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Guillaume Apollinaire: Poesie

Il 1910 inaugurò la vita letteraria del trentenne Guillaume (anche se il primo romanzo risale al 1900, seguito nel 1907 dal romanzo libertino-sadomasochistico-grottesco Le undicimila verghe) con i sedici racconti fantastici intitolati L’eresiarca & C., mentre nel 1911 pubblicò le poesie di Bestiario o corteggio di Orfeo e nel 1913 Alcools, raccolta delle migliori poesie composte fra il 1898 e il 1912. Quest’opera rinnovò profondamente la letteratura francese, ebbe un’influenza sulla poesia italiana del Novecento ed è oggi considerata il capolavoro di Apollinaire insieme con Calligrammes (1918), che sono dei veri e propri componimenti scritti appositamente per formare un disegno che rappresenta il soggetto della poesia stessa. POETICA: La sua raccolta Alcools, ancora legata agli influssi del Simbolismo francese, offre notevoli risultati per la musicalità con cui il poeta affronta tematiche malinconiche e oniriche, spesso tristi. Presto, però, Apollinaire si discosta da questa visione poetica per affrontare le questioni poste dalla rivoluzione industriale: quelle relative all’automobile, al cinema, ecc. Ricorre quindi a nuovi strumenti tecnici ed espressivi: l’eliminazione della punteggiatura, il verso libero, lo sperimentalismo grafico del calligramma. Dopo Alcools esce la raccolta Calligrammi (poesie dal 1913 al 1916). In questa raccolta Apollinaire esprime appieno la sua nuova visione poetica: libera dalle costrizioni della metrica e scritta in modo da comporre un disegno, un’immagine. ( Wikipedia )

Chiese di Roma

Le chiese di Roma sono più di 900, dato che ne fa la città con più chiese al mondo; la loro storia accompagna quella della città da diciassette secoli, segnandone l’evoluzione religiosa, sociale ed artistica. BASILICHE PAPALI –  A Roma sono presenti quattro basiliche papali o patriarcali: la basilica di San Giovanni in Laterano, che è anche la cattedrale della città, la basilica di San Pietro in Vaticano, la basilica di San Paolo fuori le mura e la basilica di Santa Maria Maggiore. Fino a metà del XIX secolo anche la basilica di San Lorenzo fuori le mura era patriarcale. A) La basilica di San Giovanni in Laterano fu fondata da Costantino I come la principale chiesa di Roma. Fu convertita allo stile barocco da Francesco Borromini. Fino al 1309 accanto alla Basilica si trovava la residenza dei Papi i cui resti sono ancora visibili nella cappella Sancta Sanctorum e alla Scala Santa. Fino al XIX secolo tutti i Papi furono incoronati in Laterano. Accanto alla Basilica è situato il palazzo del Laterano. È la cattedrale della diocesi di Roma. B) La basilica di San Pietro in Vaticano venne costruita in epoca costantiniana, ma prende la sua forma attuale dal Rinascimento e dal Barocco. Il suo altare principale si trova nel punto in cui, a seguito di scavi effettuati nel XX secolo, è stata trovata la tomba di san Pietro. Fra gli architetti che hanno costruito la chiesa nella sua forma attuale ci sono Raffaello, Michelangelo e Bramante. C) La basilica di San Paolo fuori le mura si erge sul luogo che la tradizione indica come quello della sepoltura dell’apostolo Paolo, al centro di un’antica locanda sulla strada per Ostia, la via Ostiense. L’edificio risale al IV secolo e fu ricostruito dopo l’incendio del 1823. D) La basilica di Santa Maria Maggiore fu fondata da papa Liberio nel posto attuale, dove la notte del 4 agosto 352 era nevicato. Questo miracolo fu interpretato dal Papa con il desiderio della Madonna che fosse costruita una chiesa nel posto del miracolo. Il 5 agosto viene ancora celebrata la Neve di Maria. In questa occasione “nevicano” bianchi petali dal tetto della chiesa, che sono raccolti dai pellegrini e portati ai malati. Famoso è il mosaico che risale alla costruzione dell’edificio attuale sotto papa Sisto III nel 440. Inoltre, la chiesa ospita la famosa immagine Salus Populi Romani e diverse tombe di importanti Pontefici Romani. Presso l’altare principale c’è, sotto una semplice lastra, la tomba di Bernini. Il suo campanile è il più alto di Roma.

