Proposte di Lettura: 350 Libri by Libreria Aiace Roma Montesacro

Da Lenin a Stalin. La formazione del sistema di potere sovietico 1923-1927

Da Lenin a Stalin. La formazione del sistema di potere sovietico, 1923-1927 / Aldo Giannuli

Lo storico e giornalista Aldo Giannuli torna sulla fondazione del sistema di potere sovietico nel suo momento cruciale: il passaggio di testimone tra Lenin e Stalin. Se è possibile rintracciare in Lenin alcune premesse per il successivo sviluppo storico che porterà all’affermazione dello stalinismo, secondo l’autore è errato sostenere una continuità diretta tra le posizioni politiche dei due leader. Leninismo e stalinismo sono stati dunque fenomeni tra loro ben distinti, separati da una profonda rottura politica e da visioni spesso contrastanti. La vicenda è inquadrata nel contesto della modernizzazione novecentesca e il fallimento dell’alternativa “socialista” al modello va ricercata in quel momento fondativo del sistema di potere sovietico. Contestualizzare storicamente la situazione russa permette di comprendere i motivi per i quali il sistema sovietico non rappresenta oggi una pagina chiusa di storia, ma agisce tuttora come manifestazione di un passato che non smette di intervenire sul nostro presente, influenzando, per molti versi, i fenomeni dominanti della contemporaneità, in primis il capitalismo. ( Tratto da AldoGiannuli.it )

Benjamin: Angelus Novus

Difficile collocare criticamente la figura di Walter Benjamin: la sua originalità di pensatore e la sua opera – saggi teoretici, aforismi, impressioni di viaggio, ricordi – trascendono la storia, la filosofia o la letteratura nella loro accezione corrente. Questa antologia, pubblicata per la prima volta nel 1962 da Einaudi, raccoglie i testi piú rappresentativi, dai saggi filosofici Per la critica della violenza, Destino e carattere, Sulla facoltà mimetica, a quelli piú letterari su Baudelaire, Kafka e Goethe: tutti scritti rivelatori di una particolare forma di saggismo in cui le «affermazioni sulla vita» non possono prescindere dall’analisi di un determinato «paesaggio culturale» (il saggio sulle Affinità elettive diventa un trattato sull’amore e sul matrimonio nell’epoca moderna); e che mettono in luce le risorse di un laboratorio di pensiero tra i piú fervidi e originali del Novecento. ( Da Einaudi.it )

Il Mistero di Edwin Drood 

Il libro inizia con un uomo, che più tardi scopriremo essere John Jasper, che esce da una fumeria d’oppio a Londra.[1] La sera dopo, Edwin Drood va a trovare Jasper, suo zio, il direttore del coro della cattedrale di Cloisterham. Edwin gli confida i suoi dubbi circa il suo fidanzamento con Rosa Bud. Il giorno seguente, Edwin visita Rosa al convento di suore dove lei risiede e frequenta la scuola. I due bisticciano bonariamente, cosa che sembrano fare spesso durante le visite di lui. Nel frattempo, avendo un forte interesse verso il cimitero della cattedrale, Jasper cerca la compagnia di Durdles, un uomo che conosce il cimitero meglio di chiunque altro.

Neville Landless e la sua sorella gemella Helena vengono mandati a Cloisterham per studiare. Neville studierà con il Rev. Crisparkle; Helena va a vivere al convento insieme a Rosa. Neville confida al Rev. Crisparkle che odia il suo crudele patrigno, mentre Rosa confida a Helena che teme fortemente il suo maestro di musica, Jasper. Neville si invaghisce subito di Rosa ed è indignato dalla leggerezza con cui, a suo giudizio, Edwin prende in considerazione il fidanzamento con la ragazza. Edwin lo provoca e il ragazzo reagisce violentemente, dando a Jasper l’occasione di diffondere malevole voci circa il suo temperamento violento e selvaggio. Il Rev. Crisparkle cerca di far riappacificare Edwin e Neville, che accetta di scusarsi se Edwin lo perdonerà. A tal proposito viene deciso che i due ceneranno insieme a casa di Jasper la sera della vigilia di Natale. ( Wikipedia )

