LIBRO: Risorgimento in Sicilia di Rosario Romeo

R. ROMEO, RISORGIMENTO IN SICILIA, LATERZA, 1973

Una interpretazione del Risorgimento siciliano, riportato per un verso alla peculiare tradizione storica dell’isola, e dall’altro inserito nel più ampio quadro italiano ed europeo. Dal confronto emergono i motivi per cui anche dopo l’Unità rimarranno pressoché inalterati quei caratteri specifici della società regionale che daranno vita alla «questione siciliana»

Il periodo precedente l’Unità italiana viene spesso indicato come Risorgimento in Sicilia, ed è ritenuto un periodo di transizione e preparatorio che portò all’annessione del 1860.

Quella della Sicilia preunitaria non è soltanto la storia di una dinastia ma è soprattutto la storia di una società, una società non inerte, partecipe alle trasformazioni avvenute nel corso del XVIII e XIX secolo, che portarono alla transizione dalla feudalità al mondo borghese.

Un ruolo importante nel periodo 1713-1860 lo ha svolto la dinastia borbonica di ramo napoletano ed il regime da essa instaurato, che abbraccia ben 125 anni, e la coincidenza del regno meridionale borbonico con l’età delle rivoluzioni borghesi in Occidente.

La monarchia meridionale di Carlo Borbone sorse nel 1734 quando in seguito ad una guerra il Napoletano e la Sicilia furono strappati all’Austria.

I Borbone di Napoli erano principi italiani, eccezion fatta per Carlo.

Il loro governo fu per lungo tempo inspirato al principio della nazionalità italiana e impegnato a darsi una struttura giuridica e statuale moderna in grado di affrontare e gestire i cambiamenti sociali dell’epoca. I Borbone determinarono l’abbattimento del feudalesimo, grazie al loro assolutismo; introdussero un sistema d’amministrazione civile e giudiziario moderno; avviarono uno sviluppo industriale notevole, in relazione ai tempi.

Fu grazie alla politica borbonica che Napoli divenne una capitale di prestigio a livello europeo. Personaggi come Gaetano Filangieri, Bernardo Tanucci, Antonio Genovesi, Domenico Caracciolo a Napoli o come Agostino De Cosmi, Tommaso Natale, Paolo Balsamo, Rosario Gregorio in Sicilia possono far emergere il loro talento e svolgere la loro opera sia culturale che politica.

Dopo la rivoluzione francese, il sistema borbonico dimostrò la sua incapacità di accogliere le nuove istanze costituzionali e borghesi e soprattutto, e questo fu un grande errore, non fu capace di accogliere le istanze di autonomia della Sicilia che da regno indipendente si trovò, di colpo, regno gregario di Napoli.

Dalla dissoluzione dello Stato borbonico all’affermazione dello Stato sabaudo

I due stati, quello borbonico e quello sabaudo, erano contemporanei ed anche territorialmente erano simili avendo entrambi domini in terra ferma e domini insulari. Le differenze tra i due stati non sono tanto da ricercare nell’economia, nella politica o nella cultura,ma nella capacità che il regno settentrionale ebbe nell’affermare l’egemonia peninsulare sulla Sardegna e nella lacerazione interna tra Napoli e Sicilia: la società sarda accettava supinamente la supremazia piemontese, la Sicilia no,  rifiutava l’egemonia partenopea. La Sardegna non aveva alle spalle una storia ed un regno importanti, non poteva rivendicare né un Ruggero né un Federico, la Sicilia sì. La Sicilia aveva avuto o creduto di avere un ruolo storico e politico influente, nel bene o nel male, in tutta Europa, la Sardegna no.

Il risultato di tale situazione è che l’atteggiamento del baronaggio siciliano è uno se non il principale artefice della dissoluzione della monarchia borbonica. La Sicilia non si identifica nei Borbone e nel processo di consolidamento e sviluppo da essi avviato ed è sempre protagonista di tutte le rotture rivoluzionarie a partire da quella del 1812, a quella del 1820, del 1837, del 1848 ed infine del 1860.

Proprio per l’importanza geopolitica dell’Isola la questione siciliana assume caratteristiche internazionali. Lord Bentinck, fu inviato in Sicilia non per sostenere il re ma i suoi oppositori e la Sicilia era ben cosciente di essere una pedina importante della politica internazionale; ha cercato di usare a proprio vantaggio questo stato di cose ma i Borbone di Napoli, nell’ultimo periodo del loro regno, non l’hanno compreso. Diversamente da quanto succedeva ai tempi di Carlo III e della reggenza dell’illuminato Tanucci, dopo l’accorpamento nel regno Due Sicilie nessuno è stato capace di sanare i dissidi interni.

Sul piano diplomatico internazionale erano state proposte diverse soluzioni per la questione italiana le più importanti delle quali prevedevano una federazione con a capo il Papa o la formazione di due Stati italiani ( settentrionale e meridionale ) distinti ma in collaborazione fra loro. Quest’ultima ipotesi rimase in piedi fino alla vigilia dello sbarco a Marsala, quando la Sicilia sposò la causa sabauda. ( Tratto da Centro Culturale e di Studi Storici Brigantino )

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Aggiornamento a 29 Novembre 2023