Panopticon: Venti Saggi da Leggere in Dieci Minuti di Enzensberger

Proponendo nel medesimo volume le radici sia della filologia che dell’informazione sessuale, cosí come le inevitabili implicazioni dei privilegi e le analogie tra scienza e religione, l’autore non si limita a sfiorare superficialmente diversi aspetti dell’attualità, ma entra nel vivo per affrontarli con sagacia. L’intenzione è costantemente supportata da citazioni di esperti, da lui definiti «i miei santi protettori e garanti». Enzensberger tiene a sottolineare che il titolo trae ispirazione dal Panoptikum realizzato dal comico tedesco Karl Valentin a metà degli anni Trenta, un insolito gabinetto degli orrori e delle curiosità cui avvicinarsi senza porsi troppe domande. È proprio questo l’atteggiamento richiesto al lettore nell’accostarsi all’opera. Hans Magnus Enzensberger ( Kaufbeuren, 11 novembre 1929 ) è uno scrittore, poeta, traduttore ed editore tedesco. Ha scritto anche sotto lo pseudonimo di Andreas Thalmayr e Linda Quilt. Vive a Monaco. Ha scritto anche il libro: il mago dei numeri. In molte delle sue poesie Enzensberger adotta un registro ironico e sarcastico. Per esempio, la poesia “Classe media blues” è composta da un elenco di luoghi comuni tipici della classe media intervallati dalla frase “non ci possiamo lamentare” ripetuta svariate volte, e si conclude con “ma che stiamo aspettando ?” Molte di queste poesie, inoltre, trattano in modo polemico tematiche socio-economiche. Enzensberger ha vissuto molti anni nella Cuba di Fidel Castro. Benché sia principalmente un poeta e un saggista, Enzensberger ha realizzato anche opere teatrali, cinematografiche, radiodrammi, reportage, traduzioni, romanzi e libri per bambini. ( Wikipedia )

Zimmermann: I luoghi più strani del mondo antico

Scordatevi tutto ciò che pensate di conoscere sul mondo antico e preparatevi per un viaggio nei suoi luoghi piú inconsueti: dai giardini del piacere e le antiche biblioteche del Medio Oriente alle scuderie dorate nell’Egitto dei faraoni; dalle case infestate dai fantasmi di Atene ai covi dei pirati nelle montagne; dall’inquietante ombelico del mondo a Delfi a un luogo molto particolare nel lontano Occidente, là dove si può sentire un sibilo ogni volta che il sole sprofonda nel mare. Viaggerete nell’Hindukush, in India, in Mesopotamia, in Turchia, in Nordafrica, attraverso l’Europa, a nord oltre le isole Shetland e persino nell’Oltretomba. Lungo il cammino incontrerete la potente Eridu, che i Sumeri consideravano la prima città dell’umanità oppure, vicino ad Alessandria, la tomba perduta di Cleopatra. Un altro luogo strano che merita una visita è Apamea, la città degli elefanti da guerra nel Vicino Oriente, dove si allevavano decine di migliaia di animali utilizzati per equipaggiare gli eserciti. ( Tratto da Einaudi )