Storia dello Zucchero

Lo zucchero, nel 1000 era ben poco conosciuto, mentre nel 1650 era un bene di consumo per i ricchi inglesi. Ciò che interessa è come una sostanza esotica, strana e cara sia diventata velocemente parte integrante del nostro sistema alimentare. Sembra che la canna da zucchero si sia diffusa dalla Nuova Guinea in tre ondate successive, a partire dall’8000 a.C., raggiungendo le Filippine, l’India e forse l’Indonesia. I primi riferimenti scritti all’uso della canna da zucchero si hanno nella letteratura indiana e in alcuni testi greci. Storicamente la prima diffusione della canna da zucchero avviene ad opera degli Arabi, che si espandono nel Mediterraneo ( Sicilia, Spagna, Maghreb ). Il Mediterraneo resta il maggiore centro di produzione di zucchero fino al trasferimento delle coltivazioni nelle isole atlantiche e poi in America. Nonostante le tecniche innovative introdotte dagli Arabi ( soprattutto a livello di irrigazione ), l’ambiente mediterraneo non si presta alla coltivazione della canna da zucchero, che vi richiede la stessa quantità di forza lavoro, ma con meno rendita. Le Crociate permisero ai cristiani di impossessarsi delle piantagioni, ma per poco, in quanto l’industria zuccheriera mediterranea era già in declino da tempo e ormai i portoghesi iniziavano a spostare le coltivazioni nell’Atlantico. Quando il Portogallo e la Spagna decisero di compiere questo cambiamento, lo zucchero era ancora un bene di lusso, ma la sua domanda era aumentata. ( Tratto da Storia dello zucchero di Sydney W. Mintz )

Atomismo fisico & Atomismo matematico

L’atomismo fisico e l’atomismo matematico, indissolubilmente legati fin dalle epoche più remote, hanno suscitato entusiasmi e tenaci opposizioni, consensi ed accese controversie. Lungo il Medioevo, il Rinascimento e fino alla nascita della scienza moderna, le dottrine atomistiche e continuiste dovettero confrontarsi con i principi filosofici dominanti. L’interesse manifestato in questi ultimi decenni dagli studiosi per le ricerche relative a questa tradizione ed alla sua influenza sulla rivoluzione scientifica, trova una singolare eco nell’appassionato dibattito suscitato dalle più recenti ricerche nel campo dell’“infinitamente piccolo”. È sembrato quindi opportuno, accanto agli specifici contributi relativi al dibattito nel XVII secolo, presentare alcuni aspetti della discussione sulle teorie del continuo e dell’atomismo sviluppate nel XX secolo.

Le Avventure di Sindbad – Aladino – Hasan di Basra

Le avventure di Sinbad, il marinaio – La prima storia che è quella di Sinbad il marinaio. Storia che ha sia un suo lato avventuroso e fantastico assolutamente affascinante che un aspetto più tecnico e geografico, come libro di viaggi per i navigatori e commercianti dell’epoca tanto precise sono le annotazioni geografiche, climatiche e legate al commercio con l’elencazione di tutti i prodotti che si possono trovare nelle varie terre visitate

Le avventure di Hasan di Basra, l’orafo – Questo racconto parla dell’altro Sindbad, quello che nel primo racconto è Sindbad il facchino, chiamato qui Hasan di Basra. La storia rispetto alla precedente è più erotica e passionale, narra di un amore impossibile però realizzato e sofferto, è più magica ed esoterica, più oscura, meno legata ai commerci, al denaro, alla vita agiata. Forse è proprio questo lato un pochino più spinoso, un po’ drammatico, a renderla meno famosa della precedente, ma altrettanto affascinante.

La storia di Aladino e della lampada magica – Nella sua reale versione è prevalentemente un racconto di formazione, dove Aladino attraverso dure prove e con l’aiuto della lampada magica arriva a sposare la figlia del sultano e a diventare lui stesso sultano. Anche questa storia è molto coinvolgente, ridondante e piena di insegnamenti. E anche di informazioni utili sulla vita dei musulmani dei tempi antichi, donne e uomini, molto più liberi di tanti musulmani al giorno d’oggi. ( Tratto da ForumLibri.it )

Cabala Ebraica

La cabala, cabbala, qabbaláh o kabbalah (in ebraico, ‘ricevuta’, ‘tradizione’ ) è l’insieme degli insegnamenti esoterici propri dell’ebraismo rabbinico, già diffusi a partire dal XII-XIII secolo; in un suo significato più ampio, il termine intende quei movimenti esoterici sorti in ambito ebraico con la fine del periodo del Secondo Tempio. La definizione di Cabala varia a seconda della relativa tradizione e dei fini di coloro che la seguono, a partire dalla sua origine religiosa come parte integrale dell’ebraismo, fino ai suoi adattamenti successivi cristiani, New Age e occultisti. La Cabala ebraica comprende una serie di insegnamenti esoterici che intendono spiegare il rapporto tra un misterioso Ein Sof ( infinità ) e l’universo mortale e finito ( creazione di Dio ). ( Wikipedia )

