I Libri Antichi vanno a ruba

Londra, furto di libri antichi: bottino di 2 milioni di euro

A Londra è avvenuto un furto di libri antichi per un bottino di 2 milioni di euro. I ladri, come nel film ‘Mission impossible”, si sono calati dal tetto con delle corde, restando sospesi ed evitando qualsiasi tipo di sensore che avrebbe fatto scattare gli allarmi.

Sono state arrestate quindici persone tra Inghilterra e Romania. Sono accusate del furto di 260 libri antichi del valore di 2 milioni di euro, messo a segno nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 2017 a Feltham, area della città metropolitana di Londra.

Vittime del furto due collezionisti italiani, uno di Pavia e l’altro della provincia di Padova, oltre a un cittadino tedesco, i cui preziosi volumi, alcuni dei più rari al mondo, erano stati inviati al magazzino britannico in attesa di essere trasferiti a San Francisco ( Stati Uniti ) in occasione della cinquantesima fiera internazionale dei libri antiquari.

Tra i libri di valore rubati, molti del quindicesimo e sedicesimo secolo, figurano: una copia del 1566 del De revolutionibus orbium coelestium di Nicolò Copernico, del valore di circa 230 mila euro, volumi di Galileo, Isaac Newton, Leonardo da Vinci e un’edizione del 1569 della Divina commedia di Dante Alighieri.

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Libri & Letture

Aggiornato al 29 Novembre 2023

 

 

LIBRO: Bucoliche & Georgiche di Virgilio

VIRGILIO: LE BUCOLICHE, LE GEORGICHE 

Publio Virgilio Marone, noto semplicemente come Virgilio ( Mantova 15 ottobre 70 a.C. – Brindisi, 21 settembre 19 a.C. ), è stato un poeta romano, autore di tre opere, tra le più famose della letteratura latina: le Bucoliche ( Bucolica o Eclogae ), le Georgiche ( Georgica ), e l’Eneide ( Æneis ).

Virgilio era originario dell’Italia settentrionale ( Gallia Cisalpina ). Nacque nei dintorni di Mantova sul Mincio, ad Andes, località che la tradizione identifica con Pietole, da famiglia di agricoltori che ivi possedevano i loro terreni. Fece i primi studi nella vicina Cremona, poi a Milano, dov’erano le scuole migliori della Gallia Cisalpina; e di qui, fra il 55 e il 50 a. C., passò a Roma a coltivare eloquenza sotto la guida d’un reputatissimo maestro di retorica, Epidio, dal quale si recavano i figli delle più cospicue e ricche famiglie, come il giovane nipote di Cesare, Ottavio, futuro Ottaviano Augusto.

Virgilio, per il senso sublime dell’arte e per l’influenza che esercitò nei secoli, fu il massimo poeta di Roma, nonché l’interprete più completo e più schietto del grandioso momento storico che, dalla morte di Giulio Cesare, conduce alla fondazione del Principato e dell’Impero ad opera di Augusto.

L’opera di Virgilio ha avuto una profondissima influenza sulla letteratura e sugli autori occidentali, in particolare su Dante Alighieri e la sua Divina Commedia, nella quale Virgilio funge anche da guida dell’Inferno e del Purgatorio.  Preso a modello e studiato sin dall’evo antico, anticipa i maggiori valori del cristianesimo.

Bucoliche

Le Bucoliche sono un’opera del poeta latino Publio Virgilio Marone, iniziata nel 42 a.C e divulgata intorno al 39 a.C. È costituita da una raccolta di dieci egloghe esametriche con trattazione e intonazione pastorali; i componimenti hanno una lunghezza che varia dai 63 ai 111 versi, per un totale di 829 esametri. Questa scelta colloca quindi l’opera nel solco neoterico-callimacheo, di ispirazione alessandrina e precisamente nel filone teocriteo.

“Bucoliche” deriva dal greco Βουκολικά (da βουκόλος = pastore, mandriano, bovaro); sono state definite anche ἐκλογαί, egloghe, ovvero “poesie scelte”. Esse furono il primo frutto della poesia di Virgilio, ma, nello stesso tempo, possono essere considerate la trasformazione in linguaggio poetico dei precetti di vita appresi dalla scuola epicurea di Napoli.

