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Per ricercare un Libro nel Database della Libreria Aiace è sufficiente digitare una o più parole riguardante l’argomento scelto. Esempio: Pasolini – Divina Commedia – Goethe – Roma Antica – Guerra Mondiale – Medioevo

 

Pasternak e Ivinskaja: Il viaggio segreto di Zivago

Tutti i segreti del rapporto tra Pasternak e Ivinskaya

Nel 2016 veniva pubblicato su Il Giornale un articolo a firma di Aridea Fezzi Price dal titolo ” Così Olga protesse Pasternak e salvò il suo Dottor Zivago. Tutti i segreti del rapporto tra lo scrittore e la Ivinskaya. “

L’amore di Boris Pasternak per la sua terra non vacillò mai un istante neanche negli anni delle peggiori costrizioni morali.

L’ultimo amore di Pasternak fu per Olga Ivinskaya, la donna che lo amò e lo sostenne negli ultimi 15 anni della sua vita, sopportando per lui interrogatori, torture e lavori forzati nei gulag di Taishet e Potma.

Anna Pasternak, pronipote dello scrittore, giornalista e scrittrice, ha deciso di penetrare e dipanare la ragnatela di affronti e imprecisioni che avvolge la figura di Olga. Viene raccontata una storia diversa.  Olga fu il grande amore e sostegno letterario di Pasternak, e in parte modello per Lara, l’eroina di Dottor Zivago.

Boris, che si innamorava facilmente, aveva già avuto una prima moglie, Evgenya, lasciata nel 1934 per sposare la seconda Zinaida, quando conobbe Olga nel 1946 nella redazione della rivista letteraria Novy Mir dove lei era redattrice. Lei aveva 34 anni, bionda con tristi occhi azzurri, due volte vedova, con due figli. Lui aveva 56 anni, un famoso poeta e traduttore di Shakespeare, che in un momento in cui tutto era un rischio e gli scrittori venivano senza sosta arrestati ed eliminati dai servizi segreti, poteva curiosamente contare su una scomoda immunità, probabilmente in nome delle sue splendide traduzioni dei poeti georgiani che toccavano la sensibilità di Stalin, il quale avrebbe ordinato di lasciare « Pasternak in pace fra le sue nuvole », come si legge in un documento conservato negli archivi del Kgb.

« Lui era lì davanti alla mia scrivania – scriverà più tardi Olga di quel giorno – l’uomo più generoso del mondo, cui fu dato di parlare a nome delle nuvole, delle stelle e del vento, che trovò parole eterne per la passione dell’uomo e la debolezza della donna ». Olga, più pronta a offrire sostegno e ammirazione, riempì subito il vuoto che l’aridità della moglie lasciava nell’anima di Boris, ma per il suo amore pagò un duro prezzo. Non potendo colpire Pasternak, divenne lei il bersaglio delle persecuzioni. Fu arrestata la prima volta nel 1949, interrogata e torturata per ottenere informazioni sulle presunte attività spionistiche dell’amante e sul libro sovversivo che stava scrivendo. Durante l’interrogatorio ebbe un aborto, ma fu ugualmente condannata a tre anni di lavori forzati nel gulag di Potma.

Fu l’ingiusta persecuzione di Olga a spingere Boris a trasferire il suo amore e il senso di colpa nel Dottor Zivago, di cui scrisse la seconda parte nonostante un infarto lo costringesse a lasciare Mosca per la sua dacia a Peredelkino con la moglie. Quando Olga fu liberata si trasferì in una casetta vicina, e Boris continuò la sua vita sempre in bilico fra Olga e Zinaida, in uno stato di continuo tormento, come Yuri, il dottor Zivago, diviso fra Lara e la moglie Tonya. Ma per Boris, incapace di un amore felice, come ebbe a osservare l’amica Marina Tsvetaeva, « l’amore doveva essere tormento e tortura ». Rifiutò sempre di sposare Olga, la quale avrebbe potuto godere della protezione del suo nome.

L’«anti sovietico» Dottor Zivago fu subito osteggiato dalle autorità e solo grazie alla determinazione di Boris fu contrabbandato fuori dalla Russia e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1957. Inizia da lì, da quello che sarà un successo internazionale e varrà il premio Nobel per la letteratura al suo autore, costretto a declinarlo dalle sferzate punitive di Kruscev, tutto l’«affare Pasternak» che alla sua morte, nel 1960, porterà al secondo arresto di Olga. Interrogata alla Lubjanka e accusata di avere partecipato alla stesura del romanzo e di atti sovversivi all’estero, fu condannata con la figlia Irina ai lavori forzati in Siberia. Liberata nel 1964, si spense a 83 anni a Mosca, nel 1995, dopo aver finalmente visto la pubblicazione del Dottor Zivago in Russia nell’88. ( Tratto da: Il Giornale )

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Libri & Letture

Aggiornato al 14 Gennaio 2023

I Libri di Tolkien

I mondi immaginari e fantastici di Tolkien

J. R. R. Tolkien, all’anagrafe John Ronald Reuel Tolkien ( Bloemfontein, 3 gennaio 1892 – Bournemouth, 2 settembre 1973 ), è stato uno scrittore, filologo, glottoteta, accademico e linguista britannico.

