LIBRO: Marmorari Romani di Priscilla Grazioli Medici

PRISCILLA GRAZIOLI MEDICI, MARMORARI ROMANI

Alcune chiese di Roma sono impreziosite da decorazioni chiamate “cosmatesche”, dal nome di alcune famiglie di geniali marmorari che nel XII e XIII secolo utilizzarono la loro tecnica artigianale per creare una serie di straordinarie composizioni, disseminate nelle chiese cittadine; San Lorenzo fuori le Mura, San Clemente, Santa Maria in Cosmedin, Santa Maria in Trastevere: alcuni fra i luoghi dove si può ammirare la loro arte.

I Cosmati, il patronimico fu assunto a causa della frequente ricorrenza del nome Cosma, nelle loro botteghe si tramandarono per generazioni i segreti del mosaico e delle sue più fantasiose applicazioni nei pavimenti, nei chiostri, e negli arredi delle chiese.

Il fascino delle decorazioni cosmatesche deve molto ai materiali utilizzati, in special modo il vetro colorato – rosso, verde, giallo, blu – e poi la ceramica e l’oro; materiali che alla luce del sole e delle candele si animano di bagliori caleidoscopici.

Per i pavimenti, i Cosmati facevano largo uso del porfido rosso e verde; il marmo proveniva dalle colonne della età classica, segate in maniera da fornire cerchi e quadrati. Queste figure geometriche venivano quindi posizionate sul pavimento dentro una cornice di marmo bianco, che, a sua volta, conteneva triangoli, stelle, losanghe, cerchi composti di tessere di marmo policromo. ( Fonte: TurismoRoma.it )

Cosmati

I Cosmati erano marmorari romani che formarono varie botteghe, di cui si ricordano sette membri, appartenuti a quattro diverse generazioni vissute tra il XII e il XIII secolo, famosi per i loro lavori architettonici, per le loro sculture, ma soprattutto per i loro mosaici e le loro decorazioni realizzate prevalentemente in luoghi ecclesiastici.

La famiglia di marmorari romani più importante, che ebbe il privilegio di ricevere le più grandi committenze da parte del papato, fu quella di Tebaldo Marmorario (1100-1150), e soprattutto il figlio Lorenzo di Tebaldo e i successori Iacopo di Lorenzo, Cosma e i figli di quest’ultimo Luca e Iacopo alter. A rigore, quindi, si dovrebbe parlare di opere cosmatesche solo relativamente a quelle realizzate da questa famiglia. La loro fama e maestria nel campo dei mosaici sono state tali che oggi si parla di “stile cosmatesco” per indicare lo stile e le tecniche utilizzate da questi maestri e dai loro imitatori.

Del capostipite Tebaldo Marmorario, vissuto a cavallo tra l’XI e il XII secolo, si hanno pochissimi riferimenti. Il figlio Lorenzo, detto appunto “di Tebaldo”, è attestato in diversi lavori. Segue il figlio Iacopo “di Lorenzo” e il figlio di quest’ultimo Cosma “di Iacopo” o Cosma I; quest’ultimo, con i suoi due figli “carissimi” Luca e Iacopo II, o “alter” come spesso viene denominato dagli studiosi per distinguerlo dal nonno Iacopo I, sono gli ultimi della generazione della famiglia della bottega cosiddetta “di Lorenzo”. I maggiori lavori cosmateschi conosciuti a Roma e nel Lazio, di cui molti firmati dagli stessi artisti, sono riferiti a Lorenzo, Iacopo, Cosma e i figli Luca e Iacopo II.

Quasi tutti i pavimenti musivi delle basiliche e chiese di Roma dovrebbero essere stati realizzati nel periodo compreso tra il papato di Pasquale II (1099-1118) e Onorio III, fino a circa il 1250, dalla bottega marmoraria di Tebaldo, Lorenzo, Iacopo e Cosma, i quali lasciarono scritte a grandi lettere le loro firme. Luca, figlio di Cosma I, è menzionato nel 1255 tra i membri della schola addestratorum mappulariorum et cubiculariorum, che era una carica insignita dal papa alla famiglia di questi marmorari, quindi certamente ereditata dai suoi avi, che dimostrava quanto essi godessero di una elevata condizione sociale grazie ad un rapporto diretto e di grande prestigio con la curia pontificia. ( Wikipedia )

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Aggiornato al 5 Gennaio 2024

 

LIBRO: La Terni in Posa – Immagini 1907-1965

“La Terni in posa”. Immagini dall’Archivio storico della Società, 1907-1965

Dopo l’annessione al Regno d’Italia, la volontà del Ministero della Guerra, del Commissario per l’Umbria Gioacchino Napoleone Pepoli e degli amministratori locali di fare di Terni un centro industriale e militare portò all’edificazione della Fabbrica d’Armi nel 1875 e alla”‘Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni”, nel 1881, su iniziativa di un imprenditore belga, Cassian Bon, che aveva rilevato una fonderia locale specializzata nella fusione di tubi e di Vincenzo Stefano Breda, titolare della Società Veneta per le Imprese e le Costruzioni Pubbliche; l’obiettivo dell’impresa era quello di produrre corazze per le navi da guerra.

Nel 1884 il romano Angelo Sinigaglia acquistò ed ammodernò la ferriera; nel 1885 il genovese Alessandro Centurini iniziò la costruzione di un lanificio e jutificio; nel 1890 il torinese Antonio Bosco costruì uno stabilimento per la produzione di attrezzi agricoli; nel 1896 si costituì la Società Italiana del Carburo di Calcio, Acetilene ed altri Gas, che gestiva non solo stabilimenti per la produzione del carburo di calcio ma anche centrali idroelettriche. Terni fu la quarta città italiana, in ordine di tempo, ad avere l’illuminazione pubblica ad elettricità. Nel 1901, dopo le leggi Pelloux, fu ricostituita la Camera del Lavoro.

Durante la Prima guerra mondiale la Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni aumentò notevolmente la produzione, oltre che delle corazze per le navi da battaglia, anche di componenti dei cannoni e dei proiettili, almeno fino all’apertura degli stabilimenti Ansaldo di Genova. La Fabbrica d’Armi produceva armi di vario tipo, fra le quali il fucile Carcano Mod. 91 che equipaggiò l’esercito italiano per molti anni: durante il primo conflitto mondiale raggiunse la produzione di duemila fucili al giorno. All’inizio del 1917 nasceva la Sezione Difesa di Terni con 3 Farman 14 e 3 piloti e dal 6 settembre 1918 diventa 306ª Squadriglia.

Nel 1927 fu istituita la provincia di Terni e il territorio comunale fu ampliato con l’aggregazione dei comuni limitrofi di Cesi, Collescipoli, Collestatte, Papigno, Piediluco e Torre Orsina. Decisivi in questo senso i buoni rapporti che il podestà della città, Elia Rossi Passavanti, aveva con il governo fascista.

Nodo industriale di primaria importanza, Terni fu oggetto di oltre cento bombardamenti da parte degli Alleati durante la loro campagna di guerra in Italia: l’11 agosto del 1943 un bombardamento aereo, senza che l’UNPA facesse in tempo a lanciare l’allarme, provocò un numero elevatissimo di vittime, quasi tutte civili, e la distruzione di numerosi edifici della città vecchia. Gli inglesi del generale Alexander entrarono in città il 13 giugno del 1944. ( Wikipedia )

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