Theissen: Il Nuovo Testamento

Cos’è il Nuovo Testamento? Da chi e quando è stato scritto? Come s’è formato e ha assunto importanza questo complesso di ventisette libri destinati a esercitare una straordinaria influenza? A queste domande risponde il volume di Theissen. Suo scopo principale è fornire un’informazione essenziale sul nucleo fondamentale delle Scritture sacre cristiane, che insieme a quelle giudaiche formano la Bibbia. Il libro, semplice e aggiornato, ha la caratteristica e il merito di descrivere il Nuovo Testamento – raccolta di testi famosi ma in realtà poco conosciuti – da un punto di vista storico, con l’intento di permettere al lettore di seguire l’origine e la formazione dei primi scritti cristiani sulla base dei più recenti dibattiti e studi critici.

Dizionario di Politica di Bobbio & Matteucci & Pasquino

La politica cambia e cambia la sua “narrazione”. Di conseguenza, cambiano anche le parole per raccontarla e i concetti per analizzarla. Alcune parole sono effimere; altre sembrano destinate a durare; altre ancora meritano di essere diversamente spiegate. I concetti sempre meritano di essere definiti con attenzione alla loro storia e con precisione rispetto ai loro contenuti. Giunto alla sua quarta edizione, a quarant’anni dalla data della sua prima pubblicazione, questo Dizionario ha regolarmente mirato a includere tutte le parole importanti della politica e offrire le più accurate concettualizzazioni. Né Norberto Bobbio né Nicola Matteucci pensavano di dovere rincorrere l’attualità, spesso confinante con la caducità, ma entrambi furono sempre disponibili a prendere in seria considerazione fenomeni politici nuovi la cui trattazione meritasse di essere inclusa in un dizionario di politica. Ferme restando le grandi voci della politica, molte delle quali scritte, opportunamente, da loro stessi, che contengono tuttora le migliori chiavi di lettura delle strutture portanti della politica, entrambi avrebbero certamente incluso l’analisi dei fenomeni nuovi. Sarebbero anche stati d’accordo sull’opportunità di aggiornare complessivamente il Dizionario da loro impostato e diretto. ( Prefazione del Libro )

Epigrafi Cristiane

Con riferimento ai secoli X-XV, si tratta di un corpus di 68 epigrafi, all’interno delle quali troviamo memorie sepolcrali dedicate a pontefici, a partire da Benedetto IV fino a Innocenzo VII, e alti prelati, quali ad esempio Matteo Rosso Orsini e Francesco Tebaldeschi. A queste si aggiungono tutti quei titula collocati ad imperitura memoria presso l’abside, nelle varie cappelle o in luoghi privilegiati della basilica costantiniana e tutta una serie di iscrizioni di contenuto sacrale o di altre, di grande interesso storico artistico, riportate all’interno di preziosi manufatti, come ad esempio l’anello di Leone IX o la cassetta contenente le spoglie di Giovanni Crisostomo.
Lungi dalla presunzione di sostituirsi a un testo di carattere prettamente specialistico, la pubblicazione di questo inedito quarto manoscritto di monsignor Cascioli intende fornire al lettore una panoramica del patrimonio epigrafico dell’area vaticana fino al XV secolo: una ricca raccolta di testimonianze archeologiche attualmente in parte ammirabili ancora in loco, in parte disseminate tra vari istituti di conservazione e in ultimo, in non pochi casi, purtroppo disperse. ( Edizioni Capitolo Vaticano )

Archeologia: Alba Fucens

Alba Fucens, in provincia de L’Aquila, è stata una colonia latina le cui rovine sono un vero gioiello archeologico, ancora non del tutto esplorato. Si colloca nell’attuale frazione di Massa d’Albe, e fu fondata nel 303 a.C. dagli antichi romani.
All’epoca si trovava in territorio degli Equi, ed è probabile che proprio da Alba Fucens cominciò la diffusione della lingua e della cultura latina fra questi popoli conquistati dai romani. Il contesto ambientale vanta paesaggi pittoreschi, tra le colline e le campagne a nord del lago Fucino, e le montagne innevate in lontananza. Gli scavi per far riemergere l’antica colonia sono iniziati nel 1949, ma è solo dal 2006 che riemerge l’antico abitato, con edifici pubblici e privati, e le mura che lo circondavano.
Come tutte le città romane anche Alba Fucens aveva un anfiteatro, risalente al 1 secolo d.C., collocato alle pendici della collina su cui sorgeva il tempio di Apollo. Un luogo pittoresco, il cui percorso si snoda tra i principali assi stradali per giungere all’area monumentale. Sono visibili durante il tragitto diversi edifici pubblici, tra cui le terme, alcuni santuari, il macellum (mercato), il foro, diverse tabernae. La città aveva una posizione strategica, e fu importante alleata di Roma durante gli attacchi degli Equi, dei Marsi e successivamente di Annibale. In epoca imperiale raggiunse il massimo splendore, testimoniato da molti degli edifici sopra citati. ( Tratto da Turismo.it )

