CAMPIONI DEL CALCIO – La leggenda di Gigi Riva, Rombo di tuono

GIGI RIVA, la leggenda della Sardegna e del Calcio

Nato a Leggiuno il 7 novembre 1944 arrivò in rossoblù nella stagione ‘63/’64, contribuendo alla prima promozione in A e poi allo storico scudetto del ‘70
Luigi Riva: per tutto Gigi. Ancora oggi, a distanza di decenni (e probabilmente per tanto tempo) è lui il più grande bomber della Nazionale italiana, che ha fatto di Cagliari una scelta di vita. Eppure, lo stesso Riva (oggi 75 anni) ha ricordato più volte che, appena arrivato in Sardegna dalla Lombardia in aereo, voleva andare via. Ed invece quel ragazzo figlio di sarto morto quando lui aveva appena 9 anni e di una madre casalinga, perita qualche anno più tardi a causa di una malattia, non solo è rimasto a giocare al Cagliari ( facendo le fortune rossoblù ) ma dal quella sera del 13 marzo 1963, non è andato più via, mettendo su famiglia e diventando sardo a tutti gli effetti. Una gratitudine al popolo isolano, ampiamente ripagata e onorata giustamente anche oggi, alla soglia di un 2020 che tra una settimana prenderà il posto del 2019 che ci sta salutando per sempre.

Soprannominato Rombo di Tuono dal giornalista Gianni Brera per la notevole potenza del tiro e la prolificità sotto rete, Riva è stato uno dei più grandi attaccanti della propria generazione: secondo un parere dello stesso Brera, fu il miglior attaccante al mondo nei primi anni 1970, insieme al connazionale Roberto Boninsegna. Mancino naturale, poco incline a usare il destro, era solito partire dalla posizione di ala sinistra per poi convergere e concludere a rete. Dal repertorio variegato, era forte fisicamente e rapido nello scatto, nonché abile in acrobazia e nel gioco aereo. Dotato di grande intensità agonistica, mostrava inoltre una buona propensione a saltare il diretto avversario in velocità, risultando invece meno avvezzo all’esecuzione di dribbling negli spazi stretti.

Nei primi anni 60 il Cagliari giocava due partite in casa e due in trasferta alternativamente per limitare il numero di viaggi. Quando era in trasferta la squadra faceva base proprio a Legnano: l’allenatore Arturo Silvestri e il vicepresidente Andrea Arrica ebbero quindi la possibilità di notarlo e lo strapparono alla concorrenza per ben 37 milioni di lire, raggiungendo l’accordo coi Lilla nell’intervallo della partita della nazionale juniores italiana contro i pari età della Spagna nel marzo 1963 allo Stadio Flaminio. Il Bologna nella persona del presidente Renato Dall’Ara provò a rilanciare per 50 milioni ma vennero rifiutati. Riva si trasferì quindi, seppur controvoglia, in Sardegna per il campionato cadetto del 1963-64. Alla prima stagione sull’isola, l’allora diciottenne segnò 8 reti contribuendo alla prima promozione dei rossoblu in Serie A. Il 13 settembre 1964, nella partita persa 2-1 contro la Roma, esordì nel massimo torneo. Il 27 settembre, segnò il suo primo gol consentendo alla squadra di pareggiare contro la Sampdoria. Con altre 8 reti, tra cui quella che valse la vittoria contro la Juventus il 31 gennaio 1965, aiutò il Cagliari a salvarsi. Diventato ormai un punto fermo della squadra, si laureò capocannoniere del campionato 1966-67 in cui – nonostante un grave infortunio patito in Nazionale – mise a segno 18 gol. Trionfò nella classifica dei marcatori anche per le stagioni 1968-69 e 1969-70, vincendo lo scudetto ( l’unico della storia sarda ) nel campionato precedente al Mundial messicano: il 12 aprile 1970, nella partita contro il Bari che assegnò il tricolore, realizzò il primo dei due gol. La vittoria del titolo rappresentò il punto più alto della carriera di Riva, nel frattempo divenuto un simbolo del Cagliari non solamente dal punto di vista sportivo ma anche sociale e mediatico. ( Wikipedia )

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