LIBRO: Le Notti di Chicago di Nelson Algren

N. Algren, Le Notti Di Chicago, Einaudi, I Gettoni, 1954

Nelson Algren ( Detroit, 28 marzo 1909 – Long Island, 9 maggio 1981 ) è stato uno scrittore e poeta statunitense. Fu un narratore dello squallore dei bassifondi di Chicago abitati da pugili, giocatori d’azzardo, immigrati soprattutto messicani e polacchi.

Si inserisce, assieme a James Thomas Farrell, Richard Wright e John Hersey nella corrente del Realismo americano iniziata da Theodore Dreiser.

Nel 1935 pubblica il suo primo romanzo, Somebody in Boots. L’opera è scritta nello stile documentaristico classico degli anni Trenta, ma vende solo 750 copie; deluso, l’autore deve essere ricoverato in ospedale per un breve periodo, probabilmente in seguito a un tentativo di suicidio.

Nella seconda metà degli anni Trenta Algren scrive racconti e lavora saltuariamente per l’Illinois Writers’ Project della Work Progress Administration istituita dal governo Roosevelt; si sposa con Amanda Kontowicz, da cui successivamente divorzierà per poi risposarla e infine divorziare di nuovo.

Il 1947 è un anno cruciale per Nelson Algren. Esce il suo terzo libro, The Neon Wilderness ( Le Notti di Chicago ). ll mondo di questi racconti è quello dei losers, i perdenti: puttane, vagabondi, giocatori d’azzardo, pugili di seconda categoria.

“I politici e gli intellettuali mi annoiano” scrisse una volta Algren, “mi sembrano irreali; la gente che frequento è quella che mi pare vera: puttane, drogati, ladri; sono gli unici rimasti con qualcosa da dire e nessuno a cui dirlo.”

 

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LIBRO: Umano, Troppo Umano di Friedrich Nietzsche

NIETZSCHE: UMANO, TROPPO UMANO E I FRAMMENTI POSTUMI

Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi ( Menschliches, Allzumenschliches. Ein Buch für freie Geister ) è il primo saggio eminentemente filosofico di Friedrich Nietzsche, pubblicato in due parti tra il 1878 e il 1879.

L’opera si distacca totalmente dai precedenti lavori del filosofo: si tratta difatti di una raccolta di aforismi incentrati specificamente sull’essere umano e sulla sua particolare condizione esistenziale. L’acuta e attenta riflessione nietzschiana sulla “Krisis” in cui si trova l’uomo contemporaneo costituirà uno degli spunti fondamentali per gran parte della riflessione filosofica a venire.

Nel 1876 Nietzsche rompe con Richard Wagner, contemporaneamente con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute le quali, facendosi sempre più precarie (emicranie e problemi di vista sempre più acuti e frequenti) lo costringono a chiedere un periodo di aspettativa dai suoi doveri accademici presso l’università di Basilea. Nell’autunno di quello stesso anno, accompagnato dal suo nuovo amico Paul Rée, uno studioso di filosofia di origine ebraica (e pertanto subito inviso ai Wagner, fanatici antisemiti), si reca a Sorrento ospite di Malwida von Meisenburg, ricca mecenate delle arti, e qui inizia a scrivere “Umano, troppo umano”.

È l’inizio del periodo cosiddetto illuministico del pensiero nietzschiano, favorito anche dai continui e proficui scambi di opinioni con Ree: il libro viene infine dedicato a Voltaire, pensatore che assurge così ad esempio simbolico della figura teorica dello “spirito libero”: nella celebrazione della ricorrenza della morte, 1878. All’inizio, invece della prefazione c’era una citazione da un brano del Discorso sul metodo di Cartesio.

Friedrich Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche ( Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900 ) è stato un filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco. Considerato tra i massimi filosofi e scrittori di ogni tempo, ebbe un’influenza controversa, ma indiscutibile, sul pensiero filosofico, letterario, politico e scientifico del mondo occidentale nel XX secolo. La sua filosofia, in parte riconducibile al filone delle filosofie della vita e all’irrazionalismo, è considerata da alcuni uno spartiacque fra la filosofia tradizionale e un nuovo modello di riflessione, informale e provocatorio. In ogni caso, si tratta di un pensatore unico nel suo genere, sì da giustificare l’enorme influenza da lui esercitata sul pensiero posteriore.