Friuli-Venezia Gulia

In modo difforme dall’altra regione italiana che arriva all’Unità divisa in entità politiche subregionali – l’Emilia-Romagna (non a caso anch’essa nella denominazione caratterizzata dal trait-d’union) – il Friuli-Venezia Giulia non entra tutto a fare parte della nuova realtà statuale nello stesso momento. Inoltre non ha un’asse, come la via Emilia, che costituisca la spina dorsale storica di traffici e di scambi fra realtà pur politicamente distinte. Né il suo centro dominante, Trieste, è un centro d’attrazione strutturalmente consentaneo con la realtà regionale come Bologna per l’Emilia-Romagna. Solo una forte autonomia può forse con il tempo rendere interdipendenti e complementari parti dalle storie cosí distinte – paiono pensare i costituenti, che discutono varie ipotesi di configurazione territoriale delle aree del confine nord-est, alla fine costretti nelle loro decisioni dal quadro delineato dagli accordi internazionali. Della loro scommessa era ed è parte integrante la percezione della ricchezza rappresentata dalle diversità che stanno a monte dell’ attuale regione Friuli -Venezia Giulia. Non sempre le élite politiche locali hanno saputo coglierlo. E allora il Friuli-Venezia Giulia si è trovato a sperimentare per primo il fenomeno di formazioni localistiche, poi germogliate anche altrove nella crisi della Repubblica degli anni Novanta, tendenti a fare delle differenze motivo di chiusura in sé, e dunque piuttosto d’impoverimento che di arricchimento. L’allargamento a Est e verso la penisola balcanica dell’Unione europea non potrà che rendere sempre piú sterili posizioni di tal genere. ( Prefazione – Einaudi )

Leggere fa bene alla Salute

 

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La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Libri & Letture

 

