Libri di Satira by Libreria Aiace Roma Montesacro

La Satira in Italia nel Novecento

Nel 1931 esce a Roma un nuovo settimanale umoristico, il Marc’ Aurelio, destinato ad avere una larghissima popolarità. Vi collaborano i maggiori disegnatori e vignettisti del tempo, da Attalo a Barbara, De Seta, Guasta, Verdini, A.G. Rossi e, in secondo tempo, Metz, Marchesi, Mosca, Maccari, Molino e il giovane Federico Fellini, sceso dalla Romagna a cercare fortuna nella capitale. Il giornale piace subito: è divertente, disegnato benissimo, ricco di vignette e di personaggi divenuti famosi: dal gagà di Attalo alle donnine di Barbara, dal Veneranda di Manzoni alle parodie del sentimentalismo deamicisiano di Mosca; ma di satira politica non è proprio il caso di parlare. La politica riappare, invece, al tempo delle sanzioni e della guerra d’ Etiopia, con le ovvie battute contro Eden, capo del governo inglese, la Società delle Nazioni e il Negus.

Lo stesso deve dirsi per il Bertoldo, uscito nel 1936, per iniziativa di Rizzoli, dove compare un autore che in seguito avrebbe fatto molto parlare di sé, Giovanni Guareschi, il popolare inventore di Candido e dei romanzi che hanno per protagonisti Peppone e Don Camillo. I collaboratori del Bertoldo sono, più o meno, gli stessi del Marc’ Aurelio; Mosca vi scrive i suoi dialoghi parodistici, vi disegna i suoi omìni tutti baffi e tuba e vi tiene a battesimo un personaggio fortunato, l’ Astuto Barone ( Inutilmente, Barone, vi ostinate per ore a fare Tutù, Tutù per le strade, trascinandovi appresso il vostro figliolo come un vagone; si vede benissimo che siete un signore e non un treno ).

Ad appena un anno dall’ uscita del Bertoldo, nel gennaio del 1937, i direttori dei giornali umoristici sono convocati dal ministro per la Stampa e la Propaganda, Alfieri, che consegna loro un promemoria nel quale sono elencati alcuni concetti che dovrebbero essere illustrati nei giornali umoristici. Si tratta soprattutto di divieti: niente pornografia, niente ironia su istituzioni e categorie sociali ( matrimonio, prole numerosa, fedeltà dei coniugi, ecc. ), niente battute su certi aspetti della storia ( per es., il medioevo e le cinture di castità ), niente ironia su figure storiche e letterarie ( Dante, Cellini, Cavour e così via ). Insistere invece su altri temi, come atteggiamenti e mentalità politiche in contrasto col fascismo, l’ ibridismo di razza, gli ambienti mondani che vivono in contrasto con l’ etica fascista, l’ esotismo, l’ esterofilìa e perfino la manìa per le figurine ( quelle del concorso Perugina con i Tre Moschettieri di Nizza e Morbelli ) e le parole incrociate. Sulle immagini pornografiche interviene poi il ministro Pavolini aggiungendo che le donnine semisvestite attirano l’ attenzione degli adolescenti che ne traggono motivo per le solite e note masturbazioni.

Con la fine della guerra la satira riesplode. Adesso che è caduto il fascismo, si chiede Mosca in una vignetta del Galantuomo, dobbiamo diventare tutti onesti o c’ è una proroga ? Prima ancora che tutta l’ Italia sia liberata i giornali umoristici si moltiplicano: escono Cantachiaro, il Pettirosso, L’ uomo che ride, L’ Orlando, Don Basilio, Il Pollo, L’ on. Palmilio, Oronzo, Fra Diavolo e altri. Fra vignette e battute umoristiche circolano denunce, polemiche, attacchi indiscriminati agli intellettuali colpevoli di simpatia per il passato regime ( Malaparte, Bontempelli, Brancati, Rèpaci ).

Nel 1946 è comparso Don Basilio, redatto da un gruppo di giovani ( Italo De Tuddo, Ruggero Maccari, Michele Majorana e Furio Scarpelli ), che si è subito definito settimanale satirico contro le parrocchie di ogni colore. In realtà, la parrocchia contro la quale Don Basilio si batte è una sola, quella democristiana. Siamo tornati ai bei tempi, da parte cattolica e vaticana piovono attacchi, insulti e querele. Due mesi dopo l’ uscita del settimanale, il Sant’ Uffizio pronuncia la condanna definitiva: Non è lecito vendere e leggere Don Basilio senza commettere grave peccato e per i direttori, i redattori e i collaboratori del giornale è comminata la pena della scomunica. Don Basilio, però, non demorde, anzi intensifica i suoi attacchi, forte della popolarità e del consenso che si è rapidamente conquistato. Gli scandali di Monsignor Cippico e del bandito Giuliano ( che si dice protetto dalla polizia di Scelba ) offrono un materiale di prim’ ordine. Ma quando, dopo il 18 aprile del 1948, i democristiani ottengono la maggioranza assoluta in Parlamento, i redattori di Don Basilio perdono la testa: L’ Italia ha quel che si merita. I cani avrebbero votato meglio, è il titolo che occupa tutta la prima pagina. Da quel momento in poi, Don Basilio declina, perde un po’ della sua rabbia anticlericale; quando cessa le pubblicazioni, nel 1950, è diventato un giornale di satira politica come tutti gli altri, senza spregiudicatezza e senza vivacità. ( Tratto da La Repubblica 1990 – Luciano Lucignani )


Il Breviario di don Camillo

Don Camillo aveva ricevuto da Dio due regali importanti: una immensa fede e un tipo di diretto al mento capace di abbattere un bue. E diceva: “Io sono un povero prete di campagna, che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, che li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre con loro e anche che sa ridere con loro”.
Giovannino Guareschi

Don Camillo: un sacerdote semplice di cuore ma di grande saggezza, capace di affrontare e risolvere le situazioni più disparate. Ma da dove gli vengono queste caratteristiche? Ce lo illustra don Pronzato dopo uno studio approfondito dei libri di Guareschi. Ha composto infatti un vero e proprio “breviario” di don Camillo, che raccoglie massime, aforismi, paradossi dedicati all’umorismo, alla libertà, al dovere, osservazioni fulminanti sulla famiglia, la religione, la speranza, i valori della vita. Un libro che raccoglie il meglio della filosofia ( e del buonsenso! ) di don Camillo e di Guareschi.( Rizzoli )

Libreria Aiace Roma via Ojetti 36 Montesacro – Nomentana – Talenti

La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Aggiornato al 16 Gennaio 2023