Importante studioso della lingua anglosassone, è l’autore de Il Signore degli Anelli e di altre celebri opere riconosciute come pietre miliari del genere high fantasy, quali Lo Hobbit e Il Silmarillion. Fu Rawlinson and Bosworth Professor di antico inglese dal 1925 al 1945 e Merton Professor di lingua e letteratura inglese dal 1945 al 1959 presso l’Università di Oxford, dove contribuì alla creazione del New Oxford English Dictionary. Fu amico intimo di C. S. Lewis, insieme al quale fu membro di un informale gruppo letterario conosciuto come Inklings. Fu anche membro della Royal Society of Literature. Nel 1961 Lewis segnalò Tolkien alla giuria del Premio Nobel per la letteratura, che però lo scartò, perché la sua scrittura venne definita “prosa di seconda categoria”.

Dopo la sua morte, il figlio Christopher pubblicò una serie di opere basate sull’ampia raccolta di appunti e manoscritti incompiuti del padre, tra cui Il Silmarillion. Quest’ultimo, insieme a Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, formano un unico corpo di racconti, poemi, linguaggi fittizi e saggi ambientati in un mondo immaginario chiamato Arda, di cui la Terra di Mezzo fa parte. Tra il 1951 e il 1955 Tolkien applicò la parola legendarium alla gran parte di queste opere.

Sebbene diversi altri autori avessero pubblicato opere di narrativa fantasy prima di Tolkien, il grande successo de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, nella loro edizione in brossura negli Stati Uniti, condusse a una riscoperta del genere e diede piena legittimazione all’invenzione di mondi immaginari autonomi e internamente coerenti, senza più la necessità di giustificare la loro esistenza come racconti di viaggio in luoghi esotici, sogni che scompaiono all’alba o favole. I suoi scritti hanno ispirato molte altre opere fantasy e hanno avuto un effetto duraturo su tutto il genere, al punto che Tolkien può essere considerato lo scrittore di fantasy più importante del XX secolo. Nel 2008 The Times ha posizionato Tolkien al sesto posto nella classifica de “I 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945”. ( Wikipedia )

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Le avventure di Tom Bombadil

Le avventure di Tom Bombadil (The Adventures of Tom Bombadil, 1962) è una raccolta di poesie di J.R.R. Tolkien. Delle 16 poesie contenute nel libro, solo 2 riguardano il personaggio di Tom Bombadil, famoso soprattutto per il suo incontro con Frodo Baggins ne La compagnia dell’anello; in questo libro si narra della sua lotta con il Vecchio Uomo Salice e dell’incontro con la figlia del fiume Baccador. L’edizione originale del libro conteneva illustrazioni di Pauline Baynes, in seguito sostituite, in molte edizioni, da disegni di Roger Garland. Nelle Avventure di Tom Bombadil si trovano alcune informazioni sulla Terra di Mezzo non presenti nelle altre opere di Tolkien, come i nomi dei sette fiumi di Gondor. Gli studiosi di Tolkien hanno però osservato che la storia viene narrata come se appartenesse al folklore degli hobbit, e quindi non è chiaro se le informazioni riportate sulla Terra di Mezzo debbano essere considerate parte del canone tolkieniano. ( Wikipedia )

Silmarillion

Il Silmarillion (The Silmarillion) è un’opera mitopoietica scritta da J. R. R. Tolkien – e pubblicata postuma nel 1977 da Christopher Tolkien con la collaborazione di Guy Gavriel Kay – che narra le vicende di Arda, dalla sua creazione fino alla Terza Era. Il Silmarillion, insieme ad altre opere dello stesso autore, dà forma a una estesa, sebbene incompleta, narrazione che descrive l’universo di Eä, nel quale si trovano le terre di Valinor, Beleriand, Numenor e la Terra di Mezzo, nell’ambito della quale si svolgono Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli.

Considerata dal figlio dell’autore Christopher Tolkien l’opera primaria, fondamentale e centrale del padre[1], è stata forse anche quella più amata dal suo autore; essa non è e non vuole essere un romanzo, ma piuttosto un corpus mitologico, o legendarium, ideato come cuore dell’universo tolkieniano, una serie di narrazioni e vicende a cui l’autore lavorò per tutta la vita, senza terminarle, utilizzandole nel frattempo quale base per sviluppare alcuni dei suoi capolavori, quali Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit. Tolkien non vide mai la pubblicazione del materiale del libro (tranne alcuni brani, che, cambiati e riassunti, appaiono nelle Appendici de Il Signore degli Anelli), che fu pubblicato (come molti altri) postumo dal suo curatore, il figlio Christopher, che ne integrò le parti mancanti.

