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Le prigioni di Hitler. Il sistema carcerario del Terzo Reich

II sistema delle prigioni di Stato fu un ingranaggio fondamentale nella grande macchina del terrore organizzato nel Terzo Reich. In esse vennero incarcerate centinaia di migliaia di persone, oppositori politici e coloro che dovevano essere allontanati dalla società per motivi razziali: per la maggior parte del periodo in cui il partito nazista rimase al comando, in questi luoghi venne rinchiuso un numero ben più alto di persone di quante non si trovassero nei campi di concentramento. Attraverso il racconto delle storie toccanti di quanti vi furono rinchiusi, lo storico del nazismo Wachsmann descrive l’organizzazione e le funzioni delle prigioni nella Germania di Hitler, e grazie a una lunga indagine condotta tra materiali di archivio, molti dei quali inediti, traccia la storia dell’evoluzione del sistema penale, racconta gli abusi razziali, la violenza brutale, la schiavitù, gli omicidi di massa, la complicità di tutti i funzionari penali con il partito, e discute il modo in cui il sistema carcerario è stato trasformato in Germania dopo la guerra.

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La Storia della Radio dal 1924 al 1933

Il 6 Ottobre del 1924 nasce in Italia la prima trasmissione radiofonica. La voce è quella di Maria Luisa Boncompagni. È un programma ancora scarno, composto di musica operistica, da camera e da concerto, di un bollettino meteorologico e notizie di borsa. L’URI, Unione Radiofonica Italiana, prima società concessionaria della radiodiffusione in Italia, viene fondata il 27 Agosto 1924 come accordo tra le maggiori compagnie del settore: Radiofono, controllata dalla compagnia Marconi, e SIRAC ( Società Italiana Radio Audizioni Circolari ). L’Agenzia giornalistica Stefani è designata dal governo come l’unica fonte delle notizie che l’URI può trasmettere. Si tratta della prima agenzia di stampa italiana nata a Torino nel 1853, voluta da Cavour come portavoce della sua politica. Nel 1924 diventa proprietà di un fedelissimo di Mussolini, Manlio Morgagni che ne fa un potente strumento di regime.

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Chi ha ucciso Pecorelli ?

Il 20 marzo 1979 è stato ucciso Mino Pecorelli, giornalista con il fiuto dell’inchiesta vera, capace di scavare nel torbido degli Anni di Piombo, dalla strage di piazza Fontana al sequestro Moro. Sull’omicidio e i presunti mandanti sono stati versati fiumi d’inchiostro che hanno coinvolto personaggi legati a filo doppio a politica, servizi segreti, Banda della Magliana, banche, mafia, NAR. Andreotti, Licio Gelli, Claudio Vitalone, Massimo Carminati, Pippo Calò e tanti altri. Tutti – o quasi – i protagonisti di un’epoca che ancora ha molto da raccontare e molto di più da nascondere. Eppure, una cosa fondamentale è sempre stata tralasciata in questi quarant’anni: chi ha ucciso Mino Pecorelli ? Nella ricerca del movente e di quel «grande vecchio» che avrebbe manovrato tutto e tutti, si è persa di vista la cosa più importante: la morte di un uomo. Un delitto che, ancora oggi, non ha un colpevole.

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Majdalany: la Battaglia di Cassino

Nel gennaio del 1944, nel pieno dell’inverno, con le strade trasformate in piste di fango, gli alleati si prepararono ad assaltare una nuova linea di difesa messa in piedi dai tedeschi. Era stata battezzata “Linea Gustav” e correva dal Tirreno fino agli Appennini a una distanza di circa 130 chilometri da Roma. Per gli alleati si trattava dell’ennesima operazione contro l’ennesima postazione tedesca che erano convinti sarebbe stata abbandonata dopo i primi giorni di tenace resistenza. Non sapevano che in realtà tutta le battaglie dei mesi precedenti erano state soltanto una strategia per guadagnare tempo mentre la nuova linea veniva fortificata. Il cardine della difesa tedesca era la città di Cassino, ai piedi dell’abbazia più antica del mondo.

Nel 1944 Cassino era una piccola città di alcune migliaia di abitanti alla confluenza di due importanti strade, tra cui la statale 6, la via più facile per arrivare a Roma. La disposizione delle colline intorno alla città e il crocevia delle strade la rendeva una posizione strategicamente ideale per la difesa. Nel corso dell’inverno del 1943 i tedeschi avevano fatto di tutto per rendere questa posizione ancora più imprendibile. Trincee, gallerie sotterranee e posizione di artiglieria erano state scavate nella roccia delle colline con l’aiuto della dinamite. Carri armati e altri veicoli vennero nascosti all’interno degli edifici della città, mentre mine e altre trappole esplosive vennero sparse su tutto il territorio circostante.