Libri perduti nel Tempo – Libreria Aiace Roma

I libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito

dal libro “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafón

Citazioni

  • Chi vede il peccato dappertutto è malato nell’anima, e per parlare fuori dai denti, ha anche problemi intestinali. Tutti i santi iberici, infatti, soffrivano di stitichezza cronica.
  • Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto.
  • L’uomo, da scimmia qual è, è un animale sociale e considera il clientelismo, il nepotismo, gli intrallazzi e il pettegolezzo, modelli intrinseci di comportamento etico.
  • La malvagità presuppone un certo spessore morale, forza di volontà e intelligenza. L’idiota invece non si sofferma a ragionare, obbedisce all’istinto, come un animale nella stalla, convinto di agire in nome del bene e di avere sempre ragione.
  • L’ansia è la ruggine dell’anima.
  • Il vero odio è un sentimento che si impara col tempo.
  • A volte è più facile confidarsi con un estraneo. Chissà perché. Forse perché un estraneo ci vede come siamo realmente, e non come vogliamo far credere di essere.
  • «Cosa ti sei fatto al viso?» «Sono scivolato sul marciapiede bagnato e sono caduto» «Quel marciapiede doveva avere un destro potente. […]»
  • Davanti a un feretro ci ricordiamo solo le cose buone e vediamo solo ciò che ci garba.
  • Di solito si ha la fortuna, o la disgrazia, di assistere al lento sfacelo della propria vita senza quasi rendersene conto.
  • È facile giudicare gli altri. Ma ci rendiamo conto di quanto è meschino il nostro disprezzo solo quando li abbiamo persi, quando ce li portano via. Sì, perché ci sono appartenuti.
  • Esercito, matrimonio, Chiesa e banca: i quattro cavalieri dell’apocalisse.
  • In genere il destino si apposta dietro l’angolo, come un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria, le sue incarnazioni più frequenti. Ma non fa mai visita a domicilio. Bisogna andare a cercarlo.
  • Le guerre negano la memoria dissuadendoci dall’indagare sulle loro radici, finché non si è spenta la voce di chi può raccontarle. Allora ritornano, con un altro nome e un altro volto, a distruggere quel poco che avevano risparmiato.
  • Le parole che hanno avvelenato il cuore di un figlio, pronunciate per meschinità o per ignoranza, si sedimentano nella memoria e lasciano un marchio indelebile.
  • Nel giro di tre o quattro generazioni la gente non sarà più nemmeno in grado di scorreggiare da sola e l’essere umano regredirà all’età della pietra, alle barbarie medievali, ad uno stadio che la lumaca aveva già superato all’epoca del pleistocene. Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, da un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto.
  • Nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o no una persona, hai già la risposta.
    Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi.
  • Se solo avessi riflettuto, avrei capito che quella dedizione assoluta era un’inesauribile fonte di pena; ma forse era proprio perché soffrivo tanto che la adoravo sempre di più, schiavo dell’eterna stupidaggine di stare dietro a chi ci fa del male.
  • Sono poche le ragioni per dire la verità, mentre quelle per mentire sono infinite.
  • Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo.
  • Si stavano domandando se il loro destino era stato deciso dalle carte toccate loro in sorte o dal modo in cui le avevano giocate.
  • Il folle è consapevole di esserlo? O i pazzi sono coloro che vogliono convincerlo della sua follia per salvaguardare la loro esistenza insensata?
  • Esistono carceri peggiori delle parole.
  • I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro.
  • Il sistema più efficace per rendere inoffensivi i poveri è insegnare loro a imitare i ricchi.
  • Quando morirò tutto quello che è mio sarà tuo… eccetto i sogni..
  • Non fidarti mai di chi si fida di tutti.
  • Un segreto conta quanto coloro da cui dobbiamo proteggerlo.
  • I troppo furbi, al pari dei babbei, sono rosi dall’invidia.
  • Esistiamo fintanto che siamo ricordati.
  • Quel libro mi ha insegnato che la lettura può farmi vivere con maggiore intensità,che può restituirmi la vita. ( Tratto da Wikiquote )

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Aggiornato al 29 Novembre 2023

 

 

LIBRO: Sotto l’Insegna del Biscione – Condottieri Viscontei e Sforzeschi di Luigi Bignami

L.BIGNAMI, SOTTO L’INSEGNA DEL BISCIONE: CONDOTTIERI VISCONTEI E SFORZESCHI. AGNELLI, 1934. 1A EDIZIONE

Le fortune dei Visconti iniziarono nel 1262, quando Ottone Visconti fu nominato arcivescovo di Milano. La nomina fu piuttosto casuale, Ottone venne infatti nominato da un intervento della curia papale che per sedare i conflitti interni al capitolo metropolitano, normalmente incaricato della nomina, decise di nominare un esterno. Ottone, che all’epoca era il cappellano del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, per oltre 15 anni non poté entrare in città dove era in corso una lotta di potere fra ghibellini e i guelfi guidati dai Della Torre. La battaglia di Desio (1277), in cui le truppe di Ottone sconfissero quelle di Napoleone della Torre, pose fine alla dominazione torriana e all’indipendenza del comune di Milano; Ottone fece ingresso in città e si insediò.

Nel 1287, in seguito alla distruzione di Castelseprio e alla sconfitta dei Della Torre, Matteo Visconti venne nominato “Capitano del popolo”. Nel 1302 vi fu un breve ritorno del Della Torre durante il quale Matteo Visconti fu esiliato. Nel 1310, approfittando della riconciliazione imposta dalla discesa dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, rientrò a Milano e l’anno successivo, forte del titolo di vicario imperiale conferitogli dall’imperatore, riuscì a estromettere definitivamente i Della Torre dando inizio ad un’opera di unificazione della Lombardia proseguita poi dai suoi successori.

L’opera di unificazione fu completata da Azzone Visconti (1302-1339), figlio di Galeazzo e nipote di Matteo, che si adoperò per gettare le basi di una struttura che coordinasse politicamente i suoi domini e che accentrasse il potere nelle mani della dinastia.