Albero e Foglia

Albero e foglia è un libro che raccoglie un saggio e alcune fiabe dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien, riunite per la prima volta nel 1964. La raccolta contiene: il saggio “Sulle fiabe”, le fiabe “Foglia, di Niggle” e “Il fabbro di Wootton Major” e il dialogo in forma di poema allitterativo “Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm”, immaginario seguito del poema medievale “La battaglia di Maldon”, accompagnato da due brevi saggi. Nell’edizione italiana del 1988 fu aggiunta la poesia “Mitopoeia” ( La creazione mitica ).

 

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Libri & Letture

Le Poesie di Giovanni Pascoli by Libreria Aiace Roma

Giovanni Pascoli: il Poeta e il Fanciullino

Giovanni Pascoli ( San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912 ) è stato un poeta, accademico e critico letterario italiano, figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento, considerato insieme a Gabriele D’Annunzio, il maggior poeta decadente italiano, nonostante la sua formazione principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D’altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del “fanciullino” presente in ognuno: quest’idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di “poeta vate”, e di ribadire allo stesso tempo l’utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell’epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D’Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci, e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. ( Wikipedia )

Poesie

Mare
M’affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l’onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l’acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d’argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

Il passero solitario
Tu nella torre avita,
passero solitario,
tenti la tua tastiera,
come nel santuario
monaca prigioniera,
l’organo, a fior di dita;
che pallida, fugace,
stupì tre note, chiuse
nell’organo, tre sole,
in un istante effuse,
tre come tre parole
ch’ella ha sepolte, in pace.
Da un ermo santuario
che sa di morto incenso
nelle grandi arche vuote,
di tra un silenzio immenso
mandi le tue tre note,
spirito solitario.

Novembre
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.

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Libri & Letture

Aggiornato al 8 Gennaio 2023

LIBRO: Andrej Tarkovskij: l’Arte di scolpire il Tempo

La Poesia Filmata di Andrej Tarkovskij

A trent’anni dalla morte del celebre regista sovietico, ritorna la “poesia filmata” di Andrej Tarkovskij (1932-1986). Ingmar Bergman ha dichiarato: «Quando scoprii i primi film di Tarkovskij […] fu per me un miracolo. Di colpo mi trovavo davanti alla porta d’una stanza, di cui fino ad allora mi mancava la chiave. Una stanza in cui da sempre volevo entrare, e in cui lui si muoveva a suo agio. Mi sentii incoraggiato, stimolato: qualcuno esprimeva ciò che avevo sempre voluto dire, senza sapere come. Se Tarkovskij è per me il più grande, è perché egli reca al cinema – nella sua specificità – un nuovo linguaggio che gli consente di catturare la vita come apparenza, la vita come sogno».

IL RULLO COMPRESSORE E IL VIOLINO  ( 1960 ) – Sasha, un violinista di sette anni, viene difeso da Sergej, operaio addetto al rullo compressore, durante una lite con un gruppo di bambini. Grazie all’amicizia con l’uomo, Saha imparerà ad affrontare le difficoltà. Film realizzato da Tarkovskij a ventotto anni come lavoro di diploma del corso di regia.

L’INFANZIA DI IVAN ( 1962 ) – «Primo lungometraggio di Tarkovskij […], è la drammatica indagine, funerea e tragica, sulla vita di un bambino che orrore e violenza della guerra hanno segnato irrimediabilmente, […]. Una delle opere più coerenti del cosiddetto “disgelo” ( che proprio questo film simbolicamente chiuse ), offre della storia una “visione come dolore e irrazionalità”, lontanissima dall’ottimismo volontaristico degli anni staliniani» ( Mereghetti ). Leone d’oro a Venezia ex aequo con Cronaca familiare di Valerio Zurlini.
Versione originale con sottotitoli italiani

ANDREJ RUBLËV  ( 1966 ) – «In una Russia messa a ferro e fuoco dalle invasioni asiatiche e sconvolta dalle lotte di potere tra piccoli potentati, il monaco Rublëv (1360 ca.-1430), pittore di icone, passa attraverso 9 capitoli ( Il volo, il buffone, Teofane il Greco, La passione secondo Andrej, La festa, Il giudizio universale, La scorreria, Il silenzio, La campana ) che compongono un vasto affresco del Medioevo russo» ( Morandini ).

SOLARIS ( 1972 ) – «Lo scienziato Kris Kelvin ( Banionis ), inviato a indagare su ciò che sta che sta accadendo sulla base orbitante attorno al magmatico pianeta Solaris, scopre che alcune radiazioni hanno il potere di materializzare ricordi e ossessioni dell’equipaggio. […] Lanciato all’epoca come “la risposta sovietica a 2001: Odissea nello spazio“» ( Mereghetti ).

LO SPECCHIO ( 1974 ) – «Il protagonista è un uomo sui quarant’anni, che si sforza di fare un bilancio di tutta la vita precedente; cerca cioè di capire che cosa di valido c’è stato nella sua esistenza» ( Tarkovskij ).