La Monarchia Asburgica

Monarchia asburgica è un termine storiografico convenzionale per designare l’insieme degli Stati governati dal ramo austriaco della Casa d’Asburgo e poi dalla Casa d’Asburgo-Lorena, sia interni che esterni al Sacro Romano Impero. Diversamente dalla corona imperiale – che era assegnata tramite elezione, venendo cinta dal capo del casato asburgico quasi ininterrottamente dal 1438 alla fine dell’Impero nel 1806 – la sovranità sugli Stati che componevano la monarchia asburgica si trasmetteva per via ereditaria. Spesso ci si riferisce a tale entità utilizzando la sineddoche Austria, poiché l’Arciducato d’Austria e la sua capitale Vienna ne rappresentavano il centro politico. La monarchia si sviluppò dalle terre ereditarie degli Asburgo (per lo più le moderne Austria e Slovenia), accumulate dal 1278. La monarchia crebbe nel 1526, quando l’arciduca Ferdinando, il fratello minore di Carlo V, fu eletto re di Boemia e di Ungheria a seguito della morte di Luigi II, il re di questi due Paesi, caduto in battaglia contro i turchi alla battaglia di Mohács. Da quel momento la monarchia crebbe fino al livello in cui poteva governare su più di mezza Europa, costituendo così uno dei più lampanti esempi di monarchia composita, ossia monarchia costituita da territori tra loro non contigui territorialmente. Nel 1804 l’imperatore Francesco II, presagendo il prossimo scioglimento del Sacro Romano Impero, per non perdere il titolo di imperatore fuse gli Stati della monarchia asburgica nell’Impero austriaco, che nel 1867 si trasformò nell’Impero austro-ungarico, caduto nel 1919. ( Wikipedia )

I Nibelunghi

«Nelle antiche leggende son narrate cose stupende di guerrieri famosi, imprese immense, di feste e di letizia, di lacrime e di pianto, di lotte d’audaci guerrieri; di ciò udrete narrar meraviglie» ( Traduzione di Laura Mancinelli )  La canzone dei Nibelunghi, anche nota come Il canto dei Nibelunghi o I Nibelunghi, titolo originale Nibelungenlied, è un poema epico scritto in alto tedesco medio nella prima metà del XIII secolo. Narra delle vicende dell’eroe Sigfrido alla corte dei Burgundi e la vendetta di sua moglie Crimilde, che porta ad una conclusione catastrofica e alla morte di tutti i protagonisti. Il poema andò perduto nel XVI secolo ed è giunto a noi in diversi manoscritti che presentano un insieme di differenze e varianti. Si compone di 2379 quartine di versi lunghi a rima baciata stanze, raggruppati e articolati in 39 canti detti avventure. I manoscritti furono recuperati nel XVIII secolo e divennero molto noti nell’Ottocento romantico ispirando, fra gli altri, Richard Wagner, che su di essi basò la sua celebre tetralogia L’anello del Nibelungo ( 1848-1874 ). Il Nibelungenlied è basato su temi eroici germanici precristiani ( la Niebelungensaga ), che includevano la narrazione, tramandata oralmente, di eventi storici realmente accaduti fra il V e VI secolo. La letteratura mitologica norrena ha un parallelo di questi temi nella Saga dei Völsungar e nella Atlakviða. L’autore del poema è un anonimo dell’area del Danubio, fra Passavia e Vienna, e ha composto l’opera fra il 1180 e il 1210, forse alla corte del vescovo di Passavia, Wolfger von Erla (in carica dal 1191 al 1204). Secondo molti studiosi l’autore era probabilmente una persona istruita della corte del vescovo e scriveva per i chierici e per i nobili di corte. È stato suggerito che l’autore possa essere uno tra Der von Kürenberg, Walther von der Vogelweide, Konrad von Fußesbrunnen o Bligger von Steinach, ma si tratta esclusivamente di ipotesi. ( Wikipedia )

