Fascismo & Antifascismo by Libreria Aiace Roma Montesacro

Mussolini & la Marcia su Roma

In molti si convinsero che ormai dialogare con Mussolini fosse diventato inevitabile: Giovanni Amendola e Vittorio Emanuele Orlando teorizzarono una coalizione di governo che includesse anche i fascisti e Nitti, che sperava nella presidenza del Consiglio, riteneva ora un’alleanza con Mussolini il mezzo migliore per scalzare il suo avversario Giolitti. Proprio Giolitti, secondo lo stesso Mussolini, era l’unico uomo che poteva evitare il successo del fascismo: Facta lo sollecitò più volte a intervenire ma il grande vecchio della politica italiana comunicò che non si sarebbe scomodato se non per prendere direttamente in mano le redini del governo. I fascisti lo blandirono promettendogli la presidenza del Consiglio ed egli li accreditò presso il mondo industriale milanese. Tra il 27 e il 31 ottobre 1922, la “rivoluzione fascista” ebbe il suo culmine con la “marcia su Roma”, opera di gruppi di camicie nere provenienti da diverse zone d’Italia e guidate dai “quadrumviri” ( Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono e Michele Bianchi ). Mussolini non prese parte direttamente alla marcia, temendo un intervento repressivo dell’esercito che ne avrebbe determinato l’insuccesso. Rimase a Milano ( dove una telefonata del prefetto lo avrebbe informato dell’esito positivo ) in attesa di sviluppi e si recò a Roma solo in seguito, quando venne a sapere del buon esito dell’azione. Mussolini, in quei giorni, stava trattando direttamente col governo di Roma sulle concessioni che questo era disposto a fare al Fascismo, e il futuro Duce nutriva incertezza sul risultato che la manovra avrebbe avuto. Il re, per l’opposizione di Mussolini a qualsiasi compromesso ( il 28 ottobre rifiutò il Ministero degli Esteri ) e per il sostegno di cui il fascismo godeva presso gli alti ufficiali e gli industriali, che vedevano in Mussolini l’uomo forte che poteva riportare ordine nel paese “normalizzando” la situazione sociale italiana, non proclamò lo Stato d’assedio proposto dal presidente del Consiglio Facta e dal generale Pietro Badoglio, e diede invece l’incarico a Mussolini di formare un nuovo governo di coalizione ( 29 ottobre ). ( Wikipedia )

Galeazzo Ciano & I Diari

Gian Galeazzo Ciano, meglio conosciuto come Galeazzo, conte di Cortellazzo e Buccari ( Livorno, 18 marzo 1903 – Verona, 11 gennaio 1944 ), è stato un diplomatico e politico italiano. Figlio dell’ammiraglio Costanzo Ciano e di Carolina Pini, nel 1930 sposò Edda Mussolini. Il 25 luglio 1943, al Gran Consiglio del fascismo, votò l’ordine del giorno di Grandi ( insieme ad altri diciotto gerarchi ), approvando perciò l’indicazione contenuta nella mozione, volta a far sì che il re riprendesse in mano l’esercito e il governo della nazione. Si è a lungo congetturato sulle reali motivazioni dell’adesione di Ciano alla proposta di Grandi, tenuto conto che al voto sul famoso ordine del giorno, dovrebbe esser giunto dopo averne discusso col Duce, informato dallo stesso Grandi con qualche giorno di anticipo ( ma anche Mussolini, è stato fatto notare, doveva essere ben al corrente dell’adesione del genero ). Probabilmente Ciano condivideva con gli altri due gerarchi la considerazione che il tempo del fascismo fosse venuto a esaurimento ma, forse, ritenendosi ancora candidato alla successione, pensava che in una nuova gattopardesca riformulazione poco sarebbe cambiato e che egli sarebbe rimasto in auge. ( Wikipedia )

 