Nell’anno 1327, con la morte del padre, rimase lui come unico erede ed in opposizione al pontefice, comprò il titolo di vicario di Milano dall’Imperatore Ludovico IV. Nel 1332 al governo del nuovo vicario, si associarono gli zii Luchino e Giovanni Visconti, figli di Matteo, in una sorta di triumvirato. L’altro zio Lodrisio, rimastone fuori, inscenò invano una serie di congiure per spodestare i tre; quando tutti suoi complici furono arrestati da Azzone (23 novembre 1332), e rinchiusi nelle prigioni di Monza (dette i forni), fu costretto a fuggire a Verona, dove ospite di Mastino II della Scala, tesse una serie di alleanze, tra i quali rientravano gli scaligeri stessi ed il Signore di Novara Calcino Tornielli, nemico dell’Arcivescovo Giovanni. Si venne allo scontro decisivo il 21 febbraio 1339 nella Battaglia di Parabiago, vinta dai triumviri.

Dall’iniziale congregazione di città sottoposte al dominio di un unico signore, Giovanni e Luchino, ma soprattutto Gian Galeazzo e Bernabò, tramite un’intensa attività di consolidamento della loro supremazia attuata con il ridimensionamento delle autonomie locali e l’attrazione nella loro orbita delle molteplici piccole signorie rurali crearono una sorta di struttura statuale.

Con Giovanni Visconti, alla metà del XIV secolo si ebbe la prima grande espansione dei possedimenti della famiglia con la vittoria sui Signori di Verona (gli Scaligeri) e con la sottomissione addirittura di Genova e Bologna.

Alcuni vedono tuttavia nei Visconti, in specie dopo la morte dell’arcivescovo Giovanni Visconti nel 1354, l’esempio tipico del tiranno con speciale riguardo a Bernabò, al nipote Gian Galeazzo e al figlio di questi Giovanni Maria. Non va tuttavia sottaciuto che i primi due contribuirono a una notevole estensione del Ducato di Milano e Gian Galeazzo riuscì pure a ottenere nel 1395 dall’Imperatore Venceslao il titolo di duca, seguito, nel 1396, da un secondo diploma imperiale con il quale veniva legittimato un sistema successorio basato sulla primogenitura maschile e Pavia era elevata a Contea, lasciando così all’erede al trono il titolo di Conte di Pavia. ( Wikipedia )

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Aggiornato al 28 Gennaio 2024

LIBRO: Storia delle Relazioni Internazionali di Ennio Di Nolfo

ENNIO DI NOLFO, STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 1918-99, LATERZA

Ennio Di Nolfo traccia una ricostruzione storica unitaria dello sviluppo del sistema politico internazionale dal primo Novecento a oggi. La nuova edizione di questo fortunato volume dà conto della serie di eventi che, con l’inizio del XXI secolo, ha radicalmente modificato i caratteri del sistema internazionale: la crisi della supremazia americana e l’affiorare di un sistema internazionale policentrico, l’emergere della forza economica e/o politica della Cina e dell’India, il ruolo dell’Europa in vista della ratifica del trattato di Lisbona, il declino e i caratteri della ripresa russa sotto Putin e fino alla presidenza Medvedev, il progressivo sottrarsi dell’America latina al controllo statunitense, i primi segni di uscita dall’isolamento dell’Africa. ( Laterza )

Ennio Di Nolfo ha anche scritto STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI Dalla fine della guerra fredda a oggi

Guardati da vicino, gli anni successivi al 1991 appaiono dominati dal caotico disordine che segue alla disgregazione delle certezze e della sicurezza. L’esplosione di avvenimenti seguita alla crisi del sistema bipolare mostrò come sotto l’uniformità, venata dai rivoli di problemi regionali e assediata dalle incertezze dello sviluppo, fossero invece già state scavate profonde trincee che dividevano e dividono il mondo, secondo discriminanti talora difficili da decifrare. Interpretare situazioni che prima potevano essere lette come frutto della lealtà o della coerenza rispetto a uno degli schieramenti in campo, ma che venivano in gran parte destrutturate dai problemi della transizione verso nuovi ordinamenti interni e verso un nuovo ordine internazionale, è un compito del quale appare ancora impossibile, nel 2015, definire gli aspetti politici; così come le contrapposizioni economiche o monetarie sono più difficili da identificare poiché non sono più leggibili come mera contrapposizione al potere del dollaro quale principale moneta di riserva globale ma richiedono, almeno in prospettiva, la considerazione di altre questioni: valutarie, commerciali, o macroeconomiche. Uno sguardo meno condizionato dagli aspetti contingenti, e desideroso di cogliere le linee di fondo della transizione, deve sacrificare molti particolari, se vuole cogliere ciò che caratterizza il presente e condiziona il futuro; se vuole, come spesso accade ai contemporanei, separare ciò che è solo incidentale da ciò che è duraturo.

