LIBRO: Sotto l’Insegna del Biscione – Condottieri Viscontei e Sforzeschi di Luigi Bignami

L.BIGNAMI, SOTTO L’INSEGNA DEL BISCIONE: CONDOTTIERI VISCONTEI E SFORZESCHI. AGNELLI, 1934. 1A EDIZIONE

Le fortune dei Visconti iniziarono nel 1262, quando Ottone Visconti fu nominato arcivescovo di Milano. La nomina fu piuttosto casuale, Ottone venne infatti nominato da un intervento della curia papale che per sedare i conflitti interni al capitolo metropolitano, normalmente incaricato della nomina, decise di nominare un esterno. Ottone, che all’epoca era il cappellano del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, per oltre 15 anni non poté entrare in città dove era in corso una lotta di potere fra ghibellini e i guelfi guidati dai Della Torre. La battaglia di Desio (1277), in cui le truppe di Ottone sconfissero quelle di Napoleone della Torre, pose fine alla dominazione torriana e all’indipendenza del comune di Milano; Ottone fece ingresso in città e si insediò.

Nel 1287, in seguito alla distruzione di Castelseprio e alla sconfitta dei Della Torre, Matteo Visconti venne nominato “Capitano del popolo”. Nel 1302 vi fu un breve ritorno del Della Torre durante il quale Matteo Visconti fu esiliato. Nel 1310, approfittando della riconciliazione imposta dalla discesa dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, rientrò a Milano e l’anno successivo, forte del titolo di vicario imperiale conferitogli dall’imperatore, riuscì a estromettere definitivamente i Della Torre dando inizio ad un’opera di unificazione della Lombardia proseguita poi dai suoi successori.

L’opera di unificazione fu completata da Azzone Visconti (1302-1339), figlio di Galeazzo e nipote di Matteo, che si adoperò per gettare le basi di una struttura che coordinasse politicamente i suoi domini e che accentrasse il potere nelle mani della dinastia.

Nell’anno 1327, con la morte del padre, rimase lui come unico erede ed in opposizione al pontefice, comprò il titolo di vicario di Milano dall’Imperatore Ludovico IV. Nel 1332 al governo del nuovo vicario, si associarono gli zii Luchino e Giovanni Visconti, figli di Matteo, in una sorta di triumvirato. L’altro zio Lodrisio, rimastone fuori, inscenò invano una serie di congiure per spodestare i tre; quando tutti suoi complici furono arrestati da Azzone (23 novembre 1332), e rinchiusi nelle prigioni di Monza (dette i forni), fu costretto a fuggire a Verona, dove ospite di Mastino II della Scala, tesse una serie di alleanze, tra i quali rientravano gli scaligeri stessi ed il Signore di Novara Calcino Tornielli, nemico dell’Arcivescovo Giovanni. Si venne allo scontro decisivo il 21 febbraio 1339 nella Battaglia di Parabiago, vinta dai triumviri.

Dall’iniziale congregazione di città sottoposte al dominio di un unico signore, Giovanni e Luchino, ma soprattutto Gian Galeazzo e Bernabò, tramite un’intensa attività di consolidamento della loro supremazia attuata con il ridimensionamento delle autonomie locali e l’attrazione nella loro orbita delle molteplici piccole signorie rurali crearono una sorta di struttura statuale.

Con Giovanni Visconti, alla metà del XIV secolo si ebbe la prima grande espansione dei possedimenti della famiglia con la vittoria sui Signori di Verona (gli Scaligeri) e con la sottomissione addirittura di Genova e Bologna.

Alcuni vedono tuttavia nei Visconti, in specie dopo la morte dell’arcivescovo Giovanni Visconti nel 1354, l’esempio tipico del tiranno con speciale riguardo a Bernabò, al nipote Gian Galeazzo e al figlio di questi Giovanni Maria. Non va tuttavia sottaciuto che i primi due contribuirono a una notevole estensione del Ducato di Milano e Gian Galeazzo riuscì pure a ottenere nel 1395 dall’Imperatore Venceslao il titolo di duca, seguito, nel 1396, da un secondo diploma imperiale con il quale veniva legittimato un sistema successorio basato sulla primogenitura maschile e Pavia era elevata a Contea, lasciando così all’erede al trono il titolo di Conte di Pavia. ( Wikipedia )

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Aggiornato al 28 Gennaio 2024