LIBRO: Futurismo 1909-1926
FUTURISMO 1909-1926, EURO PALIA MAZZOTTA, 2003
FUTURISMO 1909 – 1926: La bellezza della velocità
Nel luglio 1912 fu pubblicato sulla rivista “La Belgique Artistique et Littéraire”, e poi rieditato dalla Direzione del Movimento Futurista Italiano a Milano, il poco noto “Manifesto della pittura futurista in Belgio”, firmato da Ray Nyst.
Se si pensa che il manifesto di fondazione del futurismo di Marinetti fu pubblicato su “Le Figarò” di Parigi nel 1909, e che il “Manifesto dei pittori futuristi” firmato da Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini è del 1910, si resta stupiti per la rapidità della diffusione delle idee futuriste in ambito internazionale.
Il manifesto belga fu redatto dopo una conferenza tenuta da Marinetti il 2 giugno 1912 e, come si legge nel suo testo, fu il frutto di una “serata contraddittoria o piuttosto di spiegazioni con Marinetti e Boccioni al Circolo degli Indipendenti, organizzata dal Pittore William Jelley, che lanciò rapidamente 800 inviti (nel Belgio vi sono circa 2000 pittori e scultori!) […] Alle nove e mezzo – continua Ray Nyst nel manifesto – più di 200 artisti erano riuniti nella Sala Giraux […] William Jelley non sarà mai abbastanza lodato di questa iniziativa che ci fruttò a Bruxelles una serata indimenticabile di un ordine artistico e intellettuale elevatissimo […]. Il futurismo apre orizzonti troppo interamente nuovi e troppo originali […], è qualcosa di molto lontano e molto strano ed io non concepisco nulla di più sconcertante che questa volontà di rappresentare in un quadro non solo ciò che è comune, cioè la faccia anteriore degli oggetti, ma anche la loro faccia posteriore che nella natura è nascosta […], le parole mancano, come davanti all’infinito del mare, alla chiamata degli orizzonti […] i futuristi fanno pensare, cercare, intravedere e questo è immenso!”.
E’ per ricordare quella serata di oltre novant’anni fa, e per fornire strumenti di lettura e di ricerca più approfonditi che oggi presentiamo questa stratificata mostra sul futurismo, articolata in sezioni che la rendono di facile lettura, ma altresì di grande impatto visivo, grazie agli importanti prestiti concessi dalle maggiori raccolte pubbliche e private internazionali dedicate al futurismo.
E qui desideriamo ringraziare sentitamente la Direttrice del Musèe d’Ixelles, nicole d’Huart, e tutti coloro che generosamente hanno accettato di aderire a questa iniziativa che si propone di presentare in maniera esaustiva un movimento italiano ed europeo il cui ruolo fondante nelle vicende dell’arte del secolo scorso è universalmente conosciuto.
Ada Masoero, Renato Miracco – Curatori italiani della mostra: Musée d’Ixelles, Bruxelles 16 ottobre 2003 – 11 gennaio 2004
Il manifesto del Futurismo pubblicato su Le Figaro del 20 febbraio 1909 (qui evidenziato in giallo)
Il Futurismo nasce all’inizio del Novecento, in un periodo di notevole fase evolutiva dove tutto il mondo dell’arte e della cultura era stimolato da numerosi fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici e le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione, come il telegrafo senza fili, la radio, gli aeroplani e le prime cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle distanze e del tempo, “avvicinando” fra loro i continenti.
Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava una nuova realtà: la velocità. I futuristi intendevano idealmente “bruciare i musei e le biblioteche” in modo da non avere più rapporti con il passato e concentrarsi così sul dinamico presente; tutto questo, come è ovvio, in senso ideologico. Le catene di montaggio abbattevano i tempi di produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva questa nuova sensazione di futuro e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione.
Questo movimento nacque inizialmente in Italia e successivamente si diffuse in tutta Europa.
Gino Severini racconta che quando venne in contatto con Marinetti per decidere se aderire o meno al Futurismo parlò anche con Amedeo Modigliani, che egli avrebbe voluto nel gruppo, ma il pittore declinò l’offerta perché come scrisse:
«Queste manifestazioni non gli andavano, il complementarismo congenito lo fece ridere, e con ragione, perciò invece di aderire mi sconsigliò di mettermi in quelle storie; ma io avevo troppa affezione fraterna per Boccioni, inoltre ero, e sono sempre stato pronto ad accettare l’avventura […]» ( Wikipedia )
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