Il 17 gennaio gli alleati lanciarono il primo attacco e subirono immediatamente una prima sconfitta. Per i 129 giorni successivi, senza dimostrare molta fantasia, i comandanti alleati continuarono a lanciare un assalto dietro l’altro contro il punto più munito di tutta la difesa tedesca. Oltre che di migliaia di uomini, Cassino divenne presto la tomba per la reputazione di molti generali americani e inglesi. ( Tratto da IlPost.it )

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Abbecedario del Carabiniere

La sezione “Non tutti sanno che …” raccoglie una serie di nozioni, fatti e curiosità del “mondo”, della storia dell’Arma, che vogliamo far conoscere con un duplice intento: da una parte, quello di fornire una diversa lettura della nostra storia, raccontandola attraverso la nascita e l’evoluzione dei suoi “oggetti” (le uniformi, gli stemmi, ecc.) e dei suoi reparti, ad indicare la straordinaria capacità dell’Istituzione di adeguarsi al progresso e di interpretarne le esigenze; dall’altra, anche mediante il ricordo degli autori di alcuni fatti di cronaca o d’arme, quello di evidenziare come l’Arma, riflesso “fedele” delle vicende del nostro Paese, sia sempre stata presente in ogni settore della vita sociale sin dalla sua istituzione. Certamente non tutti sanno che Garibaldi, “l’eroe dei due mondi”, è stato arrestato dai Carabinieri; che il blu dei nostri “pennacchi” sta a rappresentare la nobiltà dell’Istituzione ed il rosso è il simbolo del sacrificio, anche se il significato di questi colori non è stato mai spiegato in alcun trattato di uniformologia, né in alcun compendio storico dell’Arma; che la coccarda dipinta da Sebastiano De Albertis sulla lucerna dei Carabinieri nella “Carica di Pastrengo” non è tricolore, ma azzurra, essendo stato introdotto il tricolore due mesi dopo il 30 aprile 1848; che non è stato D’Annunzio ma il capitano Cenisio Fusi a coniare il motto “Nei secoli fedele”; ma certamente questa è per molti l’occasione per approfondire le proprie conoscenze sull’Arma e per soddisfare alcune curiosità.

E’, in definitiva, un dizionario storico per la conoscenza dell’Arma, la revisione e l’ampliamento dell'”Abbecedario del Carabiniere” di Paolo Di Paolo ( volume edito dall’Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri )

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La Colomba e la Spada – Antiamericanismo PCI

La strutturazione di un antiamericanismo di massa in Europa Occidentale ha rivestito un ruolo essenziale nella politica di potenza sovietica quale espressione delle iniziative del Kominform volte a contrastare, nei primi anni della guerra fredda, l’integrazione politica, militare e socio-economica tra Europa e Stati Uniti.
Prendendo in esame il caso italiano e sulla base di una ricchissima documentazione, questo lavoro esplora le diverse articolazioni di un modello di mobilitazione politica, la «lotta per la pace», i cui caratteri sono il riflesso dell’evoluzione del bolscevismo internazionale degli anni Venti e Trenta.
Attraverso l’analisi delle direttive strategiche, dei momenti organizzativi, dei linguaggi e dei costrutti simbolici utilizzati dal Pci in ambiti quali le proteste e i movimenti di piazza, le organizzazioni frontiste, la propaganda nell’esercito, il lavoro culturale e l’arte emergono i contorni di una sensibilità ideologico-politica che ha sedimentato il «pensiero della guerra» , e il contestuale ripudio del pacifismo , come meccanismo normativo ed elemento fondante di cultura politica. ( Tratto da Rubbettino Editore )

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Tortura – Storie dell’occupazione nazista e della guerra civile 1943-1945