Questo non significa che la rassegnazione critica debba essere sostituita da un progetto interpretativo che razionalizzi in una proposta complessiva l’ultimo decennio del XX secolo e i primi tre lustri del XXI. L’idea di possedere la chiave dell’interpretazione storiografica cede il passo al relativismo, poiché «la verità storica è solo coerenza soggettiva» e «il passato […] è una trama irripetibile di eventi» che stimolano la sensibilità culturale e politica di chi ne scrive, con il gusto di «ridar senso alla trama» ma senza «l’illusione di recuperarne la totalità». Si tratta di mettere in evidenza quegli snodi che mostrano l’esistenza di una interdipendenza strutturale, nel senso indicato dall’economista russo-americano Wassily Leontief, per separare ciò che è semplicemente incidentale da ciò che riflette tematiche durevoli. In tal senso, il disordine apparentemente seguito alla trasparenza delle interpretazioni relative agli anni precedenti la fine dell’Unione Sovietica suggerisce ipotesi fantasiose, che tendono a presumere non solo una frattura politica ma anche una frattura interna, strutturale, relativa ai condizionamenti della politica in generale e delle relazioni internazionali in particolare. È rischioso lasciarsi suggestionare da certe, pur stimolanti, proposte di architettura interpretativa, poiché esse portano fuori strada chi invece deve darsi un compito più circoscritto: porsi alcune, non nuove, domande di fondo, per cercare di capire quanto del passato sopravviva e quali forze nuove siano entrate in gioco; quando davvero il cambiamento abbia avuto inizio, prima di esplodere in modo manifesto; e come tutto ciò assuma un carattere problematico, rispetto al quale si possono solo formulare ipotesi preliminari o si possono distinguere le tracce di un’evoluzione più complessa di quella che le relazioni internazionali in se esprimono.

La caduta del sistema sovietico apriva la via al trionfo dell’economia di mercato, declinata secondo varie forme, che andavano (e vanno) dal più completo laissez faire alla presenza di norme legislative, opportunamente studiate per tutelare dagli squilibri generati dagli eccessi capitalistici; queste formule includono persino sistemi economico-politici come la Repubblica popolare cinese, cioè sistemi politici a partito unico, ma economicamente organizzati secondo le concezioni dell’economia di mercato. Ciò è razionale rispetto alla scoperta secondo la quale anche la vittoria del comunismo non avrebbe eliminato la necessita che la produzione avvenga mediante l’utilizzo, con profitto, del capitale Tuttavia il modo inatteso e impetuoso che caratterizzo gli anni immediatamente successivi al 1989-1991 non poteva produrre effetti omogenei in tutto il globo.

Se per un certo periodo gli Stati Uniti si illusero di poter dominare politicamente, militarmente e finanziariamente il mondo, ben presto questa illusione cedette il posto alla realtà, prima di mostrare anch’essa, agli inizi del XXI secolo, i limiti che la condizionano. Se forse solo un paese rimaneva legato all’esperienza collettivistica (la Corea del Nord), altri si aprivano a esperienze diverse che, secondo le situazioni locali, si riflettevano in problemi nuovi. Tutti avrebbero dovuto tenere presente che il valore della loro produzione era, e sarebbe stato ancora a lungo, misurato in dollari. ( Laterza )

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La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Libri & Letture

Aggiornato al 28 Gennaio 2024

 

 

 

LIBRO: Cinquanta Novelle dei Fratelli Grimm

CINQUANTA NOVELLE DEI FRATELLI GRIMM, HOEPLI, 1988

Fratelli Grimm

Jacob Ludwig Grimm (Hanau, 4 gennaio 1785 – Berlino, 20 settembre 1863) e Wilhelm Karl Grimm (Hanau, 24 febbraio 1786 – Berlino, 16 dicembre 1859), meglio noti come i fratelli Grimm, furono due linguisti e filologi tedeschi, ricordati come i “padri fondatori” della germanistica.

Al di fuori della Germania sono conosciuti per aver raccolto e rielaborato le fiabe della tradizione popolare tedesca nelle opere Fiabe (Kinder- und Hausmärchen, 1812-1822) e Saghe germaniche (Deutsche Sagen, 1816-1818). Fra le fiabe più celebri da loro pubblicate vi sono classici del genere come Hänsel e Gretel, Cenerentola, Il principe ranocchio, Cappuccetto Rosso e Biancaneve.