NOSTALGHIA (1983 ) – Andrej Gonciacov è uno scrittore russo in viaggio in Italia sulle tracce di un compositore del Settecento suo conterraneo, Berezovskij, del quale sta scrivendo la biografia. È accompagnato dalla sua traduttrice, una bellissima donna italiana. I due visitano alcuni luoghi di grande suggestione. ( Centro Italiano di Cinematografia )

A partire dall’aprile del 1970 Tarkovskij iniziò a scrivere un diario che tenne con continuità sino agli ultimi giorni. Contiene il resoconto delle traversie burocratiche e delle complesse vicissitudini umane di Tarkovskij e costituiscono, assieme a Scolpire il tempo, col quale Tarkovskij definisce la propria idea estetica, il più importante documento sulla sua vita e le sue opere. In un primo momento dei diari furono pubblicati alcuni estratti, in traduzione inglese e tedesca, ma solo nel 2002 uscì la prima edizione integrale, curata dal figlio, per una piccola casa editrice fiorentina, le Edizioni della Meridiana.

Nel 1972 Tarkovskij realizzò Solaris, tratto dall’omonimo romanzo di Stanislaw Lem. Il film racconta una spedizione scientifica sul pianeta Solaris, un pianeta in cui avvengono strani fenomeni. Kris Kelvin, lo scienziato inviato a risolvere il mistero, scopre che l’oceano del pianeta è una vera e propria entità senziente che materializza il passato e i ricordi. La complessa atmosfera metafisica di quest’opera fu sottovalutata e si preferì puntare tutto sull’aspetto fantascientifico. Il film fu infelicemente presentato in occidente come “la risposta sovietica a 2001: Odissea nello spazio” ed ebbe alterne fortune. In Italia Solaris fu affidato a Dacia Maraini, che vi operò profondi cambiamenti: gli iniziali quaranta minuti del film furono tagliati e altre scene arbitrariamente rimontate, ovviamente senza il consenso di Tarkovskij, che nemmeno era stato informato e che, in seguito, intentò senza successo una causa legale contro la Maraini. Questa versione del film – peraltro doppiata in maniera disastrosa – circolò in Italia per quasi un trentennio, fino alla riedizione nel 2001 della versione integrale.

Terminato Solaris Tarkovskij iniziò a lavorare a Un bianco giorno, un film a carattere autobiografico, che uscì nel 1974 con il titolo definitivo Lo specchio (Zerkalo). Si tratta senza dubbio del film più personale ed ermetico del regista. Vadim Ivanovič Jusov che era sempre stato l’operatore di fiducia di Tarkovskij, rifiutò di girare il film perché considerava presuntuoso il progetto. Una volta uscito nelle sale però, Jusov ammise di aver avuto torto e si complimentò con Tarkovskij. In effetti Lo specchio è un’opera di grande fascino che esibisce un virtuosismo tecnico sconfinato, nell’uso della macchina da presa e nel lavoro sul colore, un virtuosismo finalizzato alla creazione di un’atmosfera eterea in cui il presente, il passato e i sogni sono fusi in unico blocco atemporale, su cui si innestano immagini d’archivio di soldati dell’Armata Rossa impegnati nella seconda guerra mondiale, in una lirica ricostruzione della storia della Russia.

L’ostilità del regime nei confronti di Tarkovskij, dopo questo film, diventò ancora più aspra. Il film fu ostacolato in ogni modo, se ne impedì la partecipazione a qualsiasi festival, nazionale e internazionale, mentre in patria fu considerato un film di terza categoria, la meno importante, per cui andò in programmazione solo per tre settimane e solo in piccole sale di periferia. A Tarkovskij fu inoltre impedito di girare altri film. Tra le altre idee sviluppate mai tradotte su schermo figurano la riduzione de L’idiota di Dostoevskij, che, nelle idee di Tarkovskij, avrebbe dovuto essere il suo film più importante e al quale lavorò dal 1971 al 1983 quando, ormai esule, capì che non avrebbe mai girato un film sul Vangelo di Luca.

Tra il 1976 e il 1977 Tarkovskij si dedicò al teatro e mise in scena a Mosca l’Amleto di Shakespeare, con Anatolij Solonicyn nel ruolo del principe di Danimarca. A partire dal 1978, grazie a un permesso speciale del Presidium del Soviet Supremo, Tarkovskij riprese a girare: iniziò la lavorazione di Stalker, tratto da Picnic sul ciglio della strada, un romanzo di fantascienza dei fratelli Strugackij, che uscì nel 1979.

Stalker racconta un viaggio all’interno di una misteriosa Zona, di cui si dice esista una stanza in cui si esaudiscono i desideri. Protagonisti del viaggio sono lo stalker, cioè la guida che sa come muoversi dentro la Zona, uno scienziato e uno scrittore. Lo sviluppo narrativo è quasi inesistente, ma il film è uno dei più suggestivi girati da Tarkovskij. Lentissime carrellate su pavimenti d’acqua, dialoghi filosofici e un’atmosfera da apocalisse post-atomica, che impregna ogni immagine, rendono il film enigmatico e sfuggente, probabilmente il vertice figurativo di Tarkovskij.