Attraverso fonti inedite depositate in archivi pubblici e privati Mimmo Franzinelli ripercorre il diverso uso della tortura da parte dei militari germanici e dei vari gruppi armati della Rsi, raccontando i più famigerati luoghi di sevizie, ma anche alcuni personaggi che seppero eroicamente resistere a ogni pressione. Senza nascondere che proprio grazie a questi trattamenti disumani si riuscì a infliggere danni enormi alla rete clandestina antifascista. Vengono inoltre spiegate le tecniche impiegate dalla Banda Koch, dalla Legione Muti e dai principali gruppi speciali di polizia. Si racconta di staffette partigiane cadute nelle mani del nemico, ma anche delle sevizie praticate da taluni partigiani, in violazione delle stesse norme stabilite dal CLN in materia di trattamento dei prigionieri. E nelle pagine finali si spiega come, grazie all’“amnistia Togliatti”, molti “torturatori efferati” l’abbiano passata liscia, senza rispondere penalmente dei loro crimini. Basato su imponenti fonti d’epoca, questo importante saggio storico descrive e interpreta un fenomeno di gravità eccezionale e di un’estensione superiore a quanto comunemente creduto. ( Tratto da Mondadori )

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La Grande Accelerazione – Una storia ambientale dell’Antropocene dopo il 1945

La Terra è da poco entrata in una nuova era, in cui l’uomo condiziona sempre piú massicciamente l’ecologia globale: il periodo piú anomalo nella storia della nostra relazione con la biosfera. Dalla metà del XX secolo, il ritmo accelerato dell’uso di energia, le emissioni di gas serra e la crescita della popolazione hanno spinto il pianeta dentro un gigantesco esperimento incontrollato. I numeri sono impressionanti: piú di tre quarti dell’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera ha avuto luogo dal 1945 a oggi; nello stesso periodo il numero di veicoli a motore è cresciuto da 40 a 800 milioni, la popolazione del pianeta è triplicata e gli abitanti delle città sono passati da 700 milioni a 3,5 miliardi. Un gigantesco terremoto ecologico, del quale La Grande accelerazione spiega cause e conseguenze, evidenziando il ruolo dei sistemi energetici, nonché gli andamenti dei cambiamenti climatici, ambientali e urbani. Finora, gli uomini non hanno mai gestito i cicli biogeochimici del pianeta. Ma se provassimo a controllare questi sistemi attraverso la geoingegneria, inaugureremmo un’altra fase dell’Antropocene. Quali che ne siano gli esiti. ( Tratto da Einaudi )

Svetonio: Le Vite dei Cesari

Le vite , scritte durante il regno dell’imperatore Adriano[1], furono dedicate al prefetto del pretorio C. Setticio Claro[2] e comprendono: Libro I: Cesare; Libro II: Augusto; Libro III: Tiberio; Libro IV: Caligola; Libro V: Claudio; Libro VI: Nerone; Libro VII: Galba, Otone, Vitellio; Libro VIII: Vespasiano, Tito, Domiziano.
Nell’analisi di ciascun imperatore, Svetonio segue uno schema che, anche se modificabile a seconda delle esigenze dell’autore, rimane sempre lo stesso: descrizione delle origini familiari, carriera prima dell’assunzione del potere, vita pubblica e provvedimenti relativi a Roma, vita privata, aspetto fisico e ultimi giorni prima della morte.
Come membro della corte imperiale, Svetonio utilizzò gli archivi imperiali per ricercare le testimonianze oculari e non, decreti, senatus consulta, verbali del Senato, le perdute opere di Gaio Asinio Pollione e Cremuzio Cordo e le Res Gestae Divi Augusti. Ebbe, quindi, a disposizione fonti di prima mano, anche se si servì anche di fonti non ufficiali, come scritti propagandistici e diffamatori e anche testimonianze orali, al fine di alimentare quel gusto per l’aneddoto e il curioso a cui egli dedica ampio spazio e che alcuni gli ascrivono come difetto e altri come pregio.
Sebbene, inoltre, non fosse mai stato un senatore, Svetonio sposò il punto di vista del Senato romano che aveva avuto molti conflitti con i primi imperatori. Ciononostante la sua opera riveste un ruolo importante: ad esempio, è la fonte principale per la vita di Caligola e su altri aspetti in cui mancano altre fonti, come Tito Livio o Tacito. ( Wikipedia )