I fratelli Grimm sono diventati celebri per aver raccolto ed elaborato moltissime fiabe della tradizione tedesca ed europea; l’idea fu di Jacob, professore di lettere e bibliotecario. In questa impresa furono sostenuti e coadiuvati dagli amici Clemens Brentano e Achim von Arnim, che a loro volta si adoperavano per la valorizzazione del patrimonio letterario e folcloristico tedesco. Nella prima edizione dei Kinder und -Hausmärchen i Grimm pubblicarono anche fiabe francesi, conosciute attraverso un autore ugonotto che costituiva una delle loro principali fonti; ma nelle successive ebbero la tendenza a eliminarle sostituendole con altre di origine prettamente germanica. Tuttavia le fiabe, per loro natura tramandate oralmente, sono di difficile datazione e attribuzione. Alcune delle fiabe, come ad esempio Cenerentola o La bella addormentata nel bosco, sono parte del patrimonio europeo da molto prima dei fratelli Grimm, e hanno visto una precedente trasposizione letteraria nell’opera in lingua napoletana Lo cunto de li cunti, di Giambattista Basile, che li precede di più di un secolo. Le loro storie non erano concepite per i bambini: la prima edizione (del 1812) colpisce per molti dettagli realistici e cruenti e per la ricchezza di simbologia precristiana. Oggi, le loro fiabe sono ricordate soprattutto in una forma edulcorata e depurata dei particolari più cruenti, che risale alle traduzioni inglesi della settima edizione delle loro raccolte (1857). Non mancò il dibattito su questo adattamento: nel volume Principessa Pel di Topo e altri 41 racconti da scoprire (Donzelli Editore, Roma 2012) si cita una lettera di Jacob Grimm in cui egli manifesta la propria contrarietà a edulcorare le storie. ( Wikipedia )

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Aggiornato al 27 Novembre 2023

 

Romanzo: Morte a credito di Celine

CELINE, MORTE A CREDITO GARZANTI, 1964

Morte a credito (in francese: Mort à crédit) è il secondo romanzo di Louis-Ferdinand Céline, pubblicato nel 1936. È considerato uno dei capolavori della letteratura francese del Novecento.

Esso è un antefatto di Viaggio al termine della notte, infatti racconta l’infanzia nel Passage Choiseul, le esperienze familiari, scolastiche, erotiche, di viaggio e di lavoro del suo personaggio, Ferdinand Bardamu, il suo alter ego, e termina con il suo arruolamento nell’esercito per la prima guerra mondiale. Il romanzo è una presa di distanze dalla vita, perché essa non è quello che l’uomo crede comunemente essa sia; perché alla fine la vita ci porta a conquistare quell’unico credito che siamo sicuri di poter riscuotere: la morte.

Louis-Ferdinand Céline, pseudonimo di Louis Ferdinand Auguste Destouches (Courbevoie, 27 maggio 1894 – Meudon, 1º luglio 1961), è stato uno scrittore, saggista e medico francese.

Considerato un originale esponente delle correnti letterarie del modernismo e dell’espressionismo, Céline è ritenuto uno dei più influenti scrittori del XX secolo, celebrato per aver dato vita ad uno stile letterario che modernizzò la letteratura francese ed europea. La sua opera più famosa, Viaggio al termine della notte (Voyage au bout de la nuit, 1932), è un’esplorazione cupa e nichilista della natura umana e delle sue miserie quotidiane. Lo stile del romanzo, e in generale di tutte le opere di Céline, è caratterizzato dal continuo ed eccletico amalgamarsi di argot, una particolare forma di gergo francese, e linguaggio erudito, e dal frequente uso di figure retoriche, quali ellissi ed iperboli, oltreché dall’impiego di un dissacrante e spiazzante humour nero, che lo impose come un innovatore nel panorama letterario francese. La maggioranza dei suoi libri originano da spunti autobiografici, e sono narrati in prima persona da Ferdinand, il suo alter ego letterario.

Per le sue prese di posizione politiche e affermazioni, in favore delle potenze dell’Asse, prima e durante la seconda guerra mondiale, esposte in pamphlet violentemente antisemiti, Céline rimane oggi una figura controversa e discussa. Emarginato dalla vita culturale dopo il ’45, il suo stile letterario fu preso a modello da alcuni scrittori che gravitavano attorno alla Beat Generation statunitense.Anche Charles Bukowski aveva grandissima ammirazione per la prosa letteraria di Céline, e lo definì “il più grande scrittore degli ultimi duemila anni”. ( Wikipedia )

 

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Aggiornato al 27 Novembre 2023