Scrisse vari saggi e opere aforistiche sulla morale, la religione (in particolare quella cristiana), la società moderna, la scienza, intrise di una profonda lucidità e avversione alla metafisica, seppure spesso il filosofo venga accomunato anche all’irrazionalismo, di una forte carica critica, sempre sul filo dell’ironia e della parodia. Nella sua filosofia si distingue una prima fase “wagneriana”, che comprende La Nascita della Tragedia e le Considerazioni inattuali, in cui il filosofo combatte a fianco di Richard Wagner per una “riforma mitica” della cultura tedesca.

Questa fase sarà poi abbandonata e rinnegata con la pubblicazione di Umano, troppo umano – nella stagione cosiddetta “illuministica” del suo pensiero –, per culminare infine, pochi anni prima del crollo nervoso che metterà fine alla sua attività – probabile conseguenza di una patologia neurologica ereditaria – in una terza fase, prominente del suo pensiero, dedicata alla trasvalutazione dei valori e al nichilismo attivo, costellata dai concetti di oltreuomo, eterno ritorno e volontà di potenza, fase che ha il suo apice (e inizio) con la pubblicazione del celeberrimo Così parlò Zarathustra. ( Wikipedia )

 

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LIBRO: Spoon River Anthology di Edgar Lee Masters

E.L. MASTERS, SPOON RIVER ANTHOLOGY, I MILLENNI, EINAUDI, 1948

L’Antologia di Spoon River ( Spoon River Anthology ) è una raccolta di poesie in verso libero che il poeta statunitense Edgar Lee Masters pubblicò tra il 1914 e il 1915 sul Mirror di St. Louis. Ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita dei residenti di Spoon River, un immaginario paesino del Midwest statunitense, sepolti nel cimitero locale. Lo scopo di Masters è quello di demistificare la realtà di una piccola cittadina rurale americana.

La prima edizione della raccolta pubblicata nell’aprile del 1915 contava 213 epigrafi diventati poi 243 più La Collina nella versione definitiva del 1916. La raccolta comprende diciannove storie che coinvolgono un totale di 248 personaggi che coprono praticamente tutte le categorie e i mestieri umani. Masters si proponeva di descrivere la vita umana raccontando le vicende di un microcosmo, il paesino di Spoon River.

In realtà, Masters si ispirò a personaggi veramente esistiti nei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield nell’Illinois, dove egli era cresciuto; molte delle persone a cui le poesie erano ispirate, che erano ancora vive, si sentirono offese nel vedere le loro faccende più segrete e private pubblicate in quelle poesie. La caratteristica saliente dei personaggi di Edgar Lee Masters, infatti, è che essendo per la maggior parte morti non hanno più niente da perdere e quindi possono “raccontare” la loro vita in assoluta sincerità.

Nella prefazione ad una delle edizioni italiane dell’opera, Fernanda Pivano ha scritto che “l’autore definiva questo libro qualcosa di meno della poesia e di più della prosa” e, in effetti, la struttura netta e scarna dei versi sembra dare ragione a Masters. Il tono degli epitaffi è sempre “narrativo”, mai “declamatorio” e la voce dei protagonisti è sfumata, priva di un vero rimpianto per il passato che non c’è più. Esso è, ormai, qualcosa che si trova oltre la loro attuale dimensione e, nel loro apparente distacco, sembra quasi leggibile solo l’ansia di raccontare la loro esperienza, come fa il vecchio marinaio dell’opera di Coleridge. ( Wikipedia )

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Aiace, eroe greco nella guerra contro Troia – Libreria Aiace Roma

Aiace Telamonio

Un grande eroe greco nella guerra contro Troia

Aiace incarna la figura dell’eroe che, vittima di un tragico destino, si mostra capace di affrontare la cattiva sorte senza cedimenti e compromessi, fino all’estremo sacrificio della vita. Omero, nell’Iliade, ne celebra le gesta di valore sul campo di battaglia; Sofocle, nell’Aiace, ritrae il suo suicidio come esempio di eroismo puro e incontaminato.