L’ostracismo del regime calò sulla pellicola: per volere dell’autorità sovietica il film fu presentato al festival non competitivo di Rotterdam, precludendogli la possibilità di concorrere a Cannes, dove fu comunque presentato a sorpresa riscuotendo un grande successo. Nel luglio del 1979 Tarkovskij ottenne il permesso di espatrio per recarsi in Italia per prendere contatti con la RAI. La moglie di Tarkovskij e il figlio furono trattenuti in URSS a garanzia del suo ritorno. In Italia Tarkovskij iniziò a girare assieme a Tonino Guerra Tempo di viaggio, un documentario per la RAI e, sempre con Guerra, iniziò il progetto di Nostalghia. Due mesi dopo ritornò in Unione Sovietica. ( Wikipedia )

 

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Musica Arbereshe in Basilicata – Tradizioni by Libreria Aiace

Basilicata: Musica Arbereshe

San Costantino Albanese conserva ancora oggi, a distanza di circa cinque secoli dalla sua fondazione, gli usi, i costumi, le tradizioni, la lingua e il rito religioso della terra d’origine. Per mantenere queste peculiarita’, fondamentali per l’identita’ di un popolo e per non essere sottomessi all’impero Ottomano, gli albanesi decisero di scegliere una nuova terra dove vivere e conservare la loro cultura e le loro tradizioni, mantenendole nel tempo; questa nuova terra è stata ed è l’Italia meridionale.
A San Costantino Albanese si parla quotidianamente l’antica lingua albanese, tramandata oralmente. Nel 1908 l’alfabeto albanese venne codificato grazie anche all’aiuto di letterati italo-albanesi. La conservazione della lingua è dovuta in parte anche all’appartenenza alla diocesi Italo-Albanese di Lungro (CS) e al rito Greco-Bizantino con il quale si celebra la messa, officiata in lingua albanese. La celebrazione del matrimonio, ricca di simbologia e fascino orientale, il battesimo, durante il quale viene impartita anche la cresima e la prima comunione, il ricordo dei defunti, che dura una settimana, a febbraio, con la distribuzione del grano cotto e tutte le altre feste, rendono il nostro rito unico, un patrimonio da conservare e valorizzare insieme a tutti gli altri elementi che caratterizzano la nostra comunita’.
Il nostro paese è da considerarsi vivo dal punto di vista culturale. Sono presenti gruppi che fanno rivivere le antiche musiche, gli antichi canti, le danze e il folklore arbëresh e svolgono le proprie manifestazioni sia in Italia che all’estero. Importante è la produzione musicale e bibliografica.
Altro importante e caratterizzante elemento della nostra cultura sono gli antichi e preziosissimi abiti tradizionali, riccamente ricamati con filigrana d’oro e d’argento.
A San Costantino Albanese, durante le celebrazioni della Festa della Madonna della Stella, viene proposto uno spettacolo unico in Italia: l’accensione dei “Nusazit”, pupazzi in cartapesta. I pupazzi antropomorfi di cartapesta sono costruiti con opportune intelaiature (armaxhi) di legno, e sono poi vestiti con i costumi raffiguranti elementi del folclore locale. Tali pupazzi sono riempiti opportunamente con polvere pirica e razzi al fine di generare un moto (in alcuni rotatorio intorno al proprio asse in altri di altro tipo) che si conclude per ognuno di essi con la detonazione finale.
Si tratta di pupazzi a grandezza naturale che raffigurano i seguenti personaggi: una donna (nusja), un pastore (Kapjel picut), due fabbri (furxharet) e il diavolo (djallthi). La valorizzazione delle nostre tradizioni e la grande volonta’ di conservare le importanti peculiarita’ esistenti, sono prioritarie e l’Amministrazione Comunale, coadiuvata dalle associazioni culturali, si adopera affinche’ il nostro importante patrimonio non vada disperso. ( Tratto da Regione Basilicata )

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Libri & Letture

Investire in Libri Rari può essere redditizio

Investimento in Libri rari del Novecento

Secondo gli esperti del settore, il mercato del libro raro è in crescita e se l’investimento è azzeccato può rendere parecchio: si parla di rivalutazioni sul prezzo iniziale che vanno dal 15% al 30% ogni dieci anni. E nel caso di esemplari particolarmente appetibili, il valore può anche raddoppiare.

Gli esempi di singoli pezzi o intere raccolte che i collezionisti si sono disputati a suon di cifre con molti zeri non mancano. Di recente ha fatto notizia la vendita all’incanto della vastissima biblioteca di Pierre Bérge, conosciuto per essere stato il compagno dello stilista Yves Saint Laurent, iniziata nel 2015 e tuttora in corso. Fra i lotti già aggiudicati figurano L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert, battuta per 470 mila euro; il libro di poesie L’air de l’eau, del poeta surrealista Andre Breton, venduto a 340 mila euro; il taccuino di viaggio Par les champs et par les grèves, sempre di Flaubert, aggiudicato per 537.880 euro. E solo per citare quelli che hanno raggiunto le quotazioni più alte: a oggi, i libri rari o autografati della collezione, già venduti o di prossima alienazione, sono più di 950.

