LIBRO: Grazia Deledda di Rossana Dedola

R. DEDOLA, GRAZIA DELEDDA, AVAGLIANO, 2016

Grazia Deledda nacque a Nuoro, in Sardegna, il 27 settembre 1871, quinta di sette tra figli e figlie, in una famiglia benestante.

Il padre, Giovanni Antonio Deledda, laureato in legge, non esercitava la professione. Agiato imprenditore e possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e lui stesso componeva versi in sardo, aveva fondato una tipografia e stampava una rivista. Fu sindaco di Nuoro nel 1863. La madre era Francesca Cambosu, donna di severi costumi; dedita alla casa, educherà lei Grazia. Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia venne seguita privatamente da un professore ospite di una parente della famiglia Deledda che le impartì lezioni di base di italiano, latino e francese. Proseguì la sua formazione totalmente da autodidatta.[4] Importante per la formazione letteraria di Grazia, nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l’amicizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante sassarese Enrico Costa, che per primo ne comprese il talento. Per un lungo periodo si scambiò delle lettere con lo scrittore calabrese Giovanni De Nava, in cui si complimentava del talento della giovane scrittrice. Queste missive, poi si trasformarono in lettere d’amore in cui si scambiavano dolci poesie. Poi per l’assenza di risposte da parte di Giovanni per un lungo periodo, smisero di scriversi. La famiglia venne colpita da una serie di disgrazie: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi e divenne alcolizzato, il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardiaca il 5 novembre 1892 e la famiglia dovette affrontare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.

Il 10 dicembre 1927 le venne conferito il premio Nobel per la letteratura 1926 (non vinto da alcun candidato l’anno precedente, per mancanza di requisiti), «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».

Un tumore al seno di cui soffriva da tempo la portò alla morte nel 1936, quasi dieci anni dopo la vittoria del premio.

Le spoglie della Deledda sono custodite in un sarcofago di granito nero levigato nella chiesetta della Madonna della Solitudine, ai piedi del monte Ortobene di Nuoro.

Lasciò incompiuta la sua ultima opera Cosima, quasi Grazia, autobiografica, che apparirà in settembre di quello stesso anno sulla rivista Nuova Antologia, a cura di Antonio Baldini e poi verrà edita col titolo Cosima. ( Wikipedia )

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