nei titoli di testa del film, infatti, si è voluto rendere omaggio all’autore con la scritta «un film di Pietro Germi», cui segue solo successivamente «regia di Mario Monicelli». Il significato del titolo, secondo Gastone Moschin, è da riferirsi all’addio al cinema di Pietro Germi “amici miei, ci vedremo, io me ne vado”. ( Wikipedia )

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La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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LIBRI: Stato e Chiesa nelle Due Sicilie di Francesco Scaduto

F. SCADUTO, STATO E CHIESA NELLE DUE SICILIE, 2 VOLL, 1969

Nel Regno delle Due Sicilie da subito si è cercato di stabilire un rapporto sereno e costruttivo tra Chiesa e Stato, già grazie a Carlo di Borbone che da subito stabilì un concordato con la Santa Sede per regolare la reciproca convivenza.

Il figlio Ferdinando IV, cattolico convinto e Re illuminato, pur difendendo l’ autonomia del suo governo riguardo la temporalità, pure attraverso maniere forti e decisivi nei riguardi della Chiesa stessa, non mancò comunque di mostrare rispetto e subordinazione verso l’ autorità del Papa. Fu proprio lui che corse in aiuto del Romano Pontefice quando i giacobini francesi occuparono Roma. Inoltre questo Re non mancò mai, anche nel governo del Regno, di rifarsi a quei principi cristiani ed evangelici.

Il popolo delle Due Sicilie è stato sempre un popolo religiosissimo e legato alla Chiesa Cattolica. Forte la devozione mariana, e non mancava mai la recita del Santo Rosario, anche nella stessa corte. Inoltre la tradizione della gente era profondamente cattolica. Lo stesso Re Carlo non mancò di promuovere quelle devozioni proprie del cattolicesimo, in particolare il presepe.

Non è possibile dimenticare che la corte borbonica si rifaceva sempre agli insegnamenti della Chiesa. In essa ecclesiastici sommi per santità trovarono sempre grande considerazione come Sant’Alfonso M. De Liguori, il venerabile don Placido Baccher, San Gaetano Errico, il venerabile Cardinale Sisto Riario Sforza, e tanti altri uomini eccezionali per cultura e fede.

Quindi nello Stato meridionale della penisola italica il cattolicesimo era l’ unica religione dello Stato. Nella Costituzione del 1848, si affermava che l’ unica religione dello Stato era quella Cristiana Cattolica Romana, senza che possa essere mai permesso l’ esercizio di alcuna altra Religione.

Tra Ferdinando II e Pio IX i rapporti divennero sempre più forti, specialmente per l’ accoglienza ricevuta dal Papa dopo la sua fuga da Roma.

Il Regno delle Due Sicilie contribuì alla costruzione del monumento in onore dell’ Immacolata Concezione, il cui dogma era stato affermato dal Pontefice proprio dopo la sua permanenza a Gaeta nel regno, a piazza di Spagna di Roma.

Ancora oggi il Papa si reca in quel luogo, ogni 8 dicembre, ad omaggiare la Madonna Immacolata, da sempre principale Patrona del Regno delle Due Sicilie.

Nel 1857 ci furono vari decreti regi nei quali si concesse la sepoltura nelle chiese e nelle cappelle agli ecclesiastici, si prevedevano anche per essi che i processi avvenissero a porte chiuse e per i vescovi la possibilità di scontare la pena in un convento; agevolazioni fiscali, la facoltà della revisione sulla stampa dei libri nazionali ed esteri, l’ affidamento ai vescovi del Consiglio dell’ Istruzione pubblica e dell’ incarico di Ispettori per tutti i tipi di scuole, nonchè altre disposizioni su matrimoni religiosi e nomine ecclesiastiche.

Tutti questi provvedimenti fecero si che lo Stato delle Due Sicilie venisse bollato dagli intellettuali come confessionale e non laico.

Inoltre il Re si serviva proprio delle istituzioni ecclesiastiche nel territorio delle Due Sicilie, per permettere l’ istruzione a largo raggio. Infatti ogni parrocchia o convento del Regno, anche nei paesi più sperduti, dovevano organizzare e promuovere, con l’ ausilio del Re, l’ istruzione primaria dei fanciulli.

Anche tra Francesco II e Pio IX questi rapporti furono forti e radicati. Tanto più che Re Francesco, formatosi alla scuola dei Gesuiti, aveva grande devozione e affetto per il Romano Pontefice. ( Tratto da Comitati delle Due Sicilie )

 

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Aggiornato al 29 Novembre 2023