Documenti della Guerra Santa d’Italia 1848: da Roma alla capitolazione di Vicenza

Fatti e documenti riguardanti la Divisione Civica e i Volontari mobilizzata sotto gli ordini del General Ferrari dalla partenza da Roma fino alla capitolazione Di Vicenza

Documenti della Guerra Santa d’Italia

I. — Cenni e documenti della guerra d’insurrezione lombarda del 1849 di Gabriele Camozzi ; II. — Moti insurrezionali e comitato provvisorio di difesa a como durante il Marzo 1849 ; III. — Insurrezione di Brescia ed atti ufficiali durante il Marzo 1849 esposti da Carlo Cassola … ; IV. — L’assedio di Roma, racconto istorico di B. Del Vecchio ; V. — Il Portafoglio del generale Gerolamo Ramorino ; VI. — Bologna nel Maggio 1849 cronaca di B. Del Vecchio ; VII. — Venezia l’11 Agosto 1848, memorie storiche di Francesco Dall’Ongaro ; VIII. — Di Daniele Manin, presidente e di Venezia. Memoria storica di G. Vittorio Rovani ; IX. — Memoriale Veneto storico-politico di P. Contarini dal 18 marzo 1848 al 26 agosto 1849 ; X. — Memorie istoriche dell’artiglieria Bandiera-Moro, assedio di Marghera e fatti del Ponte a Venezia, 1848-49 ; XI. — Fatti e documenti riguardanti la divisione civica e volontari mobilizzata sotto gli ordini del general Ferrari dalla partenza da Roma fino alla capitolazione di Vicenza ; XII. — Le Milizie toscane nella guerra di Lombardia del 1848, narrazione istorica del general de Laugier ; XIII. — L’assedio ed il blocco d’Ancona (Maggio e Giugno 1849) ; XIV. — Del governo austriaco, societa secrete e polizia in Lombardia ; XV. — Intorno al glorioso fatto Bolognese dell’8 Agosto 1848, cronaca di B. Del Vecchio ; XVI-XVII. — La Repubblica Romana (del 1849) di Carlo Rusconi ; XVIII. — Cenno storico sull’ultima rivoluzione toscana, con note e documenti inediti, per Giovanni La-Cecilia ; XIX-XX. — Istoria. Documentata della rivoluzione Siciliana e delle sue relazioni co’governi Italiani e stranieri (1848-1849) di Giuseppe La Farina

[ Pubblicato nel 1850 ]

Il generale Andrea Ferrari, 1770-1859, è ricordato per aver guidato il corpo di volontari romani inviato dal governo pontificio contro le truppe austriache nel corso della fase iniziale della Prima Guerra d’Indipendenza

Il giorno 8 giugno da informatori il generale Durando fu avvisato del nuovo avanzarsi del nemico, ma mal si seppe del numero e della direzione. Si diceva che non raggiungeva i 20,000 uomini ed erano diretti al Piave per congiungersi ad altro corpo ivi concentrato. Ma il giorno 9 si ebbe notizia che aveva tagliata la strada ferrata e gittati tre ponti sul Bacchiglione; ormai il sospetto di essere attaccati diveniva certezza e quindi con ogni maggiore alacrità si diede opera ai lavori di difesa, si distribuirono le forze di 11,000 uomini nelle posizioni le più importanti. Verso sera si ebbero precise informazioni che tutto l’esercito Austriaco con Radetzky alla testa e con 80 cannoni stava per rovesciarsi su Vicenza.

Alle 4 di mattina del giorno 10 incominci l’attacco al Monte Berico posizione importantissima che domina Vicenza. Per disposizione del generale Durando, le posizioni di Castel Rambaldo e di Bellaguarda presidiate dagli Svizzeri dovevano essere abbandonate se attaccate da forze preponderanti per concentrarsi con una forte difesa al Colle su cui sta la Villa Ambelicopoli; e così fu fatto. Abbandonato dai nostri il colle di Bellaguarda gli Austriaci pensarono subito di piantarvi una batteria, ma colpiti con grande precisione dalla batteria del Colle Ambelicopoli batterono in ritirata. Fino alle 10 del mattino l’attacco fu debole perchè gli Austriaci lavoravano per fortificarsi nelle posizioni conquistate nel piantarvi batterie che avrebbero ben presto vomitato quel turbine di fuoco che doveva avviluppare la città e piombare sui colli. Ad un dato momento il nemico spiegava tutte le sue forze attaccando contemporaneamente il Monte Berico, i Colli e le porte di Padova, di S. Lucia, e di S. Bartolo.

Alla difesa della posizione Ambelicopoli stava la batteria Lentulus, rafforzata da un battaglione di corpi pontifici, di un battaglione di svizzeri e dalle compagnie di Mosti di Ferrara e Fusinato di Schio e del Tirolo italiano. Fu un accanito scambiarsi di palle, di granate, di razzi e di fucilate con esito micidialissimo. Alle 2 pomeridiane il Marchese d’Azeglio comandava un attacco alla baionetta contro i nemici occupanti la collina opposta; il combattimento a corpo a corpo fu accanito, micidiale sopratutto per i nostri che avevano di fronte forze quattro volte superiori; vi rimasero feriti lo stesso d’Azeglio e il colonnello Cialdini, e l’esito infelice fu la causa della perdita della nostra posizione al Monte Berico: i nostri costretti a ritirarsi furono inseguiti da cinquemila cacciatori ed Ungheresi senza che la nostra batteria potesse arrestarli con fuoco a mitraglia per non colpire i fratelli inseguiti d’appresso; giunti gli Austriaci a passo di corsa fino ai nostri, come una valanga li rovesciarono giù dal Monte; tentarono ancora i bravi italiani di fare resistenza sul Monte della Madonna e per i portici, ma tutto inutile, che dovettero ripararsi in città.

Perduto il Monte Berico la sorte di Vicenza era decisa, ma è pur vero che la resistenza poteva prolungarsi.

Erano le 8 di sera e ad onta del fulminare delle artiglierie e degli stutzen nessuna delle barricate aveva ceduto, tutte difese fino all’eroismo dal battaglione volontari e dalla legione Romana, dalla legione Romagnola, dal battaglione Anconitano e dalle truppe delle Marche; di questo parere di ulteriore resistenza erano i Vicentini che quando videro sulla torre inalberata la bandiera bianca, la presero a fucilate.

Fu firmata una capitolazione che salvava la città e i cittadini da ogni rappresaglia; ai parlamentari nostri, l’Austriaco disse: “che non si poteva negare una onorifica capitolazione a chi si era difeso tanto eroicamente”.

Certo è che le truppe regolari e volontari fecero tutti il loro dovere e si batterono con accanimento e valore, e la stessa capitolazione lo dimostrava perchè le truppe poterono ritirarsi con armi e bagaglio ed onori di guerra, senza alcuna scorta, colla semplice promessa che non avrebbero preso le armi per tre mesi. [ Fonte Gutemberg ]

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Aggiornato al 6 Gennaio 2024