Le radici del Fascismo

La crisi economica del primo dopoguerra, la disoccupazione e l’inflazione crescenti, la smobilitazione dell’esercito che restituì alla vita civile milioni di persone, i conflitti sociali e gli scioperi nelle fabbriche del nord, l’avanzata del partito socialista divenuto il primo partito alle elezioni del 1919, crearono negli anni 1919-1922 le condizioni per un grave indebolimento delle strutture statali e per un crescente timore da parte dei ceti agrari e industriali di una rivoluzione comunista in Italia sul modello della rivoluzione d’ottobre del 1917. Il periodo tra le due guerre mondiali fu caratterizzato da forti tensioni sociali, soprattutto riguardo al reinserimento dei reduci della Prima guerra mondiale e in particolare nel cosiddetto biennio rosso, che in Italia fu caratterizzato da una serie di lotte operaie e contadine che ebbero il loro culmine e la loro conclusione con l’occupazione delle fabbriche, soprattutto nel centro-nord del Paese. Benito Mussolini, ex dirigente del Partito Socialista convertito alle idee del nazionalismo, riuscì a fondere idee, aspirazioni, frustrazioni dei reduci della Grande Guerra, in un movimento politico che all’inizio ebbe una chiara ispirazione socialista e rivoluzionaria che subito si contraddistinse per la violenza dei metodi impiegati contro gli oppositori. Il 23 marzo 1919 a Milano, si radunò un piccolo gruppo di circa 120 ex-combattenti, interventisti, arditi e intellettuali, che fondò i Fasci italiani di combattimento il cui intento era essenzialmente volto alla valorizzazione della vittoria sull’Austria-Ungheria e alla rivendicazione dei diritti degli ex-combattenti; dopo il primo congresso nazionale nel 1919 si presentarono alle elezioni politiche ma senza ottenere alcun seggio. Nelle successive elezioni del 1921 vennero invece eletti 35 deputati. Le violenze durante il periodo del biennio rosso perpetrate da arditi, futuristi e fascisti in un’offensiva contro sindacati e partiti di ispirazione socialista causarono numerose vittime ( circa 3.000 nel solo biennio 1921-22, secondo le stime di Gaetano Salvemini ) in particolare 300 morti fra i fascisti e 400 fra i socialisti nella sostanziale indifferenza delle forze di polizia; la violenza crebbe considerevolmente negli anni 1920-22 fino alla marcia su Roma nel 1922. Sempre Salvemini sostenne che i tumulti e i propositi di “fare come in Russia” da parte dei socialisti massimalisti crearono una situazione di tensione: “Insieme all’«antibolscevismo» degli industriali e dei proprietari terrieri, vi era quello dei bottegai e dei commercianti. ( Wikipedia )

Fascismo anno zero – 1919: La Nascita dei Fasci Italiani di Combattimento

Il 23 marzo 1919 è una data cardine nella storia d’Italia. Quel giorno, a Milano, in piazza San Sepolcro, al primo piano di Palazzo Castani, elegante edificio di fine Quattrocento, l’ex socialista Benito Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento. Sulla scena politica irrompe un movimento di tipo nuovo, aggressivo e dinamico, che non solo mescola estremismo di destra e radicalismo di sinistra ma raccoglie simpatizzanti di ogni genere: Arditi, futuristi, reduci, massoni, socialisti, sindacalisti rivoluzionari, anarchici. La maggior parte di loro sono giovani. Il programma è avanzato e decisamente riformista: si propongono la Costituente repubblicana dei combattenti, l’abolizione del Senato, il suffragio universale maschile e femminile, l’introduzione delle otto ore lavorative. Mussolini, in particolare, vuole affidare la guida del Paese a una nuove élite, l’aristocrazia dei combattenti. L’obiettivo è spodestare la vecchia classe dirigente liberale, scongiurare il pericolo bolscevico e conquistare il potere. Dalle colonne de «Il Popolo d’Italia», il quotidiano interventista creato nel 1914 grazie ai finanziamenti degli industriali, Mussolini rivendica l’annessione di Fiume e della Dalmazia, soffia sul fuoco della crisi economica, legittima l’uso della violenza come strumento di lotta politica (il primo assalto alla sede dell’«Avanti!» avviene il 15 aprile 1919). Eppure, per il fascismo delle origini le elezioni di novembre si rivelano un insuccesso: Mussolini non viene neppure eletto alla Camera ed è addirittura arrestato per violenze. Come il leader fascista reagì alla sconfitta e riorientò il suo movimento verso nuove prospettive ? Chi lo aiutò in quel frangente ? ( Mondadori )

La Guerra Civile in Italia 1943-1945

La locuzione guerra civile in Italia è impiegata nella storiografia di settore per riferirsi agli eventi accaduti durante la seconda guerra mondiale, in un periodo compreso tra l’annuncio dell’armistizio di Cassibile ( 8 settembre 1943 ) e la resa di Caserta ( 2 maggio 1945 ), durante il quale si verificarono combattimenti tra reparti militari della Repubblica Sociale Italiana ( RSI ), collaborazionisti con le truppe occupanti della Germania nazista, e i partigiani italiani ( inquadrati militarmente nel Corpo Volontari della Libertà e in maggioranza politicamente organizzati nel Comitato di Liberazione Nazionale ), sostenuti materialmente dagli Alleati, nell’ambito della guerra di liberazione italiana e della campagna d’Italia. Oltre ai combattimenti diretti tra i reparti armati delle due parti, si registrarono anche rappresaglie sulla popolazione civile e repressioni da parte delle autorità della RSI, contrasti interni al movimento partigiano, mentre rari furono gli scontri armati tra le truppe fasciste e quelle fedeli al governo monarchico, il cosiddetto “Regno del Sud”. ( Wikipedia )

 

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