Macchiaioli

Quello dei Macchiaioli è stato il movimento artistico italiano più impegnato e costruttivo dell’Ottocento. Formatosi a Firenze a partire dal 1855, nasce come reazione all’inerzia formale delle Accademie tenendosi anche in rapporto con i fermenti ideologici del Risorgimento nazionale. Il movimento macchiaiolo afferma la teoria della ‘’macchia’’ sostenendo che la visione delle forme è creata dalla luce come macchie di colore, distinte, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore. Consapevole di questa affermazione e svincolato da formalismi accademici, l’artista è così libero di rendere con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepisce nel presente. Teorici e critici dei Macchiaioli furono Diego Martelli ed Adriano Cecioni che dettarono le regole basilari dello “stile”. Essi infatti si ritrovavano nel Caffè Michelangiolo, dove discutevano e riflettevano su tutte le tematiche artistiche.  La teoria della macchia precede cronologicamente le enunciazioni teoriche degli impressionisti francesi e, per alcuni aspetti, vi si avvicina. La teoria sostiene che l’immagine del vero è costituita da un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro, che si possono rilevare tramite una tecnica chiamata dello specchio nero, mediante cioè uno specchio annerito con il fumo che permette di esaltare i contrasti chiaroscurali. Il termine Macchiaioli fu utilizzato dalla Gazzetta del Popolo per la prima volta nel 1862 in occasione di un’esposizione fiorentina. In realtà l’espressione fu coniata dal giornalista in senso denigratorio, ma i pittori oggetto della definizione decisero da allora in poi di adottare tale termine come identificativo del loro gruppo. ( Wikipedia )

Umberto Saba: Il Canzoniere

Originariamente in forma di manoscritto, ebbe prima pubblicazione nel 1921 in seicento esemplari col marchio “Libreria Antica e Moderna”, la libreria antiquaria aperta da Saba nel 1919. Ampliata nel corso degli anni, venne riedita diverse volte. Una prima edizione rivista si ebbe nel 1945 e una seconda nel 1948, a questa edizione fu riveduta dall’autore e vi aggiunse le sue ultime poesie, comprese sotto il titolo Mediterranee; venne pubblicato da Einaudi. a queste ne seguirono altre. Poco dopo la seconda edizione del Canzoniere, Saba scrisse una sorta di guida-commentario alla lettura dell’opera, pensando che sarebbe stata di difficile comprensione ai lettori. Il titolo è Storia e cronistoria del Canzoniere, qui il poeta parla di se in terza persona per poter interloquire con il lettore. In un’edizione postuma del 1961 vennero aggiunte anche nuove sezioni comprendenti precedenti raccolte pubblicate da Saba, come Il piccolo Berto (1929-1931), Versi militari (1908) e Trieste e una donna (1910-1912). L’edizione definitiva pubblicata da Einaudi nel 1965 in totale comprende tre corposi volumi, all’interno vengono riportati anche i libri composti negli ultimi anni di vita del poeta Uccelli, Quasi un racconto, Sei poesie per la vecchiaia ed Epigrafe; sempre in questa edizione si presenta il sonetto Da un Colle nella sua forma originale. Nel 1911 pubblicò, a proprie spese e con lo pseudonimo di Saba, la sua prima raccolta di versi, Poesie, con la prefazione di Silvio Benco, a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista La Voce, la raccolta Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), successivamente reintitolata Trieste e una donna. Risale a questo periodo l’articolo Quello che resta da fare ai poeti, dove il poeta propone una poetica sincera, senza fronzoli ed «orpelli», contrapponendo il modello degli Inni Sacri manzoniani a quello degli scritti dannunziani, al tempo piuttosto influenti. L’articolo, presentato per la pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto posta da Scipio Slataper, venendo pubblicato solamente nel 1959. Compose anche un’opera teatrale, l’atto unico Il letterato Vincenzo, concorrendo ad un premio organizzato dal Teatro Fenice; la pièce, incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane Lena, madre di suo figlio, fu duramente criticata e si rivelò un fiasco. Per superare un periodo di crisi dovuto ad un’infedeltà della moglie, nel maggio del 1913 il poeta si trasferì con la famiglia dapprima a Bologna, dove collaborò al quotidiano Il Resto del Carlino, e nel febbraio del 1914 a Milano, dove assunse l’incarico di gestire il caffè del Teatro Eden. Il soggiorno milanese ispirerà la raccolta La serena disperazione. ( Wikipedia )

 

Libreria Aiace Roma in via Ojetti 36 Montesacro – Nomentana – Talenti

La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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