Aiace Telamonio è il secondo guerriero greco, per forza e coraggio, dopo Achille. Egli si scontra con Ettore in un duello senza vincitori né vinti, concluso dal calare delle tenebre e da un cavalleresco scambio di doni fra i due contendenti ( Iliade VII ); il suo attributo di combattente è lo scudo oblungo di tradizione micenea: uno dei tratti che, insieme all’uso delle pietre da lancio come Aiace Telamonio è il secondo guerriero greco, per forza e coraggio, dopo Achille. Egli si scontra con Ettore in un duello senza vincitori né vinti, concluso dal calare delle tenebre e da un cavalleresco scambio di doni fra i due contendenti ( IliadeVII ); il suo attributo di combattente è lo scudo oblungo di tradizione micenea: uno dei tratti che, insieme all’uso delle pietre da lancio come arma e all’assenza di corazza, fanno di Aiace un tipico guerriero di epoca pre-arcaica.

Dopo la morte di Achille, Aiace ebbe per avversario Odisseo nella disputa per il possesso delle armi appartenute al massimo eroe acheo; l’esercito greco decise però di assegnarle al re di Itaca, umiliando Aiace, che progettò di uccidere tanto Odisseo, quanto i capi greci responsabili della decisione. Ma Atena, tradizionale protettrice di Odisseo, causò la momentanea pazzia di Aiace, che in un delirio allucinatorio sfogò la sua rabbia su una mandria di bestiame, e una volta rinsavito decise di uccidersi per la vergogna. Inutilmente trattenuto da Tecmessa, una principessa frigia divenuta sua schiava e concubina, Aiace si uccise con la stessa spada donatagli da Ettore, dopo aver affidato il figlio Eurísace ( avuto da Tecmessa ) alle cure del fratellastro Teucro.

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LIBRO: Trilussa e la Libertà

 

TRILUSSA E LA LIBERTA’

Trilussa, pseudonimo anagrammatico di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri ( Roma, 26 ottobre 1871 – Roma, 21 dicembre 1950 ), è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano, particolarmente noto per le sue composizioni in dialetto romanesco.

Carlo Alberto Camillo Salustri nasce a Roma il 26 ottobre 1871 da Vincenzo, cameriere originario di Albano Laziale, e Carlotta Poldi, sarta bolognese. Secondogenito dei Salustri, venne battezzato il 31 ottobre nella chiesa di San Giacomo in Augusta, con l’aggiunta di un quarto nome, Mariano. Un anno dopo, nel 1872, la sorella Elisabetta morì all’età di tre anni a causa di una difterite. L’infanzia travagliata del giovane Carlo venne colpita nuovamente due anni dopo, il 1º aprile 1874, a causa della morte del padre Vincenzo. Carlotta Poldi, dopo la morte del marito, decise di trasferirsi con il piccolo Carlo in via Ripetta, dove rimase per soli undici mesi, per poi trasferirsi nuovamente, nel palazzo in piazza di Pietra del marchese Ermenegildo Del Cinque, padrino di Carlo. Probabilmente è alla figura del marchese Del Cinque che Trilussa dovrà la conoscenza di Filippo Chiappini, poeta romanesco seguace del Belli.

Nel 1887, all’età di sedici anni, presentò a Giggi Zanazzo, poeta dialettale direttore del Rugantino, un suo componimento chiedendone la pubblicazione. Il sonetto di ispirazione belliana, intitolato L’invenzione della stampa, partendo dall’invenzione di Johann Gutenberg sfociava, nelle terzine finali, in una critica alla stampa contemporanea.

Zanazzo accettò di pubblicare il sonetto, che apparve nell’edizione del 30 ottobre 1887 firmato in calce con lo pseudonimo Trilussa. Da questa prima pubblicazione iniziò un’assidua collaborazione con il periodico romano, grazie anche al sostegno e all’incitamento di Edoardo Perino, editore del Rugantino, che porterà il giovane Trilussa a pubblicare, tra il 1887 e il 1889, cinquanta poesie e quarantuno prose. ( Wikipedia )

LA LIBERTÀ

Cos’è la Libertà ? adesso te lo spiego: – diceva Melapiglio a Menefrego – la Libertà di un popolo è compagna all’acqua che vien giù dalla montagna.
Se la lasci passare dove le pare si spreca nei fiumi fino al mare: ma, se c’è chi la guida e la riduce e l’incanala verso l’officina, appena arriva muove la turbina, diventa forza e si trasforma in luce. Bella scoperta! Grazie del consiglio! – rispose Menefrego a Melapiglio – Ma quando l’acqua ha mosso nel cammino una centrale elettrica o un mulino, se canta o se borbotta non è male lasciarle un po’ di sfogo naturale.