La Storia del Fascismo

All’indomani della prima guerra mondiale il Regno d’Italia si trovò in una situazione economica, politica e sociale precaria e difficile. Il drammatico conto presentato dalla guerra in termini di perdite umane fu pesantissimo, con oltre 650.000 caduti e circa 1.500.000 tra mutilati, feriti e dispersi, senza contare le distruzioni occorse nell’Italia nord-orientale, divenuta fronte bellico con il dislocamento e, sovente, la perdita della casa e di ogni bene da parte di centinaia di migliaia di profughi che erano fuggiti dalle loro case trovatesi nel mezzo di assalti e bombardamenti.  Il sorgere del Regno di Jugoslavia alle frontiere orientali pose una pesante e decisiva ipoteca sulle idee di irredentismo italiano, con l’acquisizione dei territori promessi e inclusi nel patto di Londra: gli altri Alleati si erano appoggiati ai quattordici punti del presidente statunitense Woodrow Wilson per assegnare al Regno di Jugoslavia stesso ( in slavo SHS, Srbija-Hrvatska-Slovenija ) la Dalmazia, Fiume ( che secondo il trattato del 1915 sarebbe dovuto restare all’Impero austro-ungarico o, in subordine, a un piccolo Stato croato ) e l’Istria Orientale. La città – dal canto suo – aveva espresso fin dagli ultimi fuochi della guerra la volontà di essere riunita all’Italia, ponendo così il governo di Roma nell’imbarazzo di dover accettare i voti della cittadinanza fiumana e contemporaneamente entrare in urto con Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Regno di Jugoslavia. Infine, nonostante la fine delle ostilità con gli Imperi centrali, l’Italia restava coinvolta nella campagna di Albania, dai contorni incerti e dagli obiettivi ancora più incerti, mentre il Montenegro, stato vincitore della guerra e col quale l’Italia per motivi dinastici e strategici intratteneva rapporti privilegiati, veniva annesso alla Jugoslavia con il consenso delle altre potenze alleate e ciò venne recepito come un’altra grave ferita alla politica adriatica italiana. ( Wikipedia )

 

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Operazione Barbarossa

Operazione Barbarossa ( in tedesco Unternehmen Barbarossa ) fu la denominazione in codice tedesca per l’invasione dell’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale; tale nome fu ispirato dalle gesta dell’imperatore Federico Barbarossa. L’attacco, previsto originariamente per il 15 maggio 1941, venne posposto da Hitler prima al 27 dello stesso mese e successivamente al 22 giugno, a causa del colpo di Stato anti-tedesco di Belgrado. Fu la più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi; il fronte orientale, aperto con l’inizio dell’operazione, fu il più grande e importante teatro bellico dell’intera seconda guerra mondiale e vi si svolsero alcune tra le più grandi e sanguinose battaglie della storia. Nei quattro anni che seguirono l’apertura delle ostilità tra Germania e Unione Sovietica, decine di milioni di militari e civili persero la vita o patirono enormi sofferenze, sia a causa degli aspri e incessanti scontri sia delle condizioni di vita miserevoli in cui vennero a trovarsi. L’operazione, iniziata meno di due mesi dopo il deludente risultato della battaglia d’Inghilterra, avrebbe dovuto costituire un punto di svolta decisivo per assicurare la vittoria totale del Terzo Reich e il suo predominio sul blocco continentale eurasiatico, ma il suo fallimento, assorbendo buona parte delle risorse umane, economiche e militari della Germania, provocò la sua completa disfatta.

La politica estera teorizzata da Hitler poggiava sul concetto del Lebensraum, lo “spazio vitale” destinato al popolo tedesco; esso doveva essere ricavato dall’annessione di territori a est della Germania, abitati da coloro che erano definiti Untermenschen, sub-umani; queste popolazioni comprendevano gli slavi e i bolscevichi sovietici ma anche gli ebrei, gli zingari e qualunque razza o etnia differente da quella ariana, e il loro destino avrebbe dovuto essere quello contenuto nel Generalplan Ost, il progetto che mirava a dare attuazione alle teorie del Führer in materia del nuovo ordine delle relazioni etnografiche nei territori occupati quali il genocidio, l’espulsione, la riduzione in schiavitù e la germanizzazione.

Ecco quanto scriveva in proposito lo stesso Hitler prima ancora di salire al potere, nel famoso libro Mein Kampf: « Noi vogliamo arrestare il continuo movimento tedesco verso il sud e l’ovest dell’Europa e volgiamo il nostro sguardo verso i paesi dell’Est […] Quando oggi parliamo di un nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in prima linea alla Russia e agli stati limitrofi suoi vassalli. Sembra che il destino stesso ci voglia indicare queste regioni. […] Il colossale impero dell’Est è maturo per il crollo e la fine del dominio ebraico in Russia sarà anche la fine della Russia quale stato.» ( Adolf Hitler, Mein Kampf ) [ Wikipedia ]

 

Libreria Aiace Roma in via Ojetti 36 Montesacro – Nomentana – Talenti

La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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