LIBRO: Invidia e I Tre Grassoni di Jurij Olesa

J. OLESA, INVIDIA E I TRE GRASSONI, EINAUDI, 1969

Il romanzo Zavist′ ( Invidia, 1927 ), che Oleša ridusse poi per il teatro col titolo Zagovor čuvstv ( La congiura dei sentimenti, 1931 ), gli diede fama europea. In quelle pagine Oleša contrappone alla vita di coloro che sognano di ritornare ai vecchi tempi, il ritmo costruttivo della nuova realtà sovietica e mette a nudo il contrasto fra la confusione grottesca del passato e il rigido ordine meccanico del presente, ma è difficile dire a quale dei due mondi vadano le simpatie dello scrittore. Delle opere di Oleša si ricordano: Tri tolstjaka ( Tre grassoni, 1928 ), racconto per ragazzi, costruito come un caleidoscopio fiabesco; i racconti Visnevaja kostočka ( Il nòcciolo di ciliegia, 1931 ), e il dramma Spick blagodejanij ( L’elenco delle benemerenze, 1931 ) in cui la protagonista, incerta tra i pregi e i difetti del potere sovietico e invaghita di Parigi, simbolo della civiltà borghese, si lascia travolgere dal proprio esasperato individualismo. ( Treccani )

Jurij Karlovič Oleša

Jurij Karlovic Oleša ( Elisavetgrad, 3 marzo 1899 – Mosca, 10 maggio 1960 ) è stato uno scrittore russo. Esordì con versi ricchi di satira nel 1922 sulle rivista Gudok, Il fischietto, nelle cui pagine scrivevano anche poeti del calibro di Bulgakov e Petrov.

Nel 1927 diede alle stampe il suo primo romanzo Invidia, suscitando non poche polemiche nei confronti dell’establishment sovietico. Rimane, quest’opera, insieme a pochi altri racconti, il capolavoro di Olesa. Le tematiche affrontate in Invidia spaziano nello scontro fra la civiltà meccanizzata e quella di massa, da lui tratteggiata con forti connotazioni negative e con un linguaggio che si riallaccia al cubofuturismo. Sia questo capolavoro che I tre grassoni, romanzo per bambini scritto nel 1924 ma pubblicato solo nel 1928, hanno avuto molte riduzioni per il teatro a partire dal 1929. ( Wikipedia )

 

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LIBRO: Segreto Tibet di Fosco Maraini

FOSCO MARAINI, SEGRETO TIBET, ED. LEONARDO DA VINCI, 1 EDIZIONE, 1951

La storia propriamente conosciuta e documentabile del Tibet inizia nel 617 d.C.; dopo secoli di autonomia arrivò a espandersi comprendendo parti dell’attuale Cina; dal XIII secolo divenne uno stato vassallo dell’Impero mongolo (che comprendeva anche la Cina), poi – dal 1368 al 1644 – della dinastia cinese Ming e, per ultima, della dinastia cinese Qing dal 1644 al 1911 quando, con la fine dell’Impero Cinese e la nascita della Repubblica di Cina, si autoproclamò indipendente senza ottenere alcun riconoscimento internazionale, pur facendo parte della Repubblica di Cina, secondo quanto sancito dalla sua Costituzione; nel 1949, al termine della guerra civile – in seguito alla quale il governo della Repubblica di Cina dovette ritirarsi nell’isola di Taiwan insieme a milioni di profughi – venne proclamata la Repubblica Popolare Cinese che procedette alla rioccupazione del Tibet nel 1949-1950[2]. La quasi totalità del territorio tibetano è ora parte della Repubblica Popolare Cinese mentre una piccola parte sud-occidentale, Ladakh, è una regione indiana. ( Wikipedia )

«Segreto Tibet è un must irrinunciabile: un libro di viaggio che combina la scienza dell’etnologo col pathos del narratore, un vero e proprio classico.» ( La Repubblica )

Il Tibet, chiusosi ermeticamente al mondo nel secolo XIX, fu aperto a forza dagli inglesi nel 1904, per tornare subito a richiudersi ancora più ermeticamente di prima. Solo negli anni Trenta cominciarono a presentarsi rare occasioni d’accesso per alcuni privilegiati. Giuseppe Tucci, uno dei massimi orientalisti, seppe approfittarne più volte. Nelle sue spedizioni del 1937 e del 1948 ebbe come compagno Fosco Maraini, allora giovanissimo, che dalle sue note di viaggio trasse «Segreto Tibet», un libro che ebbe enorme successo e fu tradotto in dodici lingue. Nel Tibet di allora si viveva ancora in un medioevo intatto, un medioevo però altamente e raffinatamente civile privo soltanto di quei mezzi, datici dalla scienza e dalla tecnologia, quali strade, luce elettrica e plastica, fibre sintetiche e gas metano, televisione, giornali e radio. Il popolo tibetano trovava nella propria antica civiltà religiosa, artistica, letteraria, teatrale e musicale i mezzi per trascorrere un’esistenza ricca di soddisfazioni. Dal 1951 a oggi mutamenti drammatici, spesso accompagnati da violenze umilianti e da distruzioni insensate sono stati imposti al Tibet. L’intera struttura della società è stata capovolta e stravolta. Quella che qui presentiamo è un’edizione aggiornata ai nostri giorni che ripropone ai lettori il racconto e le immagini di un tempo inquadrati e messi a fuoco nel panorama della realtà di oggi con tutte le sue implicazioni storiche, sociali e morali. Ora che è possibile visitare il Tibet più liberamente quest’opera si presenta come un’introduzione vissuta, sentita, pensata all’affascinante paese nel cuore dell’Asia, a quello che è stato e che è. In un momento in cui film e libri di successo puntano il dito sulla terribile situazione di oppressione e di violenza in cui si trova il Tibet a causa dell’invasione cinese, questo libro straordinario ci fa sentire la voce autorevole e appassionata di uno dei primissimi testimoni di una straordinaria civiltà che rischia di scomparire.

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Aggiornato al 27 Novembre 2023