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Aggiornato al 19 Novembre 2023

 

 

LIBRI: La Letteratura Latina di Enzio Cetrangolo

E. CETRANGOLO, LA LETTERATURA LATINA, SANSONI

Publio Virgilio Marone: considerato il massimo poeta latino per eccellenza, scrisse le Bucoliche, le Georgiche e il poema Eneide. Virgilio obbedisce ad un chiaro canone di diffusione della cultura del nuovo imperatore Augusto, facendo parte del Circolo di Mecenate, ossia il primo uomo benestante romano a finanziare e a proteggere la creazione di opere d’arte da parte di artisti e scrittori vari. La nuova propaganda imperiale di serenità, pace e prosperità è presente in tutte e tre le opere virgiliane, a cominciare dalle Bucoliche. Ispirandosi alla tipica poesia pastorale dell’Arcadia greca e dagli idilli di Teocrito, Virgilio tratteggia in varie sequenze delle vicende semplici di un modo quasi favolistico e campestre, profondamente legato allo scenario romano, in cui le processioni religiose e le varie attività del lavoro simboleggiano l’inizio di un equilibrio di nuova prosperità e fecondità, dopo la guerra; la guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio. I componimenti più interessanti sono il dialogo tra i pastori Titiro e Melibeo, in cui uno dei due si lamenta dell’espropriazione di un pezzo di terra aMantova per le truppe imperiali in ritorno dalla guerra. Tuttavia non v’è motivo di rassegnarsi, visto che con la nuova politica illuminata dell’impero la distribuzione del terreno sarà più equa. Altri componimenti come la IV ecloga riguardano sempre allusioni provvidenziali di un nuovo periodo prospero e felice, contestualizzato in una legittimazione a sfondo mitologico, dovuto alla nascita di un puer illuminato e virtuoso che porterà l’impero romano a un nuovo fiorente periodo di conquista. I cristiani videro tale allegoria nella nascita di Gesù.
Le Georgiche riguardano, sempre in tono allegorico, il perfetto stile di vita, sempre contestualizzato in una comunione panico-allegorica con la natura, delle buone virtù del civis romanus, incarnate ad esempio nel lavoro meticoloso delle api nell’alveare, così come la descrizione delle vari arti del contadino e dell’artigiano, e nella ripartizione ciclica della coltivazione nei campi. L’elemento di prosperità e fecondità è sempre presente, e Virgilio nel raccontare la maestria dei lavori campestri riesce a fondere in una grande unità, rispondendo ai canoni propagandistici, non solo i Romani, ma tutti gli italici e le popolazione sottomesse da Roma durante le conquiste. Il contesto è molto simile al poema didascalico delle Opere e giorni di Esiodo.

Nel poema dell’Eneide Virgilio tratteggia definitivamente il modello per antonomasia del buon governante romano, incarnato in Augusto, fuso con le qualità dell’eroe mitico Enea. Per la prima volta Virgilio, rifacendosi molto a Nevio ed Ennio, supera il poema degli Annales per cantare la storia di Roma attraverso lo scenario mitico, narrando le imprese dell’eroe protagonista, e celebrando la fusione simbolica tra civiltà troiana-latina, patrocinata dai due poemi omerici dell’Iliade e Odissea, la cui essenza di cultura, legata alla guerra di Troia e al viaggio di Odisseo, si rispecchiano nel viaggio di Enea, scampato alla rovina della città. Tale collegamento legittima Virgilio a celebrare i fasti di Roma, seguendo come sempre una narrazione fatta di echi, allusioni a miti e a vaticini oracolari provvidenziale, riguardante la storia di Roma da Cesare al casato di Augusto, destinato a regnare per volontà divina, e facendo risalire le sue origini a Enea stesso, come gli viene predetto nel libro IV, durante la discesa agli Inferi. Molti sono i richiami alla storia e ai caratteri peculiari che descrivono e rappresentano i costumi e gli usi del popolo romano, come la rivalità eterna tra Romani e Cartaginesi rappresentata dalle origini dell’amore passionale della regina Didone per Enea, così come la rozzezza e la negatività dell’animo bellico italico rappresentato dal guerriero Turno del popolo Latino. Il sistema dei valori fondanti dell’Impero sono tutti contenuti nel carattere di Enea, rappresentato come un uomo pius, virtuoso, leale, eroico e coraggioso, tutti epiteti formulari necessari per il progetto propagandistico e provvidenziale dello svolgimento dei fatti e delle azioni del drappello di eroi; voluto specialmente dal Fato e dal volere degli Dei. ( Wikipedia )