Ma non è necessario disporre di cifre tanto ingenti per investire in libri. E neppure recarsi in una casa d’aste: insiti web specializzati come AbeBooks.it o Copernicum, per esempio, si può acquistare una prima edizione dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni per 5.750 euro, una copia autografata dell’Ulisse di James Joyce con illustrazioni di Henri Matisse per 2.732 euro o una prima edizione illustrata del Pinocchio di Collodi proposta a 25 mila euro. Senza contare le numerose biblioteche antiquarie e le fiere del settore a cui è sempre possibile rivolgersi in cerca di indicazioni qualificate. ( Tratto da Business Insider Novembre 2018 )

ImmagineLIBRO RARO 3. Ed 1961 ” GIOACHINO BELLI: I SONETTI “ Raccolta di sonetti scritti in dialetto romanesco dal Belli durante il XIX secolo NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1.Ed 1953 ” BUZZATI: UN CASO CLINICO “ Una commedia in due tempi e 13 quadri. Buzzati uno degli scrittori più influenti e profondi del 900 – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1962 ” RACCONTI DI CECHOV “ L’esordio di Cechov, nato nel 1860 in una famiglia di umilissime origini, nel mondo della letteratura avvenne con brevi racconti – Negozio Online: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1.a Ed 1968 ” SCAPIGLIATURA DA GIUSEPPE ROVANI A CARLO DOSSI “ Gruppo artistico e letterario sviluppato nell’Italia del Nord a partire dagli anni sessanta dell’800 con epicentro a Milano – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1951 ” ARTURO GRAF: LETTERE A UN AMICO TRIESTINO “ – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… –  LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineCOLLEZIONISMO LIBRI RARI ” BEPPE FENOGLIO: VENTITRE GIORNI DELLA CITTÀ DI ALBA, EINAUDI, 1952, 1A EDIZIONE “ – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1949 ” DINO BUZZATI: PAURA ALLA SCALA “ fu pubblicato dopo il successo de “Il deserto dei Tartari” e “I sette messaggeri”. Nelle 25 storie che compongono – NEGOZIO ONLINE https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1958 ” ORIANA FALLACI: I 7 PECCATI DI HOLLYWOOD “ Hollywood per raccontare senza filtri il mondo del cinema e i suoi segreti. – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1961 ” HAMBIS: I MONGOLI “ L’impero mongolo fu fondato da Gengis Khan nel 1206 dopo aver unificato le tribù turco-mongole.. – NEGOZIO ONLINE https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1942 1.a Edizione ” STORIA E POLITICA COLONIALE GERMANICA “ – NEGOZIO ONLINE https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

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La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Libri & Letture

Aggiornato al 19 Novembre 2023 

 

C'eravamo tanto odiate (Callas e Tebaldi, eterne rivali) - Canessa F., 9s21 

C’eravamo tanto odiate ( Callas e Tebaldi, eterne rivali ) – Canessa F.

Leggere & Leggere: Libri Perduti nel Tempo

Storia II Guerra Mondiale: Skorzeny e la Liberazione di Mussolini

Otto Skorzeny ( Vienna, 12 giugno 1908 – Madrid, 5 luglio 1975 ) è stato un militare austriaco. Soldato della Germania nazista, acquistò grande notorietà durante la seconda guerra mondiale per aver partecipato alla liberazione di Mussolini dalla sua prigionia del Gran Sasso d’Italia del 1943, l’operazione Quercia. –  LIBERAZIONE DI MUSSOLINI:  Dopo il 25 luglio 1943, Skorzeny fu inviato in Italia da Himmler con l’incarico di coadiuvare il generale Kurt Student, cui Hitler aveva affidato l’incarico di condurre l’Operazione Eiche ( ovvero di cercare il luogo in cui Mussolini era tenuto prigioniero e di liberarlo ). I paracadutisti di Student dovevano effettuare l’incursione mentre le SS di Skorzeny dovevano reperire le informazioni sul luogo di detenzione del prigioniero. Secondo il maggiore Harald-Otto Mors, responsabile dell’operazione sotto il comando di Student, Skorzeny non ebbe grande merito nella liberazione di Mussolini, dato che i suoi compiti di fatto si esaurirono nel momento in cui fu scoperta, appunto, la prigione del duce sul Gran Sasso. Ufficialmente egli infatti prese parte all’operazione ( condotta il 12 settembre appunto da paracadutisti del Fallschirmjäger-Lehrbataillon ), come osservatore. Secondo un’altra visione dei fatti, invece, Skorzeny ebbe il merito della riuscita dell’operazione, poiché ebbe l’idea di portare con sé il generale di polizia Soleti che, facendosi riconoscere dai carabinieri e dai soldati che presidiavano l’albergo sul Gran Sasso e intimando loro di non sparare, consentì la liberazione del duce che fu quindi incruenta. Skorzeny riuscì in effetti a presentarsi da Mussolini per annunciargli che, per ordine di Hitler, i tedeschi erano venuti a liberarlo senza affrontare alcuna reazione da parte degli italiani, totalmente disorientati dalla presenza del generale Soleti, alla cui vista lo stesso Mussolini, affacciatosi alla finestra, disse: “Non sparate, non vedete che è tutto in ordine ? C’è un generale italiano”. Si deve anche menzionare il fatto che Karl Radl, brillante ufficiale delle SS, ebbe un ruolo di primo piano nell’operazione Eiche. Nel 1955, Radl pubblicò il libro “Yo rescaté a Mussolini”, dove per l’appunto dichiarò che fu proprio lui il vero ideatore dell’inclusione del Generale Soleti nella spedizione tedesca a Campo Imperatore per liberare Mussolini. Nella testimonianza di Soleti alcuni analisti hanno rilevato contraddizioni e discrepanze rispetto alla versione di Radl.  ( Wikipedia )