Georgiche

Le Georgiche (in latino Georgica, dal greco γεωργικός, “contadino”, o, più semplicemente, “agricoltura”) sono un poema di Publio Virgilio Marone, scritto in esametri, composto tra il 38 e il 29 a.C., diviso in quattro libri dedicati rispettivamente al lavoro nei campi, all’arboricoltura, all’allevamento del bestiame e all’apicoltura, per un totale di 2188 versi. Il titolo molto probabilmente deriva da un’opera del poeta greco didascalico Nicandro di Colofone.

L’opera fu “orientata” da Mecenate seguendo le ispirazioni ideologiche augustee: venne composta proprio nel periodo relativo all’affermazione di Ottaviano a Roma e nello stesso periodo in cui Virgilio entrò a far parte del circolo di Mecenate. Lo stile è più ricco e ricercato rispetto alle Bucoliche, anche se segue sempre i canoni dell’alessandrinismo.

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LIBRO: I Vichinghi di Jomsborg e Altre Saghe del Nord

I VICHINGHI DI JOMSBORG E ALTRE SAGHE DEL NORD, SANSONI, 1982

Con il termine vichinghi si intendono solitamente quei guerrieri norreni, originari della Scandinavia, Danimarca e Germania settentrionale che a bordo di drakkar fecero scorrerie sulle coste delle isole britanniche, della Francia e di altre parti d’Europa fra la fine dell’VIII e l’XI secolo. A questo periodo della storia europea (generalmente racchiuso fra gli anni 793 e 1066) ci si riferisce normalmente con l’appellativo di epoca vichinga.

Con questo termine ci si può anche riferire a tutte le popolazioni che abitavano la Scandinavia di quegli anni e ai loro insediamenti in altre parti d’Europa. I vichinghi facevano parte delle popolazioni norrene, solo che il termine “vichingo” indicava un appartenente a quelle popolazioni costiere, insediate nei fiordi (vik significa infatti “baia”) e dedite alla pirateria.

Famosi per la loro abilità di navigatori e per le lunghe barche, i vichinghi in pochi secoli colonizzarono le coste e i fiumi di gran parte d’Europa, le isole Shetland, Orcadi, Fær Øer, l’Islanda, la Groenlandia e Terranova; si spinsero a sud fino alle coste del Nordafrica e a est fino alla Russia e a Costantinopoli, sia per commerciare sia per compiere saccheggi.

I vichinghi sono conosciuti anche per essere stati i primi scopritori del Nordamerica, raggiunto tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo (a tal proposito si vedano Bjarni Herjólfsson, il primo europeo ad avvistare il continente americano cinque secoli prima dei viaggi di Cristoforo Colombo, e L’Anse aux Meadows, un antico insediamento vichingo dell’XI secolo ritrovato sull’isola di Terranova, nell’odierno Canada).

I viaggi dei vichinghi divennero sempre meno frequenti dopo l’introduzione del cristianesimo in Scandinavia, tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo. L’epoca vichinga viene convenzionalmente considerata conclusa dalla battaglia di Stamford Bridge, avvenuta nel 1066.

Le saghe vichinghe

La mitologia norrena, le saghe nordiche e l’antica letteratura norrena ci narrano della religione vichinga attraverso le imprese di eroi mitologici, benché la trasmissione della maggior parte di queste informazioni sia stata fondamentalmente orale fino a che non venne messa per iscritto da autori cristiani, come gli islandesi Snorri Sturluson, nella sua Edda in prosa e Sæmundur fróði, nella sua Edda poetica. Molte di queste saghe vennero scritte e conservate in Islanda durante tutto il Medioevo, a causa dell’interesse di quella popolazione per le saghe norrene e i codici legislativi.

I vichinghi in queste saghe sono descritti come uomini che attaccavano spesso luoghi facilmente accessibili e debolmente difesi, spesso senza subire conseguenze. Le saghe fanno capire anche che i Vichinghi erano abili artigiani e commercianti e che costruirono numerose colonie.

Il seguente passo è tratto da una delle numerose saghe di autori anonimi.

« Harald il vichingo fu scacciato dal regno di Danimarca per aver trafugato due pigne dalla casa di Torsten il pesce lesso. Fu così che a lungo peregrinò per lande desolate senza il favore degli dei. Con i servitori e la stirpe al suo seguito, si arrampicò valorosamente su di un alto monte e diede cibo all’aquila perché la testa così gli aveva detto. Sceso dal monte si stabilì presso la palude fangosa per erigere un accampamento. »

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