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Aggiornato a 29 Novembre 2023

 

LIBRO: Messina e Reggio Calabria prima e dopo il terremoto del 1908

MESSINA E REGGIO PRIMA E DOPO IL TERREMOTO DEL 28 DICEMBRE 1908

Lunedì 28 dicembre 1908 un terremoto di 7.1 Mw (XI Mercalli) si abbatté violentemente sullo Stretto, colpendo Messina e Reggio in tarda nottata ( 5:20 ora locale circa ). Uno dei più potenti sismi della storia italiana aveva quindi colto la regione nel sonno, interrotto tutte le vie di comunicazione (strade, ferrovie per Palermo e Siracusa, tranvie per Giampilieri e Barcellona, telegrafo, telefono), danneggiato i cavi elettrici e le tubazioni del gas, e sospeso così l’illuminazione stradale fino a Villa San Giovanni e a Palmi. Con lo strascico di un maremoto, l’evento devastò particolarmente Messina, causando il crollo del 90% degli edifici.

Una recente tesi sostiene che in realtà il maremoto successivo al terremoto sia stato causato da una frana sottomarina e non direttamente dal sisma, frana da posizionarsi, sempre secondo gli stessi studi, tra lo specchio d’acqua di fronte a Giardini Naxos e quello prospiciente il quartiere “Pozzo Lazzaro” di Santa Teresa di Riva.

La relazione al Senato del Regno – datata 1909 – sul terremoto di Messina e Reggio così recita: «Un attimo della potenza degli elementi ha flagellato due nobilissime province – nobilissime e care – abbattendo molti secoli di opere e di civiltà. Non è soltanto una sventura della gente italiana; è una sventura della umanità, sicché il grido pietoso scoppiava al di qua e al di là delle Alpi e dei mari, fondendo e confondendo, in una gara di sacrificio e di fratellanza, ogni persona, ogni classe, ogni nazionalità. È la pietà dei vivi che tenta la rivincita dell’umanità sulle violenze della terra. Forse non è ancor completo, nei nostri intelletti, il terribile quadro, né preciso il concetto della grande sventura, né ancor siamo in grado di misurare le proporzioni dell’abisso, dal cui fondo spaventoso vogliamo risorgere. Sappiamo che il danno è immenso, e che grandi e immediate provvidenze sono necessarie».

I siciliani e i calabresi vennero immediatamente soccorsi, martedì 29, da navi russe e britanniche che erano alla fonda a Siracusa e ad Augusta, mentre gli aiuti italiani arrivarono poco dopo, nella mattinata del 29 dicembre. Il ritardo fu causato dal fatto che i piroscafi partirono da Napoli, e in tarda serata, subito dopo che le reali notizie sulla catastrofe arrivarono al Governo.

Il futuro premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo ( che all’epoca aveva 7 anni ) si trasferì a Messina tre giorni dopo il terremoto, perché il padre capostazione fu chiamato a dirigere il traffico ferroviario lì. Per mesi visse su due vagoni merci, e successivamente rievocò l’esperienza nella poesia Al Padre.

Messina, che all’epoca contava circa 140.000 abitanti, ne perse circa 80.000 e Reggio Calabria registrò circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti. Secondo altre stime si raggiunse la cifra di 120.000 vittime, 80.000 in Sicilia e 40.000 in Calabria. Altissimo fu il numero dei feriti e catastrofici furono i danni materiali. Le scosse di assestamento si ripeterono con frequenza nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909. ( Wikipedia )

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Aggiornato al 26 Gennaio 2024