Caravaggio violento ? L’assasinio di Ranuccio Tommasoni

Caravaggio: assassino violento e ambiguo, o vittima dei suoi tempi ?

Il mito del Caravaggio si è alimentato nel corso dei secoli per la sua vita leggendaria contrassegnata da mistero e morte ma anche da opere d’arte di straordinaria bellezza divenute immortali. Ma chi era veramente questo personaggio ambiguo, ma incredibilmente attuale, che ha segnato in maniera indelebile la storia della pittura?

Indiscusso genio pittorico ma anche uomo violento e irriverente, Michelangelo Merisi, conosciuto come il “Caravaggio”, nasce a Milano il 23 settembre del 1571 e muore il 18 luglio 1610 vicino a Porto Ercole (in Toscana).

Che il Caravaggio fosse un personaggio con una forte personalità e amante delle libertà era noto a tutti ma gli studi condotti negli anni, anche per merito dei suoi dipinti, dimostrano che forse non era il mostro assassino che la storia ci ha tramandato bensì semplicemente la vittima di un’Italia oscura e violenta popolata da cavalieri, prostitute, plebei e cardinali senza scrupoli interessati esclusivamente alle sue opere.

Tra le vicende drammatiche che hanno condizionato la vita dell’artista, particolare rilevanza ha avuto l’omicidio del giovane Ranuccio Tommasoni da Terni, avvenuto nel 1606 per motivi passionali, che lo ha costretto a fuggire da Roma per scampare alla pena capitale. Tommasoni avrebbe sfidato a duello Caravaggio perché quest’ultimo l’aveva disonorato. Il pittore, infatti, avrebbe avuto una relazione con la moglie di Tommasoni, Lavinia Giugoli, e quest’ultimo lo aveva sfidato a duello. A differenza di quanto inizialmente noto si trattava, dunque, di una lite d’onore ( Fonte: Mereasy.com )

I guai con la legge e l’omicidio Tommasoni

Durante il soggiorno presso palazzo Madama, dimora del cardinal Del Monte, il 28 novembre del 1600 Merisi malmenò e percosse con un bastone Girolamo Stampa da Montepulciano, un nobile ospite del prelato: ne seguì una denuncia. Gli episodi di risse, violenze e schiamazzi andarono via via aumentando; spesso il pittore fu arrestato e condotto nelle carceri di Tor di Nona.

Non sarebbe comunque stato quello il primo guaio con la legge per il turbolento artista. Il Bellori sostenne che, intorno al 1590-1592, Caravaggio, già distintosi per risse tra bande di giovinastri, commise un omicidio a causa del quale fuggì da Milano prima per Venezia, poi per Roma. Il suo arrivo nella città papale sarebbe stato dunque la conseguenza di una fuga.

Nel 1601 fu rilasciato dal carcere, tornando a dipingere dapprima la Cattura di Cristo e poi Amor vincit omnia. Nel 1603 fu nuovamente processato, questa volta per la diffamazione di un altro pittore, Giovanni Baglione, che querelò sia Caravaggio sia i suoi seguaci Orazio Gentileschi e Onorio Longhi, colpevoli di aver scritto rime offensive nei suoi confronti. Grazie all’intervento dell’ambasciatore francese, Merisi, condannato al processo, fu liberato e trasferito agli arresti domiciliari, seppur per poco (aveva scontato già un mese di carcere a Tor di Nona).

Tra il maggio e l’ottobre del 1604 il pittore fu arrestato varie volte per possesso d’armi e ingiurie alle guardie cittadine; inoltre, fu querelato da un garzone d’osteria per avergli tirato in faccia un piatto di carciofi.

Nel 1605 fu costretto a scappare a Genova per circa tre settimane, dopo aver ferito gravemente un notaio, Mariano Pasqualone di Accumoli, a causa di Lena, amante e modella di Caravaggio. L’intervento dei protettori dell’artista riuscì a insabbiare l’accaduto anche se, al ritorno a Roma, il pittore fu querelato da Prudenzia Bruni, sua padrona di casa, per non aver pagato l’affitto; per ripicca, Merisi prese nottetempo a sassate la sua finestra, finendo nuovamente querelato. Nel novembre dello stesso anno il pittore fu degente per una ferita, che egli sostenne essersi procurato cadendo sulla propria spada.

Il fatto più grave però si svolse a Campo Marzio, la sera del 28 maggio 1606 ( anno successivo all’elezione di papa Paolo V, zio di Scipione Borghese, grande estimatore di Caravaggio ): a causa di una discussione causata da un fallo nel gioco della pallacorda (una sorta di tennis) il pittore fu ferito e, a sua volta, ferì mortalmente il rivale, tal Ranuccio Tommasoni da Terni, con il quale aveva avuto già in precedenza discussioni spesso sfociate in risse. Anche questa volta c’era di mezzo una donna, Fillide Melandroni, le cui grazie erano contese da entrambi. Probabilmente dietro l’assassinio di Ranuccio c’erano anche questioni economiche, forse qualche debito di gioco non pagato dal pittore, o addirittura questioni politiche: la famiglia Tommasoni infatti, era notoriamente filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto dell’ambasciatore di Francia.

Il verdetto per il delitto di Campo Marzio fu severissimo: Caravaggio fu condannato alla decapitazione, che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per strada. Nei suoi dipinti cominciarono ossessivamente a comparire teste mozzate, e il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del condannato.

Degli autoritratti di come fosse effettivamente il reale volto del pittore, forse uno dei più verosimili resta quello di un fuggitivo nella sua scena del “Martirio di san Matteo”. Tuttavia il ritratto più noto del Merisi rimane quello a opera di Ottavio Leoni, che lo conobbe personalmente ma lo eseguì almeno 11 anni dopo la morte. Il Leoni ritrasse anche Galileo Galilei, contemporaneo del Merisi, nel 1624; alcuni hanno riconosciuto, in quest’ultimo, la grande somiglianza con il Pilato nella celebre tela Ecce Homo di Caravaggio del 1601. ( Wikipedia )

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Immagine 1 - R. Bassani, F. Bellini - CARAVAGGIO ASSASSINO - Donzelli 1994, 26s21

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