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Libri & Letture

Aggiornato al 11 Gennaio 2024

 

LIBRO: L’Italia di Bonaparte di Antonino De Francesco

DE FRANCESCO: L’ITALIA DI BONAPARTE

I Bonaparte, già Buonaparte, sono una nobile famiglia corsa di origine italiana. Secondo la versione accettata dallo stesso Napoleone e da altri membri della famiglia, i Buonaparte erano originari di Firenze, dove si schierarono dalla parte ghibellina. Con la vittoria del partito dei Guelfi, nel Duecento, dovettero lasciare la città andando in esilio, prima a San Miniato, e infine a Sarzana, nell’allora Repubblica di Genova ove il primo membro conosciuto della famiglia si trova citato come Bonapars figlio di Gianfardo.

I Buonaparte passarono quindi in Corsica, prima a Bastia, con Giovanni Buonaparte, che divenne reggente delle città sotto il governatore genovese Tomasino Campofregoso, e poi definitivamente ad Ajaccio.

Il legame con la penisola italiana non fu mai rescisso: Carlo Maria Buonaparte, padre di Napoleone Bonaparte, studiò diritto all’Università di Pisa come molti suoi antenati. E attraverso i lontani parenti di San Miniato nel Granducato di Toscana, riuscì a ottenere il titolo di nobile di San Miniato, che gli permise di entrare il 13 settembre 1771 nella nuova nobiltà còrsa, voluta dai francesi che nel 1769 erano diventati i nuovi padroni dell’isola.

Campagna d’Italia

La campagna d’Italia del 1796-1797 fu la serie d’operazioni militari guidate da Napoleone Bonaparte alla testa dell’Armata d’Italia durante la guerra della prima coalizione combattuta dalla Francia rivoluzionaria contro le potenze monarchiche europee dell’Antico regime, nello specifico rappresentate dal Regno di Sardegna, dal Sacro Romano Impero e dallo Stato Pontificio.

Il generale Bonaparte dimostrò per la prima volta le sue grandi capacità di stratega e di condottiero raggiungendo, nonostante la limitatezza dei suoi mezzi, una serie di brillanti vittorie che consentirono di instaurare il dominio francese su gran parte dell’Italia settentrionale e centrale. Il generale ottenne grande prestigio e una vasta popolarità, esercitando autonomamente l’autorità sul territorio conquistato e organizzando una serie di stati strettamente collegati alla Francia. Dopo aver agito spesso in contrasto con le direttive del Direttorio, il generale Bonaparte concluse vittoriosamente la campagna firmando personalmente il trattato di Campoformio, che sancì la sconfitta dell’Impero d’Austria e della prima coalizione e confermò la predominante influenza francese in Italia, specie sulle elite peninsulari.

Nel novembre del 1796, Napoleone proclamò la Repubblica Transpadana ( Lombardia ), e l’anno successivo anche la Repubblica Cispadana ( Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia ), e adottò il tricolore come bandiera. Successivamente, con una serie di campagne vincenti, estese il suo dominio anche su Mantova e sul territorio di Venezia, che divenne la Repubblica Veneta e nel 1797, fondò la Repubblica Cisalpina, che assorbì anche la Repubblica Cispadana.
Nonostante la Pace di Campoformio ( 1797 ) lo avesse costretto a cedere il Veneto all’Austria, nell’inverno successivo le truppe napoleoniche riuscirono ad entrare a Roma e, proclamando la Repubblica Romana, costrinsero il papa a rifugiarsi in Toscana. Infine, nel gennaio del 1799 le truppe francesi entrarono anche a Napoli e proclamarono la Repubblica Partenopea.
Dopo la controffensiva austriaca i francesi furono costretti a ritirarsi da alcuni presidi in Lombardia, e Ferdinando IV di Borbone inviò le sue truppe alla riconquista di Napoli. La Repubblica Partenopea capitolò a giugno dello stesso anno, e ad agosto, in seguito alla battaglia di Novi, crollò la dominazione francese. 

