LIBRO: La Libertà di John Stuart Mill – Traduzione di Piero Gobetti

J. STUART MILL, LA LIBERTÀ, PIERO GOBETTI EDITORE, 1925

Nel 1925, Luigi Einaudi accettava l’invito di un giovane intellettuale ed editore torinese, Piero Gobetti, a scrivere la prefazione di un classico del pensiero economico e filosofico britannico, La libertà, On Liberty, di John Stuart Mill. Il saggio dell’economista inglese, riproposto in queste settimane, fu scelto da Einaudi perché non era un astratto e generico appello alla libertà ma una riflessione sui rischi della libertà individuale nei sistemi democratici e rappresentativi. In altre parole, la libertà degli uomini non è solo minacciata dalla forza e dal l’arbitrio. Anzi, la violenza può temporaneamente sopprimere la facoltà di parola, ma non uccide la vera libertà interiore degli individui. La più grave minaccia liberticida è quella che viene dal conformismo di massa, dal potere dell’opinione pubblica massificata. Ecco perché in una stagione in cui il fascismo si faceva regime cercando consenso, Luigi Einaudi scrive che «le ragioni della lotta contro l’uniformità hanno urgente bisogno di riaffermarsi», perché la libertà che non è un’entità astratta ma si afferma nel «diritto di critica, di non conformismo».
L’antipatia per le idee scontate e senza verifica accomuna Luigi Einaudi e John Stuart Mill perché la libertà è anche nei distinguo. Non a caso l’economista inglese avverte: «L’escludere ogni disamina e il ficcarsi macchinalmente nel capo delle idee che vi restano in stato di meri pregiudizi, e quali nozioni indipendenti e superiori a qualunque confutazione, non è certo il modo con cui un essere ragionevole deve professare la verità».
La libertà concepita da Mill, economista prima ancora che filosofo, è soprattutto una libertà economica, anzi questa è il presupposto affinché vi sia una società politicamente libera. L’economia è una forza naturale, assimilabile all’acqua che scorre, capace di produrre l’energia vitale per la società e che per questa sua capacità non deve essere intralciata da sovrastrutture inutili. Einaudi svilupperà questa concezione, giungendo alla famosa affermazione: «La libertà economica è condizione necessaria della libertà politica», terreno sul quale non mancherà una vivace polemica con Benedetto Croce. ( Il Sole24Ore )

Piero Gobetti

Gobetti nacque a Torino il 19 giugno del 1901, figlio unico di Giovanni Battista Gobetti, di professione commerciante, e di Angela Canuto, una «piccola donna bruna e tonda, gentile e modesta, capace tuttavia non solo di grande abnegazione per il figlio unico che adorava, ma anche di strenuo lavoro e di sagace giudizio». I suoi genitori, originari entrambi di Andezeno (in provincia di Torino), avevano aperto nel capoluogo piemontese una drogheria nella centrale via XX Settembre: «Mio padre e mia madre avevano un piccolo commercio. Lavoravano diciotto ore al giorno. Il mio avvenire era il loro pensiero dominante […] L’impegno del loro lavoro era di arricchire […] permettersi e permettermi una vita dignitosa. In quanto a me pensavano di dovermi dare un’istruzione, quella che essi non avevano potuto avere».

Dopo gli studi elementari presso la scuola Giacinto Pacchiotti, s’iscrive al ginnasio Cesare Balbo: scriverà di sé di quegli anni, in terza persona, che «gli pesava un’amarezza, uno sconforto, che nei ragazzi di dodici anni segnano inquietudini fruttuose. Si vedeva troppo poco stimato, troppo solo, troppo malsicuro del domani. Aveva dei dubbi strani sulle sue stesse attitudini […] Un’adolescenza che s’ispirava a motivi così integrali doveva dargli una tragica forza».

Trasferitosi poi, nel 1916, presso il liceo classico Vincenzo Gioberti, dove conosce Ada Prospero, sua futura moglie, ha per professore d’italiano Umberto Cosmo e per insegnante di filosofia Balbino Giuliano, un gentiliano che collabora alla rivista L’Unità di Gaetano Salvemini. Questi gli ispira quei sentimenti di patriottismo e di interventismo democratico che sono propri del Salvemini, spingendolo ad anticipare di un anno l’esame di maturità, superato nell’estate del 1918, per poter così andare, libero da impegni, volontario nella prima guerra mondiale.

La guerra è ormai conclusa quando Piero, ad ottobre, s’iscrive presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino, la stessa che egli aveva già frequentato, ancora liceale, per seguirvi alcuni corsi di suo interesse: letteratura, arte, filosofia. Tra i suoi insegnanti vi sono Luigi Einaudi, da cui «rafforza il suo primitivo, spontaneo antistatalismo, in cui s’incontrano liberalismo, liberismo e quello stesso libertarismo che gli è congeniale» Luigi Farinelli, Gaetano Mosca, Giuseppe Prato, Francesco Ruffini e Gioele Solari, con il quale nel giugno del 1922 sosterrà la tesi di laurea, ottenuta a pieni voti, su La filosofia politica di Vittorio Alfieri.

Non solo: a settembre aveva scritto all’amica Ada di aver «deciso di fondare un periodico studentesco di cultura che s’occuperà di arte, letteratura, filosofia, questioni sociali […] è fatto di soli giovani […] si tratta di opera di intensificazione di cultura e di azione […] e tutti i giovani devono aiutarla».[6] E così, il 1º novembre del 1918, esce il primo numero del quindicinale Energie Nove, nel quale scrive di voler «portare una fresca onda di spiritualità nella gretta cultura di oggi […] non c’è mai momento inopportuno per lavorare seriamente».

Ispirata alle idee liberali di Einaudi, è vicina all’Unità di Salvemini, del quale riporta, nel secondo numero, l’aspra critica alla classe dirigente italiana: «L’Italia ha vinto. Ma se avesse avuto una classe dirigente meno incolta, più consapevole delle sue tradizioni e dei suoi doveri, meno avida moralmente, l’Italia avrebbe vinto assai prima e assai meglio […] È finita o sta per finire una guerra. Ne comincia un’altra. Più lunga, più aspra, più spietata». L’altra «guerra più lunga e spietata» è quella della riforma del Paese, una riforma che dev’essere, nelle intenzioni di Gobetti, innanzi tutto culturale e morale, e per la quale occorre «serietà e intensità al lavoro» secondo i motivi di quell’«idealismo militante che ha animato La Voce» di Giuseppe Prezzolini, altro nume ispiratore del giovanissimo Gobetti. ( Wikipedia )

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Aggiornato al 28 Gennaio 2024