Negli anni successivi Napoleone, dopo aver vinto altre battaglie decisive, si impegnò a dare un nuovo assetto territoriale all’Italia.
Nel mese di giugno del 1800, venne proclamata la seconda Repubblica Cisalpina, ed in seguito anche la Repubblica di Genova, il Piemonte e il ducato di Parma passarono alla Francia. Il dicembre del 1801 un’assemblea di notabili deliberò la nascita della Repubblica Italiana, con capitale Milano e presidente Napoleone.
Quattro anni dopo Napoleone assunse il titolo di re d’Italia ed il 26 maggio del 1805 venne incoronato con la corona ferrea.
Il territorio a lui sottomesso continuava ad allargarsi, annettendo anche il Regno Veneto, la Dalmazia, la Repubblica Ligure ed infine la Toscana.
Nel 1806 Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, fu nominato re di Napoli, e l’anno successivo vennero conquistate anche le Marche, il Lazio e l’Umbria. Restano fuori dal dominio solo la Sicilia, sotto il dominio Borbone, e la Sardegna, territorio dei Savoia.
Dieci anni dopo, la controffensiva austriaca toglieva Milano ai Francesi e causava il crollo del Regno ( 1815 ). ( Wikipedia )

 

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Aggiornato al 6 Gennaio 2024

 

 

 

LIBRO: Abissinia di Mario Lolli

MARIO LOLLI, ABISSINIA, 1935 

Mario Lolli è una delle personalità di riferimento per la cultura aquilana, autore di numerosi testi e di musiche che sono entrate nel repertorio folkloristico e popolare.
Nato il 22 febbraio 1917 e scomparso il 31 gennaio del 2002, Mario Lolli è stato un alto ufficiale dell’esercito, partecipando alla seconda guerra mondiale e alla lotta partigiana, decorato al valore militare. Immenso è stato il suo contributo allo studio delle tradizioni e alla promozione e sviluppo del dialetto aquilano, con la realizzazione di numerosi testi, nonché del primo Dizionario Italiano – Aquilano e del celebre “Zibaldone Aquilano”.

La seconda Guerra d’Abissinia

La guerra d’Etiopia, nota anche come guerra d’Abissinia o seconda guerra italo-etiopica, si svolse tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936 e vide contrapposti il Regno d’Italia e l’Impero d’Etiopia. Condotte inizialmente dal generale Emilio De Bono, rimpiazzato poi dal maresciallo Pietro Badoglio, le forze italiane invasero l’Etiopia a partire dalla Colonia eritrea a nord, mentre un fronte secondario fu aperto a sud-est dalle forze del generale Rodolfo Graziani dislocate nella Somalia italiana. Nonostante una dura resistenza, le forze etiopiche furono soverchiate dalla superiorità numerica e tecnologica degli italiani e il conflitto si concluse con l’ingresso delle forze di Badoglio nella capitale Addis Abeba.

La guerra fu la campagna coloniale più grande della storia: la mobilitazione italiana assunse dimensioni straordinarie, impegnando un numero di uomini, una modernità di mezzi e una rapidità di approntamento mai visti fino ad allora. Fu un conflitto altamente simbolico, dove il regime fascista impiegò una grande quantità di mezzi propagandistici con lo scopo di impostare e condurre una guerra in linea con le esigenze di prestigio internazionale e di rinsaldamento interno del regime stesso, volute da Benito Mussolini, con l’obiettivo a lungo termine di orientare l’emigrazione italiana verso una nuova colonia popolata da italiani e amministrata in regime di apartheid sulla base di una rigorosa separazione razziale. In questo contesto i vertici militari e politici italiani non badarono a spese per il raggiungimento dell’obiettivo: il Duce approvò e sollecitò l’invio e l’utilizzo in Etiopia di ogni arma disponibile e non esitò ad autorizzare l’impiego in alcuni casi di armi chimiche. L’aggressione dell’Italia contro l’Etiopia ebbe rilevanti conseguenze diplomatiche e suscitò una notevole riprovazione da parte della comunità internazionale: la Società delle Nazioni decise d’imporre delle sanzioni economiche contro l’Italia, ritirate nel luglio 1936 senza peraltro aver provocato il benché minimo rallentamento delle operazioni militari.

Le ostilità non cessarono con la fine delle operazioni di guerra convenzionali, ma si prolungarono con la crescente attività della guerriglia etiopica dei cosiddetti arbegnuoc ( patrioti ) e con le conseguenti misure repressive attuate dal governo italiano, durante le quali non furono risparmiate azioni terroristiche nei confronti della popolazione civile; la resistenza etiope collaborò poi con le truppe britanniche nella liberazione del paese dagli italiani nel corso della seconda guerra mondiale. Formalmente lo stato di guerra ebbe ufficialmente termine il 10 febbraio 1947 con la stipula del Trattato di Parigi fra l’Italia e le potenze alleate, che comportò per l’Italia la perdita di tutte le sue colonie africane. ( Wikipedia )

 

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